Elezioni europee: Simson, mix di capitali pubblici e privati per la green transition
Gli sforzi europei per raggiungere gli ambiziosi obiettivi legati alla transizione energetica non devono cessare. Anzi, all’impegno delle istituzioni pubbliche deve affiancarsi quello dei privati, che devono destinare al settore sempre più risorse. Per questo - è emerso dal Brussels Economic Forum - occorre puntare di più su strumenti finanziari e garanzie verdi e completare il processo di riforma del mercato dei capitali.
Il tema dei finanziamenti per la transizione verde è stato al centro del panel “Economic security in election times: Can Europe maintain its competitiveness while leading on the green transition?”, organizzato nell’ambito del Brussels Economic Forum, la conferenza economica annuale promossa dalla Commissione europea, che da 20 anni riunisce esponenti politici, accademici, leader della società civile e del mondo imprenditoriale a livello europeo e internazionale per identificare le sfide chiave e discutere le priorità politiche.
Simson, l’UE torni a concentrarsi sul Green Deal dopo la crisi energetica
“L’Unione Europea è ormai fuori dall’emergenza portata da una delle più gravi crisi energetiche degli ultimi decenni”, afferma la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, a inizio evento. L’UE, ricorda la commissaria, è riuscita a ridurre la dipendenza dal gas russo e, soprattutto, ha imparato un’importante lezione: “la crisi energetica è stata una conseguenza non delle politiche per la transizione del modello produttivo europeo, come il Green Deal (adottato dalla Commissione nel 2019 per raggiungere la neutralità climatica nel 2030), ma di un’azione insufficiente per conseguire gli obiettivi climatici. “Il massiccio impiego delle energie rinnovabili negli ultimi due anni, invece, ha permesso all’Unione di tagliare in modo significativo le importazioni di gas, avendo anche degli effetti positivi sul livelli dei prezzi, che sono tornati a quelli prebellici”.
Lasciatasi l’emergenza alle spalle, l’UE può ora concentrarsi sulla pianificazione a lungo termine e, quindi, sull'attuazione del Green Deal. Questo sviluppo, secondo la rappresentante dell’Esecutivo europeo, permette agli investitori di destinare le risorse alla transizione energetica in modo più ordinato.
Non abbandonare il tracciato del Green Deal, ma semmai rafforzarne l’ambizione, è la strategia vincente anche per l’europarlamentare, Danuta Hübner. Investire nella transizione è l’unico modo per rispondere a costi economici legati al cambiamento climatico, come quelli connessi agli eventi estremi, spiega Hubner. Chiunque salirà al potere dopo le elezioni europee del mese prossimo, secondo l’europarlamentare non potrà deludere le aspettative dei cittadini europei, l’80% dei quali si aspetta che le istituzioni dell’UE rispondano alle sfide poste dal cambiamento climatico.
L’azione climatica fin qui portata avanti dall’Unione Europea, sebbene molto ambiziosa, necessita di una spinta. “I danni economici legati ai disastri climatici ammontano a 60 milioni di euro all’ora”, avverte Olivia Lazard, Research Fellow presso Carnegie Europe. Per invertire la rotta bisogna passare da un modello economico ad alta intensità di consumo delle risorse, come quello attuale, ad uno che sfrutti le opportunità del Green Deal per porre fine ai danni a risorse come quelle idriche, del suolo, del settore agricolo. Un punto chiave per agevolare questa svolta, secondo Lazard, sono gli investimenti nella circolarità e nel settore del riciclo, ancora troppo limitati.
Per finanziare la transizione servono anche investimenti privati
Nei giorni del secondo anniversario di REPowerEU, animati da dibattiti sugli strumenti necessari per continuare a finanziare la transizione energetica, un bilancio sugli investimenti indirizzati a questo ambito è necessario. Ed è evidente che c’è un gap di finanziamento non indifferente: la Commissione Europea stima, infatti, che, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal e quelli di indipendenza dai combustibili fossili del REPowerEU, gli investimenti necessari aggiuntivi all’anno ammontino a 620 miliardi di euro.
Una cifra considerevole che però l’Europa è in grado di affrontare, secondo la commissaria Simson, perché avvantaggiata dalla sua posizione di leader globale in termini di target climatici: l’UE è stata la prima regione a impegnarsi per il net zero al 2050, come stabilito nel Green Deal. Da allora, sono stati fatti molti passi in avanti: lo scorso anno l’UE si è impegnata, in sede COP28, a triplicare la produzione di rinnovabili entro il 2030. La Commissione, ricorda Simson, ha già lanciato importanti piani d’azione, l’European Wind Power Action Plan e l’EU Action Plan for Grids, il primo per sviluppare e modernizzare le infrastrutture dell’eolico, il secondo che prevede 584 miliardi di euro di investimenti entro il 2030 per accelerare lo sviluppo e l’ammodernamento delle reti elettriche. “È chiaro che l’impegno e le risorse economiche del settore pubblico sono fondamentali, ma servono anche i capitali privati”, aggiunge la commissaria europea. A tal proposito, le prospettive, secondo Simson, sono buone: l’IEA (International Energy Agency), infatti, ha stimato lo scorso anno che “per ogni dollaro speso in combustibili fossili, oggi se ne spendono 1,7 per l’energia pulita”. Solo cinque anni fa questo rapporto era 1 a 1. Tutto ciò, evidenzia Simson, mostra che gli investitori privati stanno cogliendo i segnali inviati dai politici e le opportunità di investimento nella transizione.
Altre due aree necessitano di innovazione per potenziare il finanziamento della transizione europea. Da un lato, l’offerta di strumenti finanziari che facilitino il processo di investimento per i privati in settori chiave, come quello tecnologico, e a livello locale. Tra gli strumenti più innovativi citati da Hübner ci sono le garanzie verdi, di cui sono un esempio nel contesto italiano quelle offerte da Sace, il gruppo assicurativo-finanziario controllato direttamente dal Ministero delle Finanze.
Dall’altro, l’esigenza di riformare il mercato dei capitali dell’UE, un processo che, come evidenziato da Lazard, è già in atto. È fondamentale per dare più visibilità agli attori del settore privato affinché possano investire nei settori giusti. Uniformare il mercato dei capitali europeo è la strategia individuata per sbloccare i finanziamenti verso la crescita e aprire opportunità di investimento per i cittadini, con un elevato livello di protezione degli investitori.
Per approfondire: Aiuti di stato: via libera UE ai contratti di sviluppo per la transizione green