Francia: un piano da 100 miliardi per rilanciare l’economia
Il governo francese ha presentato un maxi piano da 100 miliardi di euro per rilanciare l’economia e ridurre gli effetti della crisi provocata dal coronavirus nei prossimi due anni. Il pacchetto di aiuti verrà finanziato al 40% dal Recovery fund dell’Unione europea.
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Il piano France Relance, del valore di 100 miliardi di euro, è stato definito dal primo ministro Jean Castex come "il piano più ampio presentato finora in Europa".
La cifra del pacchetto di aiuti, di cui 40 miliardi dal Recovery fund UE, corrisponde a più del 4% del Pil del 2019, il doppio del piano di ripresa avviato dopo la crisi finanziaria del 2008. Rispetto all’anno scorso l’economia francese ha assistito a un crollo del Pil del 5,9% nel primo trimestre del 2020 e del 13,8% nel secondo.
"È un piano ambizioso", ha riconosciuto il ministro dell'Economia Bruno Le Maire, ma la Francia è già pronta per affrontarlo. Prima dell'emergenza Covid-19, infatti, aveva già i ritmi di crescita più rapidi in Europa, aveva portato la disoccupazione sotto l'8% nella Francia metropolitana e aveva "l’economia più attraente dei Paesi europei".
No a nuove imposte
A proposito dei vincoli di bilancio, il piano prevede che l’indebitamento aggiuntivo venga assorbito a partire dal 2025 attraverso la crescita. Viene esclusa quindi la possibile imposizione di nuove tasse.
Il governo Macron ritiene che il piano France Relance potrà spingere la crescita di 1,5 punti percentuali l'anno, in modo da raggiungere nel 2022, i livelli di attività economica precedenti la crisi. "La scelta peggiore sarebbe stata non fare un piano di rilancio: si sarebbero persi 4 punti di PIL e 50 miliardi di entrate fiscali in meno", ha aggiunto il primo ministro Castex.
Un altro obiettivo è quello di ripristinare la spinta favorevole al business del presidente francese, con tagli alle tasse sulle imprese per oltre 10 miliardi all’anno e nuovi fondi pubblici a dare una spinta al settore industriale, delle costruzioni e dei trasporti.
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I tre pilastri della strategia francese
Tre i pilastri fondamentali sui quali si regge l'intera strategia transalpina: transizione ecologica, competitività e coesione sociale. Nessuno stimolo del potere d'acquisto delle famiglie, ma focus soprattutto sulle aziende, in particolare le piccole e medie imprese, e sui lavoratori.
Transizione green
La transizione ecologica, alla quale sono stati destinati 30 miliardi di euro (il 30%, come richiede l'Europa), rappresenta la colonna portante di tutto il piano ed è orientata verso il raggiungimento delle "emissioni zero" entro il 2050.
Nello specifico, sono previsti:
- 6,7 miliardi per il rinnovamento energetico degli edifici, privati e pubblici;
- 1,2 miliardi per la decarbonizzazione delle imprese;
- 1,2 miliardi per lo sviluppo di una mobilità più ecologica;
- 4,7 miliardi per il miglioramento della rete ferroviaria anche locale;
- 7 miliardi fino al 2030, dei quali due nel biennio 2021-2022, per lo sviluppo dell'idrogeno verde;
- 2,5 miliardi per la tutela della biodiversità.
Competitività
Il secondo pilastro è dedicato alla competitività e alla apertura di nuovi mercati, in particolare nel settore industriale. "L'industria è la nostra cultura", ha detto Le Maire secondo il quale "da 25 anni la Francia dorme sugli allori", mentre ora è pronta, ha detto Castex, a un "riarmo industriale".
La strategia prevede, oltre ad una riduzione permanente delle imposte sulla produzione per 10 miliardi l'anno, due punti:
- un sostegno al finanziamento delle imprese, soprattutto sotto forma di capitale e di prestiti partecipativi, per 3 miliardi;
- la relocalizzazione della produzione industriale, per la quale sono stati previsti sussidi diretti per 1 miliardo.
Il quarto Programma di investimenti per l'avvenire, per lo sviluppo delle nuove tecnologie, userà 11 dei 20 miliardi a disposizione fino al 2025, nel biennio 2021-22.
Coesione sociale
Infine, lo scopo principale della coesione sociale si concretizzerà in una serie di misure quali:
- investimenti nella sanità, con risorse pari a 6 miliardi (dei quali 2,5 miliardi per i servizi sul territorio);
- piano giovani per favorirne la formazione (1,6 miliardi) e l'inserimento nel mercato del lavoro (3,2 miliardi più 1,3 miliardi per i percorsi di inserimento);
- 7,6 miliardi per finanziare l'attività lavorativa parziale di lunga durata e ridurre il numero dei licenziamenti;
- 5 miliardi destinati agli enti locali.
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