ESG - UE, piu’ trasparenza su sostenibilita' investimenti
Dopo l’accordo sui benchmark low-carbon, l’UE lavora all’introduzione di obblighi di trasparenza sul modo in cui le società integrano i fattori ESG nelle loro decisioni di investimento.
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Parlamento e Consiglio hanno siglato un nuovo accordo per fare in modo che gli investitori garantiscano un maggiore livello di informazione circa l’impatto degli investimenti rispetto ai criteri ESG (Environmental, social and governance).
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Gli investitori istituzionali, come i gestori patrimoniali o le compagnie assicurative, ricevono infatti un mandato da parte dei loro clienti per prendere decisioni di investimento per loro conto.
Sebbene queste aziende debbano rispettare severi requisiti di legge a garanzia del fatto che agiscono nell'interesse del cliente, tuttavia non sono ancora state definite le regole circa le informazioni in merito all'impatto ambientale e sociale delle loro decisioni.
Informazioni che ora l’Unione europea intende rendere obbligatorie, “definendo un quadro di trasparenza per garantire che gli investitori siano bene informati dell'impatto ambientale e sociale dei loro investimenti”, dichiara Eugen Teodorovici, ministro delle Finanze della Romania.
L’accordo segue di qualche giorno quello sulla nuova generazione di benchmark low-carbon. I benchmark sono parametri di riferimento, selezionati in base a determinati criteri, che servono come termine di confronto per misurare le performance di portafogli, emittenti o singoli titoli. Nel caso dei benchmark low-carbon, i criteri di selezione sono rappresentati dai livelli di intensità di carbonio associati ai titoli, ed implicano la “decarbonizzazione” dei benchmark tradizionali, ovvero la selezione di titoli associati a minori livelli di emissioni di CO2.
In sintesi, i benchmark low-carbon riducono i titoli che hanno un impatto negativo sul cambiamento climatico, mentre i positive-carbon impact aumentano la concentrazione di emittenti e attività che hanno un impatto positivo. I due nuovi benchmark europei rientrano in due categorie: il benchmark per la transizione climatica, che offrirà un'alternativa a basse emissioni rispetto a quello comunemente usato, e quello allineato all’accordo di Parigi, che comprenderà solo società in grado di dimostrare di essere allineate con il target di 1,5˚.
Le nuove etichette, così come la regolamentazione sulla trasparenza dell’impatto ambientale e sociale degli investimenti, intendono sostanzialmente limitare il cosiddetto greenwashing, la strategie che ingannano gli investitori con affermazioni ambigue o infondate sui benefici ambientali di un investimento.