Fintech – l’innovazione mette alla prova le banche

FinTech - Photo credit: Investment ZenAlla luce dell'entrata in vigore della direttiva UE Mifid2, il vicedirettore di Bankitalia Fabio Panetta sprona le banche: devono innovare o saranno superate da Fintech. Settore che trova spazio anche nella legge di Bilancio 2018, con agevolazioni ad hoc.

Fintech – banche interessate, ma ancora poco pronte a investire

Innovazione e Fintech: ecco le sfide che attendono banche e istituti di credito nel 2018. A dirlo, il vicedirettore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta in un’intervista a La Stampa: “Andrà a finire che gli istituti di credito più innovativi e avanzati compreranno le società del Fintech”, oppure “che le Fintech compreranno loro”.

Innovazione inevitabile

Le banche italiane sono sì “consapevoli e interessate all’evoluzione tecnologica, sanno che è necessaria, ma gli investimenti sono ancora contenuti”, prosegue Panetta. “Il principale problema del sistema è la bassa redditività, dovuta alla crescita fiacca, ai tassi azzerati e alla bassa domanda di credito da parte delle imprese, a sua volta dovuta alla debolezza degli investimenti e all’alto autofinanziamento. Detto ciò, se anche la congiuntura migliorasse non basterebbe ad alzare la redditività del sistema”.

“Le banche non possono non investire nell’innovazione”, e “devono migliorare il ricorso all’innovazione rispetto al passato, quando la tecnologia raddoppiava l’attività tradizionale e i bancomat duplicavano gli sportelli”.

La scommessa è sostituire, non affiancare, i canali tradizionali con servizi a distanza, sapendo che lo sportello non sparirà, perché non vedo molti clienti acquistare un mutuo online”.

L’ombra dei Big di Internet

Del resto, il mondo dei pagamenti online interessa un ventaglio sempre più ampio di colossi industriali, a partire da Amazon, che si è già dotato di una struttura finanziaria dedicata alla concessione di prestiti, o il cinese Alibaba, entrato nel comparto dei finanziamenti, per non parlare dei servizi di pagamento offerti da Google e Apple. 

“Le maggiori 'Big tech' già ora offrono servizi finanziari. Alcune di esse hanno un valore di Borsa di circa mille miliardi. Con un aumento di capitale (per loro) limitato potrebbero acquisire l’intero sistema bancario italiano”, nota Panetta.

A rendere i colossi del web dei potenziali squali del Fintech è il ricorso ai Big Data: “I dati sono l’elemento chiave di concorrenza”, sottolinea il vicedirettore di Bankitalia, “le piattaforme delle bigtech offrono ai gestori informazioni uniche: di ciascuna azienda si conoscono i prodotti, le vendite, il gradimento presso i clienti. Si possono inferire i gusti e il tenore di vita dei consumatori. Si sa chi paga e chi no. La massa di dati è enorme: si imporrà chi sarà più bravo a leggere ed elaborare informazioni”.

Fintech nella Legge di Bilancio 2018

Nel corso dell’esame parlamentare della Manovra 2018 – pubblicata in Gazzetta ufficiale il 29 dicembre 2017 – la Camera dei deputati ha introdotto due commi (dal 43 al 45) recanti agevolazione fiscali e finanziarie in favore dei soggetti operanti nel settore del Fintech.

In primo luogo si introduce uno specifico regime fiscale dei proventi derivanti dalle attività di peer to peer lending (prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet). La Legge di Bilancio dispone l’applicazione di una ritenuta a titolo d’imposta del 26% sui proventi derivanti dalle attività di peer to peer lending, ovvero dei proventi derivanti da prestiti erogati mediante piattaforme dedicate a soggetti finanziatori non professionali. La ritenuta è operata direttamente dai gestori delle piattaforme.

Tali proventi sono qualificati come redditi di capitale ai fini delle imposte dirette, se le piattaforme sono gestite da intermediari finanziari autorizzati ed iscritti nell’apposito albo ovvero da istituti di pagamento.

Inoltre, la Manovra semplifica gli adempimenti a carico dei soggetti che svolgono attività nel settore finanziario (banche e intermediari, assicurazioni, imprese di investimento, OICR, società di gestione del risparmio e società fiduciarie). Per tali soggetti, con riferimento agli atti in cui vi è l'obbligo di indicazione del numero di codice fiscale di soggetti non residenti nel territorio dello Stato, l’obbligo si intende adempiuto con la sola indicazione dei dati identificativi richiesti dalla legge per l’attribuzione del codice fiscale, con l'eccezione del domicilio fiscale, in luogo del quale va indicato il domicilio o sede legale all'estero.

Legge n. 205 del 27 dicembre 2017 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020

Cosa prevedono la direttiva UE Mifid2 e il regolamento Priips

Il 3 gennaio 2018 entrano infatti in vigore la direttiva UE Mifid2, evoluzione della precedente disciplina sui servizi di investimento, e il nuovo regolamento Priips, che definisce nuove regole di condotta in materia di servizi di investimento e introduce il nuovo documento semplificato con le informazioni chiave sui prodotti finanziari.

Acronimo di Markets in Financial Instruments Directive, la direttiva Mifid2 intende tutelare maggiormente chi investe, grazie a un maggior numero di informazioni e a nuove imposizioni per le imprese e gli intermediari finanziari: più trasparenza sui costi e maggiore pressione sui ricavi degli intermediari, affermazione di modelli di offerta del servizio su base indipendente e maggiori competenze richieste a ogni singolo consulente sono alcune fra le novità principali introdotte dalla direttiva.

La norma agisce su due piani: la product governance, vale a dire la fase a valle della “costruzione” di un prodotto finanziario – la direttiva impone alla società produttrice di definire, in linea di massima, un target positivo e uno negativo del prodotto da distribuire ai risparmiatore – e la product intervention, vale a dire la possibilità per le Authority di stabilire il divieto o limitazione di vendita di strumenti finanziari o depositi strutturati, anche prima della commercializzazione.

La Mifid2 intende quindi rendere più comparabili i costi, e per assicurare agli investitori un livello di protezione più elevato, prevede per i consulenti vincoli più stringenti in termini di aggiornamento e formazione.

Parallelamente, entra in vigore il regolamento Priips, che definisce nuove regole di condotta in materia di servizi di investimento e introduce il nuovo documento semplificato con le informazioni chiave sui prodotti finanziari.  

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