Economia circolare – risultati consultazione su strategia Ue
Presentati, nel corso di un convegno organizzato al Parlamento europeo, i risultati della consultazione pubblica Ue sull'economia circolare
Economia circolare e strategia Ue
Il termine 'circolare' suggerisce l'idea: un sistema economico che, superando la catena di consumo attuale, si sviluppa attraverso il riciclo e il riuso dei materiali, la riduzione dei rifiuti e il risparmio delle risorse.
Di dicembre 2014 l'annuncio, da parte del vicepresidente della Commissione Ue responsabile per la Qualità della legislazione Frans Timmermans, di voler ritirare le norme relative al pacchetto economia circolare dal programma della Commissione 2015, con la promessa di "farne di migliori il prossimo anno". Proposte che ancora non sono state presentate da Palazzo Berlaymont, e che si attendono entro fine anno.
Per la messa a punto del piano, la Commissione europea ha richiesto il contributo di cittadini e operatori del settore attraverso una consultazione pubblica, avviata a maggio e che si è chiusa ad agosto di quest'anno.
I risultati della consultazione
In attesa che la Commissione realizzi una relazione ad hoc, nel corso del convegno sull'economia circolare - organizzato al Parlamento europeo dagli eurodeputati Dario Tamburrano (M5S), Renata Briano (Pd) e Benedek Jávor (Verdi europei) - Karolina D'Cunha, responsabile dell'unità eco-innovazione ed economia circolare della Commissione europea ha illustrato i risultati preliminari della consultazione pubblica.
Circa in 1.500 hanno presentato i propri suggerimenti, soprattutto rappresentanti del mondo imprenditoriale, ma anche di organizzazioni della società civile e di istituzioni pubbliche. E l'Italia è fra i paesi con il numero più elevato di risposte alla consultazione, insieme a Belgio, Regno Unito e Germania.
Il documento realizzato da Palazzo Berlaymont per raccogliere le indicazioni degli stakeholders si è concentrato su alcune sezioni fondamentali per l'economia circolare: le fasi di produzione e consumo dei prodotti, il mercato per le materie prime secondarie e misure specifiche per l'economia circolare.
Fase di produzione. Gran parte degli stakeholders, nota D'Cunha, “ha sottolineato l'importanza di incentivi per il design sostenibile, il sostegno ai prodotti verdi e per le iniziative guidate dall'industria”. Fra gli altri suggerimenti arrivati a Bruxelles, “eliminare gradualmente le sostanze pericolose dai prodotti” e concentrare l'attenzione sui “criteri per la riparabilità, la sostenibilità e la riciclabilità, realizzando una sorta di passaporto del prodotto per informare il consumatore su questi elementi”.
I privati cittadini hanno invece sottolineato la necessità di affrontare il fenomeno dell'obsolescenza programmata, la strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da renderne la vita utile limitata a un periodo prefissato (in pratica, il prodotto diventa inutilizzabile dopo un certo periodo di tempo, o semplicemente diventa obsoleto agli occhi dei possessori).
Nei prossimi cinque anni, suggerisce gran parte dei rispondenti alla consultazione, l'Ue dovrebbe considerare in via prioritaria misure volte a migliorare la sostenibilità di piccoli elettrodomestici, prodotti alimentari, prodotti dell'edilizia e packaging.
Fase di consumo. Prevenzione dei rifiuti, più informazioni al consumatore e più chiare, azioni contro informazioni false o fuorvianti. Queste le principali indicazioni provenienti dai partecipanti alla consultazione pubblica.
Materie prime secondarie. Fra i principali ostacoli al funzionamento del mercato per questo tipo di materiali, si segnalano la mancanza di qualità, lo scarso funzionamento del mercato, una concorrenza sleale fra materie prime e materie prime secondarie. I mercati che hanno bisogno di essere più promossi sono quelli della plastica, delle materie prime fondamentali, dei biocarburanti utilizzati come fertilizzante e dei materiali di costruzione.
Misure specifiche per l'economia circolare. Fra i fattori d'incentivo indicati dagli stakeholders per rendere la transizione verso l'economia circolare possibile, il finanziamento di progetti attraverso l'utilizzo di fondi europei, incentivi pubblici per gli investitori privati, attività di formazione, scambio di best practice e una migliore attuazione delle norme esistenti.
Pe e Consiglio: piano Ue sia ambizioso
Un coro unanime quello lanciato dagli eurodeputati e dalla presidenza lussemburghese: il piano che la Commissione europea si appresta a presentare non indebolisca le normative esistenti e sia, soprattutto, ambizioso e vincolante.
“L'economia circolare è una nuova visione possibile dell'economia mondiale ed europea. Viviamo in un continente ormai povero di risorse e crediamo che la chiusura dei cicli produttivi dovrebbe essere la via europea per la sostenibilità e per il benessere in questo secolo e per le future generazioni”, dichiara l'eurodeputato Dario Tamburrano aprendo i lavori del convegno dedicato all'economia circolare.
“Il passaggio al nuovo modello economico circolare è una necessità”, gli fa eco il responsabile del'Agenzia per l'ambiente del ministero lussemburghese per lo sviluppo sostenibile Robert Schmit, “l'Europa ha poche risorse naturali e rischia di dipendere sempre di più dalle importazioni, spesso da paesi in cui spesso non è garantita la stabilità politica. Nonostante ciò abbiamo il lusso di riesportare materiali per il riciclaggio. Ad oggi non è possibile verificare il corretto funzionamento del riciclaggio in Europa”.
La prospettiva dell'industria e degli enti locali
“L'efficienza delle risorse è un tema essenziale per l'attività imprenditoriale. È necessario dare un incentivo per le soluzioni legate al business”, dichiara nel corso del convegno il consulente per i problemi industriali di Business Europe Jan Bambas.
Tra le sfide chiave indicate dal rappresentante degli imprenditori europei, il tema dell'attuazione. “Esiste già un quadro normativo per i rifiuti, l'ecodesign e l'etichettatura, ma il livello di attuazione, soprattutto per la legislazione ambientale, non va. Prima ancora di proporre nuove regole è necessario attuare su tutti i livelli le norme vigenti e valutare l'impatto della legislazione sull'economia circolare”.
Altro punto fondamentale sottolineato da Bambas, il completamento del mercato interno: “Vi sono carenze e ostacoli da superare. Non abbiamo ancora un mercato interno completo, vale anche per il mercato delle materie prime secondarie, e ciò rappresenta un ostacolo alla circolarità”.
Governance condivisa e un'economia circolare che integri la gerarchia territoriale. Così, Françoise Bonnet, rappresentante di ACR+, rete di città e regioni interessate al riciclaggio e all'efficienza delle risorse energetiche, illustra il ruolo degli enti locali e regionali nella transizione verso l'economia circolare. “Si deve pensare prima a livello locale, poi su scala più ampia”.
Bonnet elenca gli strumenti a disposizione degli enti locali per “svolgere il loro ruolo di facilitatori” nella transizione verso un'economia circolare. “La pianificazione, innanzitutto, attraverso la programmazione del riciclaggio e della gestione dei rifiuti. Fondamentale inoltre il ruolo degli appalti pubblici, che rappresentano circa il 60% del Pil europeo”. Gli enti locali e regionali possono inoltre agire sulla “gestione dei rifiuti, attraverso la raccolta selettiva”, che favorisce migliori prezzi sul mercato delle materie prime secondarie.
Infine, si dovrebbe garantire, secondo Bonnet, un adeguato “sostegno all'ecodesign, attraverso incentivi economici e legali per materiali ecosostenibili e per l'utilizzo del materiale riciclabile e riciclato”, sistemi di premialità “per i prodotti verdi”.
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Photo credit: kevin dooley / Foter / CC BY