Codice Appalti: Cantone, superare legge Obiettivo
"Nel nuovo Codice degli appalti non c’è posto per la legge Obiettivo". Lo ha detto il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, a margine di un forum Ocse a Parigi. La dichiarazione arriva a breve distanza dal rapporto annuale Camera dei Deputati-Cresme che ha denunciato i ritardi e i costi eccessivi del Programma delle infrastrutture strategiche 2002-2014.
Il ddl delega
A fine agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge delega per il recepimento delle direttive europee:
- 2014/23 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione,
- 2014/24 sugli appalti pubblici, che abroga la direttiva 2004/18/Ue,
- 2014/25 sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, che abroga la direttiva 2004/17/Ue.
L'obiettivo del Governo è raccogliere tutte le disposizioni in materia in un nuovo Codice dei contratti e delle concessioni pubbliche, che superi il Codice dei contratti pubblici del 2006.
I criteri cui è ancorata la delega sono:
- il divieto di introdurre o mantenere livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive Ue;
- la razionalizzazione delle norme in materia di appalti e concessioni pubbliche;
- la semplificazione e armonizzazione delle disposizioni in materia di affidamento degli appalti e delle concessioni;
- la trasparenza e la pubblicità delle procedure di gara;
- la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti;
- la semplificazione delle procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti;
- la riduzione delle stazioni appaltanti e la razionalizzazione delle loro attività;
- la razionalizzazione e l'estensione delle forme di partenariato pubblico-privato;
- la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici in base a criteri di omogeneità e trasparenza;
- la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale;
- il miglioramento delle condizioni di accesso al mercato per PMI e nuove imprese;
- l'individuazione, in tema di procedure di affidamento, di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento richiesti dalla normativa europea;
- la definizione di un quadro regolatorio per rendere trasparente la partecipazione dei portatori di interessi nell’ambito dei processi decisionali finalizzati all'aggiudicazione di appalti e concessioni pubbliche.
L'iter in Parlamento
Nonostante la scadenza per il recepimento delle direttive europee sia fissata ad aprile del 2016, l'iter parlamentare del disegno di legge delega relativo al nuovo Codice dei contratti e delle concessioni pubbliche procede a rilento: la commissione Lavori pubblici del Senato ha appena completato il ciclo di audizioni con gli stakeholder e i soggetti competenti in materia e iniziato la discussione generale sul ddl affidato al relatore Stefano Esposito (Pd).
La commissione sta valutando una serie di modifiche al testo varato dal Governo, soprattutto in materia di stazioni appaltanti, e potrebbe coinvolgere in questo sforzo l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), guidata da Raffaele Cantone, che dovrebbe classificare gli enti e fissare i parametri alla base del processo di razionalizzazione. Tra le ipotesi figura anche l'istituzione di un Albo nazionale degli appaltatori, in cui far valere come premialità il rating di legalità delle imprese e i risultati ottenuti nell'ambito di lavori precedenti commissionati dalla Pubblica amministrazione.
Quanto all'individuazione dei membri delle commissioni giudicatrici, si ipotizza un meccanismo a sorteggio a partire da una lista di nomi proposti dall'ANAC. L'idea, in ogni caso, è di togliere ai general contractor la responsabilità di affidare i lavori.
Le osservazioni di Cantone
L'approccio del relatore sembrerebbe in buona parte condiviso da Cantone che giovedì ha parlato del nuovo Codice degli appalti a margine di un forum Ocse, dichiarando che la legge Obiettivo “deve scomparire”.
Il presidente dell'ANAC si è infatti espresso a favore dell'introduzione di misure premiali nei confronti delle imprese che hanno solidi requisiti reputazionali e ha chiesto di superare 'commissari e commissariamenti', ma soprattutto ha bocciato la formula del general contractor, il contraente generale che in base alla legge Obiettivo è responsabile della realizzazione delle infrastrutture strategiche, compresa la nomina del direttore dei lavori.
A gettare ombre sull'efficacia della legge Obiettivo, anche la nona edizione del rapporto annuale Camera dei Deputati-Cresme, secondo cui dalla sua approvazione nel 2001 sono state portate a termine opere per un valore di 23,8 miliardi di euro, contro i 285 miliardi del complesso delle infrastrutture inserite nel programma, e i costi di realizzazione sono cresciuti del 40,3% tra il 2004 e il 2014.