Dall'Europarlamento stop alla pubblicita' ingannevole delle Business Directories

Credit © European Communities, 2008Stop alle truffe ad opera degli editori di directory business: l’Europarlamento lancia un appello agli Stati membri per unire i propri sforzi con l’obiettivo di mettere fine alla pubblicità ingannevole per mano degli editori di elenchi professionali. L'intervento fa seguito a 400 denunce provenienti da piccole imprese europee che sono state ingannate e costrette a pagare mille euro l’anno per i costi pubblicitari. Il Parlamento chiede inoltre alla Commissione Europea di stilare una blacklist delle azioni truffaldine e di registrare i raggiri.

A Bruxelles sono piovute infatti oltre 400 firme di piccole imprese che denunciano di essere rimaste vittime della pubblicità ingannevole da parte degli editori di business directory, una tipologia di truffa che potremmo definire  "transfrontaliera".

Questi ultimi, di solito, abbordavano le imprese via e-mail, invitandole ad aggiornare o a completare i loro dati e contatti aziendali e facendo credere loro di stilare una business directory gratuita. Soltanto in seguito le vittime hanno scoperto di aver firmato un contratto, spesso della durata di tre anni, per essere inseriti in una business directory ad costo base di mille euro. Le piccole imprese non sono le uniche ad essere cadute in questa trappola: con loro hanno "abboccato" anche diverse ONG,  associazioni non profit, scuole e librerie.

Secondo l’Europarlamento i contratti dovrebbero essere annullati e le vittime rimborsate. Inoltre le vittime dovrebbero comunicare i raggiri subìti alle autorità nazionali e gli Stati membri dovrebbero fornire alla imprese le competenze necessarie a sporgere denuncia e garantire che le vittime ricevano le consulenze appropriate prima di pagare i titolari di business directory. Bruxelles invita gli Stati membri a creare un registro informatico nazionale centralizzato e ad aggiornare costantemente l’elenco delle denunce.

I primi paesi a mettere in campo delle azioni di prevenzione sono stati l’Italia, la Spagna, l’Olanda, il Belgio, la Gran Bretagna, ma soprattutto l’Austria. Tuttavia, gli sforzi realizzati fin’ora si sono rivelati insufficienti ed è necessario promuovere un coordinamento a livello internazionale. Purtroppo, infatti, la direttiva sulla pubblicità ingannevole attualmente in vigore non è riuscita ad arginare il problema: è per questo motivo che il Parlamento ha chiesto alla Commissione Europea  di indagare sull’applicabilità della norma. L’unico paese ad aver preso "il toro per le corna" è l’Austria, che ha messo fuori legge la pubblicità degli elenchi professionali a meno che i clienti non siano informati chiaramente ed in modo inequivocabile che la pubblicità riguarda un’offerta a titolo oneroso. Per questo motivo l’Europarlamento si augura che il sistema austriaco venga preso a modello per il prossimo intervento normativo.
(Alessandra Flora)