PAC: Catania, proposte Bruxelles buona base di discussione
Vanno nella giusta direzione le proposte di riforma della PAC presentate dalla Commissione europea. Ad affermarlo è il ministro delle Politiche agricole Mario Catania, in questi giorni a Lussemburgo per il Consiglio dei ministri Ue dell'Agricoltura. Non mancano però anche aspetti critici: sulla definizione di agricoltore attivo, la redistribuzione degli aiuti e i pagamenti diretti per i piccoli produttori l'Italia chiede più flessibilità.
Nel corso della prima giornata di lavoro, i ministri si sono concentrati sulla riforma della Politica agricola comune e in particolare sul sistema dei pagamenti diretti, che la proposta di Bruxelles modella attorno a sei tipologie di erogazioni:
- pagamenti di base,
- per le aree svantaggiate,
- per i giovani agricoltori,
- per i piccoli produttori,
- greening,
- sostegno accoppiato per settori strategici.
Positivo il giudizio dell'Italia per quanto riguarda i giovani agricoltori, gli aiuti diretti per i produttori in zone soggette a vincoli naturali e il sostegno accoppiato, che però secondo Catania dovrebbe essere "consentito per tutti i prodotti agricoli, compreso il tabacco".
Perplessità, invece, sui pagamenti ai piccoli produttori. "Nella realtà italiana - osserva il ministro - questa proposta potrebbe avere un effetto negativo". Se infatti a livello nazionale si cerca di incentivare la crescita delle imprese di minori dimensioni, la proposta della Commissione spingerebbe nella direzione opposta. Per questo, il ministro, ha chiesto "di considerare il regime per i piccoli agricoltori come facoltativo", lasciando a ciascuno stato membro la possibilità di accettarlo o meno.
Dubbi anche sulla definizione dell'agricoltore attivo, cui dovranno corrispondere i produttori per beneficiare dei fondi Ue. Per il ministro, c'è bisogno di "una definizione buona che consenta veramente agli stati Ue di fare la differenza tra chi vive di agricoltura e fa dell’agricoltura la propria attività professionale, e chi invece si trova a possedere dei terreni come elemento collaterale nella propria esistenza".
Catania si è, quindi, detto aperto a valutare la proposta del commissario all'agricoltura Dacian Ciolos – cioè l'introduzione di una lista nera con le caratteristiche degli agricoltori non attivi e quindi esclusi dagli aiuti -, ma ha posto la condizione che i singoli stati possano aggiungere ulteriori requisiti.
Per quanto riguarda, infine, la questione della redistribuzione delle risorse e della convergenza interna, Catania ha spiegato che in Italia "il modello storico ha determinato livelli di aiuti molto diversificati". Serve quindi tempo per allineare gli aiuti, perché un passaggio troppo rapido, come richiesto dalla Commissione, andrebbe a minacciare la sopravvivenza delle imprese.
Passando invece alla riforma della Politica comune della pesca, Catania si è espresso a favore del processo di regionalizzazione, che "deve dar luogo a un sistema flessibile, che si adatti alle diverse realtà", e ha auspicato un maggiore coinvolgimento dei consigli consultivi regionali. Per quanto riguarda invece le strategie per la riduzione della capacità di pesca, il ministro ha dichiarato che il disarmo delle imbarcazioni "potrebbe giocare un ruolo utile per contenere la capacità della flotta".