PAC 2014-2020: Parlamento e ministri UE discutono le proposte di riforma
Lo scorso 7 novembre, i ministri dell'Agricoltura dell'UE e gli europarlamentari della Commissione competente hanno discusso la proposta di riforma della Politica Agricola Comune presentata il 12 ottobre, alla presenza del presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek, e del commissario per l'Agricoltura, Dacian Cioloş. Sostenibilità ambientale, semplificazione burocratica e pagamenti ai nuovi Stati membri sono i temi più controversi.
La prima materia di discussione riguarda la capacità della nuova PAC di rispondere alla sfide del presente e cioè di garantire un aumento della produttività e dell'efficienza dell'attività agricola, riducendone al contempo l'impatto ambientale.
Il presidente della Commissione Agricoltura dell'Europarlamento, Paolo De Castro, ha dichiarato "oggi la nostra responsabilità è innanzitutto quella di offrire al settore agricolo strumenti per rispondere alla grande sfida che ci impone il nuovo scenario: produrre di più inquinando di meno".
Tuttavia, secondo De Castro, le misure proposte dalla Commissione sono insufficienti e l'auspicio è che il confronto tra le istituzioni permetta di "ricercare assieme le convergenze per superare i limiti di questa proposta e dare risposte coerenti con la nuova realtà che stiamo vivendo".
Il secondo tema è quello della semplificazione burocratica. In merito i ministri dell'Agricoltura tedesco e belga, Ilse Aigner e Sabine Laruelle, hanno avvertito "che le proposte potrebbero in realtà condurre a più di un onere amministrativo" e finire per imporre più lavoro agli agricoltori.
Infine, ed è forse il principale pomo della discordia, c'è la questione del persistere di ineguaglianze tra gli Stati membri nell'erogazione dei pagamenti diretti. I nuovi membri dovrebbero infatti beneficiare, con la nuova programmazione, di maggiori benefici per raggiungere il livello di aiuti assegnato agli altri Paesi UE.
Tuttavia, ha denunciato l'europarlamentare lituano, Juozas Imbrasas, i pagamenti concessi alla Lituania sono stati pari alla metà di quanto assegnato alla Danimarca, nonostante i due Paesi abbiamo simili quantità di terreno agricolo, e difficilmente la proposta di riforma sarà in grado di modificare significativamente questa situazione.