Economic Forum 2022, l'Europa di fronte a nuove sfide
Dalla ricostruzione in Ucraina alla mobilità sostenibile, di cosa si è discusso alla 31esima edizione del Forum economico, quest'anno ospitato dalla città di Karpacz, in Polonia, dal 6 all'8 settembre.
A settembre torna l’Economic Forum in Polonia
Tre giorni di conferenze, oltre 300 dibattiti e 4mila ospiti provenienti da Europa, Asia Centrale e USA. Sono questi i numeri dell'edizione 2022 del Forum economico di Karpacz, la più importante conferenza dell'Europa centrale e orientale che da 30 anni riunisce leader politici, economici e sociali provenienti da oltre 60 paesi di tutto il mondo.
La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Institute for Eastern Studies, si è svolta attorno al tema cardine 'Europe in the Face of New Challenges' con più di una dozzina di percorsi tematici, tra cui: la guerra in Ucraina, la sicurezza, l'energia, l'assistenza sanitaria, la politica internazionale, l'innovazione e lo sviluppo sostenibile.
Ucraina, le prospettive UE per la ricostruzione
Nonostante la guerra in Ucraina sia ben lontana dal trovare un percorso utile a giungere un epilogo, la comunità internazionale ha iniziato a ragionare su come organizzare la ricostruzione del Paese. Con la fine del conflitto, infatti, si intraprenderà una fase durante la quale sarà necessario ricostruire città, case, ospedali e scuole danneggiate. Priorità che si affiancheranno all'esigenza di garantire nuove opportunità per lo sviluppo delle regioni colpite.
Il panel 'Reconstruction of Ukrainian Cities and Regions' è partito da un importante assunto: la strada per la ricostruzione dell’Ucraina passa anche attraverso l'uso dei fondi europei. Come ha spiegato Grzegorz Puda, Ministro dei Fondi di sviluppo e della Politica regionale, sono due le possibili soluzioni nel breve periodo per mettere in atto la ricostruzione, "la prima è rappresentata dai nuovi finanziamenti europei e la seconda è relativa alla gestione dei fondi comunitari da allocare in regioni specifiche". Se, invece, si pensa alle strategie da attuare a lungo termine, il ministro ha sottolineato l'importanza di "diventare indipendenti dal costo dell'aggressione".
Su questo tema si è espresso anche Victor Liakh, presidente della Fondazione per l'Europa orientale, che nel suo intervento ha sottolineato l'importanza di una gestione capillare dei fondi UE, non solo su scala nazionale, ma anche e soprattutto locale. Per Liakh sarebbe utile anche sensibilizzare i cittadini sul tema, con strumenti quali le "e-consultation" e le piattaforme di open data.
Puntare sui giovani per una democrazia partecipata
Di coinvolgimento dei cittadini, in particolare dei giovani, ha parlato anche il direttore generale del Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Francesco Tufarelli, nel corso del suo intervento al panel 'Insieme per un futuro migliore: nuovi leader e società civile'.
Per Tufarelli i giovani dovrebbero essere chiamati a condividere le scelte sul futuro già dall'età dell'adolescenza, attraverso una preparazione adeguata nella scuola e nell'università, ma anche attraverso apposite iniziative politiche.
Se quindi la Conferenza sul futuro dell'Europa "ha costituito un importante esempio di democrazia partecipata sollecitando soprattutto i giovani", in Italia il Dipartimento per le politiche europee ha deciso di "rinforzare questo esercizio, organizzando dibattiti nelle scuole, nelle università e in genere nei centri studi, in collaborazione stretta con il Ministero degli Esteri, la Commissione e il Parlamento Europeo".
"Approfittando del successo dell'esperienza - ha anticipato Tufarelli - stiamo pensando, sempre in collaborazione con CNG e CNEL, di coinvolgere i giovani anche sulle scelte e sulle politiche riguardanti la programmazione europea 2021-2027. I tempi europei e la programmazione di sei anni rendono i giovani protagonisti già oggi del futuro". Senza dimenticare che già il PNRR "destina molte risorse a potenziare i servizi di istruzione dagli asili nido alle università" e ha tra i suoi obiettivi principali "la riduzione dei tassi di abbandono scolastico, l'ampliamento delle competenze scientifiche tecnologiche e linguistiche di studenti, insegnanti e docenti; la riforma e l'aumento dei dottorati di ricerca".
Mobilità sostenibile in Europa, a che punto siamo?
Uno dei temi di maggior interesse e traversali all'intero Forum economico è stato quello della mobilità sostenibile. Come sappiamo, l'Europa si è impegnata a diventare a impatto climatico zero entro il 2050. A tal fine, il settore dei trasporti dovrà subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90% delle emissioni di gas a effetto serra, garantendo nel contempo soluzioni a prezzi accessibili ai cittadini.
Dal Green Deal al pacchetto 'Fit for 55', la strategia europea per conseguire gli obiettivi climatici comprende una serie di proposte di revisione della legislazione dell'UE, anche nel settore dei trasporti. A tal proposito, si è svolto durante la seconda giornata della manifestazione il panel sul tema 'Perspectives of Sustainable Transport in Europe'.
Pino Musolino, presidente dell'Autorità Portuale del Tirreno centro-settentrionale, ha rimarcato il peso della sperimentazione in termini di cambiamento dei modelli di business. A proposito dei porti in Italia, è stato posto in luce quanto ogni infrastruttura sia diversa con un proprio specifico "contesto, complessità industriale e situazione geografica. Alcuni modelli di business possono essere adottati su misura, ma è importante studiare il territorio e il contesto industriale".
Sia Arnold Bresch, membro del consiglio di amministrazione e direttore per l'attuazione degli investimenti PKP Polskie Linie Kolejowe S.A., che Andrzej Olszewski, membro del consiglio di amministrazione delle Ferrovie nazionali polacche, hanno approfondito il tema dell'intermodalità come chiave per la ripresa e lo sviluppo sostenibile. La logica multimodale consente ai passeggeri e alle merci di viaggiare rapidamente, efficacemente e in modo integrato attraverso un'ampia gamma di modi di trasporto, anche per via aerea, marittima, ferroviaria e stradale.
La pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina hanno un forte impatto sui trasporti e sulla connettività nell'UE, il che a sua volta ha avuto ripercussioni sull'intera economia dell'Unione. Secondo Maja Kiba-Janiak, professore dell'Università di Economia e Commercio di Breslavia, entrambi gli eventi straordinari hanno costretto l'Europa al cambiamento, e la direzione da prendere sarebbe quella di una "riorganizzazione" della catena del valore.
Con REPowerEU l'Europa prova a rendersi indipendente dal gas russo
Internazionalizzazione ed export in UE
Gli effetti della pandemia di Covid-19 hanno impattato fortemente il commercio internazionale. Durante l'emergenza le catene di approvvigionamento globali sono state interrotte, portando a un dibattito sulla produzione interna nei paesi europei. Successivamente, la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni contro la Russia hanno aggravato la situazione sui mercati internazionali.
Durante il panel 'The New Reality of Trade within the European Union' si è parlato delle possibili soluzioni che l'Unione europea deve sviluppare per mantenere la dinamica delle imprese e del commercio e di sicurezza nella produzione delle merci.
Per Mariusz Jan Radlo, a capo del dipartimento sull'Interdipendenza economica globale della SGH Warsaw School of Economics, "l'Europa non è stata in grado di difendere le aree di interesse" e la priorità al momento è quella di internalizzare la produzione della maggior parte dei prodotti.
Parlando di produzione domestica, Artur Kuczmowski, membro del Consiglio di amministrazione della Camera di Commercio Polacco-Estone, ha condiviso la posizione di Jan Radlo, aggiungendo una parentesi rilevante a proposito della necessità di "solidarietà nel mercato europeo".
Sul fronte nazionale, Valerio Salomone, avvocato dell'Ordine di Roma, ha spiegato come l'Italia stia impegnando le proprie risorse per collegare professioni e imprese: "è importante raccogliere questa sfida con le imprese dell'Unione europea in questo momento difficile". Estremamente rilevanti, in questo contesto, le modifiche al Temporary Framework per autorizzare gli Stati membri ad adottare aiuti al tessuto economico in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato.
Space economy, perché l'Europa deve investire in questo asset strategico
La new space economy è stata protagonista del panel 'Can We Afford Further Space Exploration?'. In questa occasione si è parlato dei numerosi ambiti applicativi e delle tecnologie che oggi utilizziamo quotidianamente grazie alle ricerche svolte nello spazio e che potremo utilizzare in futuro.
Gli speaker che si sono confrontati durante questa tavola rotonda sono stati: Alexander MacDonald, Chief Economist NASA; Grzegorz Wrochna, President Polish Space Agency; Volodymyr Taftay, President State Space Agency of Ukraine; Christian Hauglie-Hanssen, Director General Norwegian Space Agency; Mauro Piermaria, Head of Innovation and Space Economy Italian Space Agency; Paul Flament, Head of Satellite Navigation Unit Directorate-General for Defence Industry and Space (DEFIS), European Commmission.
Tra i temi affrontati le criticità del mondo spazio - tra cui l’interazione tra sostenibilità e rifiuti spaziali -, la necessità di avere una maggior contaminazione tra il mondo 'space' e quello 'non-space' e l'urgenza di orientare il trasferimento tecnologico verso reali e concreti usi applicativi.