Ristori e bonus in Manovra: i dossier in ritardo
Al Governo Draghi non spetta solo il compito di riscrivere il Recovery Plan, ma anche di varare una serie di dossier che attendono il via libera definitivo. Dai ristori ai bonus, passando per l'assegno unico: perché i provvedimenti sono in ritardo sulla tabella di marcia?
Il Recovery Plan secondo Draghi: progetti fattibili e riforme
Il primo dossier ad aver subito i contraccolpi dello stallo politico causato dalla crisi di Governo e dalla nascita del nuovo Esecutivo è il decreto Ristori 5. Sul piatto ci sono 32 miliardi previsti dall'ultimo scostamento di bilancio, che il precedente Governo intendeva utilizzare per sbloccare i contributi a fondo perduto.
Mentre il Ristori quinquies tarda ad arrivare, sono molte le ipotesi che circolano sul provvedimento: potrebbe essere ampliata la platea dei beneficiari eliminando i codici Ateco e includendo anche i professionisti iscritti agli ordini e dovrebbe saltare la distinzione tra zone (gialla, arancione e rossa).
Assegno unico al palo?
Se nel breve termine tengono banco le misure anti-crisi, ci sono una serie di dossier pendenti legati alla Manovra 2021 che attendono lo sblocco.
Fra i provvedimenti che potrebbero subire un rallentamento c'è l’assegno unico - l'aiuto che le famiglie riceveranno per ciascun figlio dal settimo mese di gravidanza al ventunesimo anno di età - che la crisi di Governo ha finito per rallentare.
Come spiegato in questo articolo, nonostante il dossier sia fra quelli che in teoria può contare sul maggior grado di continuità: al Ministero per la Famiglia, infatti, non c'è stato un cambio della guardia e alla guida è stata riconfermata Elena Bonetti. Quel che rallenta l'iter del provvedimento è semmai la questione, più generale e spinosa, della riforma dell'irpef.
Bonus in ritardo: mancano i decreti attuativi
Ma l'assegno unico non è il solo provvedimento della legge di Bilancio 2021 che non è entrato automaticamente in vigore. I numerosi bonus inseriti in Manovra - dal bonus idrico o rubinetti al kit digitalizzazione, passando per il bonus occhiali - sono legati all’emanazione di decreti attuativi, che la crisi di Governo ha ulteriormente rallentato.
I termini previsti per i decreti sono di solito di 30, 60 o anche 90 giorni dalla pubblicazione della Manovra in Gazzetta ufficiale (avvenuta il 30 dicembre scorso).
Capita spesso che tali scadenze non vengano rispettate e c'è da attendersi che la mutata agenda politica rallenti ulteriormente l'iter. "I ritardi con cui i provvedimenti vengono adottati rappresenta, in generale, un fenomeno diffuso e potenzialmente problematico", si legge in una nota dell'Osservatorio conti pubblici italiani.
Nel 2020, si legge in un'elaborazione OCPI su dati Ufficio per il programma di Governo, erano richiesti 556 provvedimenti attuativi, ma appena 181 sono stati varati. Mancano all'appello 375 decreti attuativi. Detto in termini numerici, uno studio dell’Ufficio per il programma di Governo evidenzia come 2 miliardi di euro siano al momento bloccati dalla tardiva adozione dei provvedimenti attuativi previsti.