L'asse franco-tedesco mette le banche con le spalle al muro
La situazione è tesa. Sempre più uniti, i due paesi si rifiutano di lavorare con le banche che non rispettano le regole e intendono far uscire allo scoperto i poteri forti che ancora proteggono il sistema finanziario. La lettera è indirizzata soprattutto agli Stati Uniti: per evitare che i singoli paesi debbano caricarsi del salvataggio degli istituti bancari, le regole devono essere fissate a livello internazionale. “Chi non vorrà partecipare a questo sforzo di regolamentazione – ha tuonato Sarkozy - dovrà assumersene le responsabilità”.
In un documento indirizzato alla presidenza svedese dell’UE, i due capi di stato invocano una posizione comune europea da presentare a Pittsburg.
La questione più controversa riguarda i bonus, che avrebbero finito per esacerbare tanto i cittadini francesi quanto quelli tedeschi, ulteriormente turlupinati dalla crisi. Secondo la proposta franco-tedesca, i bonus non potranno essere versati prima di un certo periodo e dovranno essere ridotti in caso di rischio eccessivo.
L’altro tema caldo, sui cui i due paesi convengono, riguarda la necessità di definire il livello dei fondi propri che le banche devono possedere in funzione della natura delle loro attività. In questo modo le banche non potranno più fare pressione sui governi per essere rifinanziate.
Parigi e Berlino vorrebbero inoltre convincere gli altri paesi europei ad aumentare il contributo dell’UE al rafforzamento dell’Fmi, aumentando la quota a carico dell’UE da 75 a 125 miliardi di euro. La proposta è stata messa nero su bianco dal ministro dell’economia francese Christine Lagarde e dal suo omologo tedesco Peer Steinbruck. I primi ad aumentare la loro contribuzione, alzando l’asticella da 18,45 a 25,03 miliardi, saranno proprio la Francia e la Germania. Al prossimo incontro dei ministri dell’economia del G20, venerdì 4 settembre, Lagarde e Steinbruck chiederanno a tutti di mettere mano al salvadanaio per sostenere gli immensi costi della crisi mondiale.
Infine, sul fronte del paradisi fiscali, per uscire dal binario morto delle liste nere è necessario che i paesi nel mirino sottoscrivano degli accordi multilaterali per lo scambio di informazioni, proprio come è avvenuto nelle ultime settimane tra la Francia e la Svizzera.
Le ragioni della sintonia franco-tedesca travalicano le affinità elettive tra il titolare dell’Eliseo e della Cancelliera: se da un lato la Francia ha bisogno di un forte alleato conservatore per rinsaldare la sua “grandeur” sullo scacchiere mondiale, la Germania deve affrontare una crisi economica profonda, caratterizzata da elevati tassi di disoccupazione, che sta mettendo in discussione anche la leadership della Cdu che, alla vigilia delle elezioni politiche, è stata messa ko dai socialdemocratici in ben tre lander.
(Alessandra Flora)