Assemblea di Confindustria: il Nuovo Mondo di Emma Marcegaglia
L’evento si svolge in una giornata di maggio più calda del solito. Ad attendere il gotha politico ed economico del paese, riunito nell’Audtorium Parco della Musica, centinaia di berline e di auto blu incolonnate lungo viale de Coubertin.
Secondo Marcegaglia non serve un'autorità finanziaria mondiale, non serve una nuova Bretton Woods. Bastano principi condivisi di regolazione, applicati in modo uniforme, e un’efficace sorveglianza che ne rassicuri il rispetto. Nuove regole che riguardino tutto il sistema finanziario, attivate attraverso la piena cooperazione tra le autorità finanziarie delle principali aree del mondo. Il capitalismo e l'economia di mercato non sono anarchia. Funzionano solo con regole buone e ben applicate. Lo Stato deve rimettere in carreggiata le economie e ridefinire le regole. Ma poi lo Stato dovrà rientrare nei suoi confini, lasciando all'impresa e al mercato il compito di guidare l'investimento, l'innovazione, la creazione di ricchezza.
Insomma, se qualcuno si aspettava un’abiura del capitalismo, si è dovuto ricredere. Allo Stato, Marcegaglia chiede piuttosto di attuare prima possibile delle riforme. La crisi non può essere l’alibi per non fare le riforme di cui abbiamo A questo punto Marcegaglia si rivolge direttamente al presidente del Consiglio, per mettere a frutto il consenso che ha saputo conquistarsi è un patrimonio attraverso riforme necessarie.
Nel discorso di Marcegaglia ci sono altri snodi fondamentali. Vediamo quali sono.
Lehman Brothers. La “iron maiden” dell’economia italiana assimila questo crack finanziario ad uno shock per l’intero sistema mondiale. Ma questa metafora è già stata utilizzata in passato. Dejà vu.
Copenhagen. In campo ambientale, Confindustria si attende che il vertice mondiale che si svolgerà a fine anno indichi la strada per orientare investimenti e tecnologie. E giù con il leit motiv degli ultimi mesi: l’abbattimento delle emissioni non può però ricadere solo sull’industria né solo su alcuni paesi (come l’Italia).
Cina. E’ lì, secondo Marcegaglia che la ripresa è cominciata. Si può sperare di vedere entro la fine di quest’anno qualche segnale di miglioramento, ma senza troppe illusioni: il recupero sarà difficile e richiederà tempo.
PA creditrice. Una patologia insopportabile. I ritardi nei pagamenti, già gravissimi, si sono allungati secondo la presidente di Confindustria, che parla di vergogna e di scandalo che non può continuare.
Pensioni. Confindustria si unisce al coro che intende innalzare l’età pensionabile. Siamo il paese con la spesa sociale più squilibrata a favore delle pensioni, per le quali spendiamo quasi il 16% del Pil, contro il 9,5% dei paesi avanzati. L’unica via sostenibile per difendere le prestazioni previdenziali e per reperire le risorse per crescere è ritardare il ritiro dal lavoro.
Addio Cgil, ma senza sbattere la porta. Marcegaglia ha ricordato lo strappo con la Cgil, unico sindacato a non aver firmato, lo scorso gennaio, la riforma del modello contrattuale gennaio scorso. Ma Penelope continua a tessere la tela: “Auspico che la CGIL torni presto a operare insieme a noi per il bene del paese, per il bene dei lavoratori”.
Internazionalizzazione delle imprese: per la numero uno di viale dell’Astronomia è necessario puntare sull’internazionalizzazione. La quota di imprese che hanno stipulato accordi all’estero è più che raddoppiata in meno di dieci anni e ora è un quarto del totale. Un supporto alla proiezione internazionale del Paese potrà venire da Expo 2015, se gestito all’altezza del miglior Made in Italy. Un Made in Italy da portare nel “mondo nuovo”.
Mezzogiorno. Gli imprenditori meridionali, a cui Marcegaglia una parte consistente del suo discorso, hanno bisogno di una classe politica e amministrativa che garantisca i servizi essenziali e li difenda dall’illegalità e dalla criminalità. Dobbiamo anzitutto liberare il Mezzogiorno da questa morsa che lo soffoca e il cui prezzo viene pagato dai cittadini onesti e dalle aziende sane.
(Alessandra Flora)