Investire in infrastrutture per non sprecare le rinnovabili
L’aleatorietà della produzione di energia da fonti rinnovabili e le carenze infrastrutturali delle aree in cui queste sono localizzate stanno provocando “il manifestarsi di problematiche di carattere tecnico ed economico”. È quanto risulta dall’ultima relazione dell’Autorità per l'energia elettrica e il gas (AEEG), presentata nel corso dell’audizione al Senato dello scorso 9 novembre.
All’origine dell’allarme lanciato dall’Autorità è il fatto che, dipendendo dalla presenza di determinati agenti atmosferici, gli impianti “verdi” come quelli eolici o solari, stanziati soprattutto nelle regioni meridionali, producono un tipo di energia incostante. In alcuni momenti, infatti, i sistemi di produzione energetica sono del tutto inattivi, in altri momenti (quando, ad esempio, batte il sole o soffia il vento) il flusso di energia raggiunge picchi elevatissimi, e non prevedibili.
Il problema, dunque, giunge quando le reti elettriche non sono in grado di gestire e smistare questi grandi e improvvisi quantitativi prodotti. Al fine di evitare il sovraccarico delle linee, talvolta, si decide quindi di non mettere l’energia in rete, con conseguenti sprechi.
La questione rappresenta una evidente limitazione alle potenzialità delle rinnovabili, che, negli ultimi anni, hanno subito un forte impulso in termini di tecnologia e che, spiega Alberto Biancardi, uno dei commissari dell’Autorità, già dal prossimo anno “saranno in grado di soddisfare tutta la domanda di energia delle regioni meridionali”.
In questo contesto, una soluzione possibile è stata proposta da Terna, la compagnia che detiene il monopolio sulla gestione della rete ad alta e altissima tensione in Italia. Nel loro Piano di Sviluppo 2011, i tecnici della società hanno proposto l’introduzione di “accumuli”, sistemi, cioè, in grado di immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili e conservarla per l’utilizzo nelle ore di punta.
Indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale (AEEG)