Progettazione - entro gennaio parte il fondo anti dissesto
Il plafond, finanziato con 100 milioni, sarà alimentato da risorse del Fondo di sviluppo e coesione, riservato per l’80% al Sud
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I fondi per la progettazione cominciano a mettersi in movimento. Si partirà dal plafond dedicato al dissesto idrogeologico, inserito nel Collegato ambientale, con una dotazione da 100 milioni di euro prelevati dal Fondo di sviluppo e coesione, vincolato per l’80% al Mezzogiorno. La legge è stata appena approvata dalla Camera, ma l'Unità di missione di Palazzo Chigi è già al lavoro per mettere il denaro a disposizione delle Regioni: servirà un Dpcm, da presentare insieme al Ministero dell’Ambiente, che di fatto è già quasi pronto. A gennaio è atteso per la pubblicazione.
All’indomani dell’approvazione del collegato, è stato lo stesso Mauro Grassi, capo dell’Unità di missione, a spiegare la situazione: “Sono novità importanti che supportano concretamente la nostra azione sia nel settore della prevenzione del dissesto idrogeologico, sia per l'ammodernamento della rete idrica nazionale. La scelta del Parlamento, che soddisfa pienamente le esigenze di Italiasicura, ha portato all'approvazione di una legge che entra concretamente nel merito delle due materie oggetto del nostro lavoro con l'individuazione di strumenti capaci di accelerare, da un lato, la progettazione delle opere anti emergenza e la tutela dell'assetto del territorio e, dall'altro, la creazione di un fondo di garanzia che finalmente ha l'obiettivo di rendere più moderna e più efficiente la rete idrica del Paese”.
La delibera Cipe
Il collegato, infatti, include un fondo di garanzia per le opere idriche che, però, avrà tempi di approvazione più lunghi, perché ancora deve essere definito dagli attori del settore. Più avanti, invece, è il percorso del fondo dedicato alla progettazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio. Il motivo è che a questa dotazione si lavora da mesi, da quando a febbraio 2015 una delibera Cipe (n. 32/2015) mise a disposizione una base di 100 milioni di euro per attivare questa provvista.
Per farla partire, però, serviva una legge che è arrivata solo ora con il collegato ambientale. L’obiettivo è risolvere un problema storico delle opere pubbliche italiane. Mancano i soldi per completare gli elaborati (definitivi o esecutivi) da mandare in gara. Tutto resta solitamente alla fase del preliminare o, addirittura, del semplice studio di fattibilità. Con il paradosso che, quando arrivano le risorse, servono tempi lunghi per fare le gare e attivare i cantieri, perché non ci sono ancora i progetti.
Fondo rotativo da 100 milioni
Per spezzare questo circolo vizioso, l’idea (che potrà essere replicata per altri settori) è quella di creare un fondo rotativo da 100 milioni di euro, dal quale le Regioni prendono risorse e dove le rimettono una volta che hanno ottenuto i finanziamenti definitivi. I progetti da finanziare andranno selezionati secondo un criterio di urgenza e di fattibilità.
L’attivazione del sistema, in base all’articolo 55 del collegato ambientale, presuppone la pubblicazione di un Dpcm, dove andranno indicati nello specifico i criteri per la selezione degli interventi. Da questo punto di vista, sarà ricalcato lo schema già inaugurato con il Dpcm relativo alle aree metropolitane a rischio dissesto.
La bozza è pronta
Il testo, almeno in bozza, è già praticamente pronto. Dopo la delibera Cipe le strutture di Palazzo Chigi hanno già cominciato a lavorarci, per evitare di perdere tempo al momento dell’approvazione della legge. Così il provvedimento arriverà nel giro di poche settimane, probabilmente già a gennaio. Anche se non potrà aggirare un paletto messo dalle legge.
Il plafond, infatti, è alimentato dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), che deve andare per almeno l’80% al Mezzogiorno. Alcune aree a rischio dissesto, come la Liguria e la Lombardia, avranno allora un accesso molto limitato a questi 100 milioni di euro.