Depurazione: fermi 2,3 miliardi di fondi Ue e FSC, rischio multe
Una grande opportunità di fare investimenti, diventata un gigantesco spreco di fondi europei. E’ quanto, in sintesi, è accaduto negli ultimi anni in Italia nel settore della depurazione delle acque.
Circa 2,3 miliardi di finanziamenti europei e del Fondo Sviluppo e Coesione non spesi, quasi tutti relativi alla programmazione 2007-2013. E’ il quadro drammatico che emerge guardando agli investimenti previsti nel nostro Paese nel settore della depurazione. Mai come in questo caso le risorse ci sono e sono piovute abbondantemente sulle Regioni del Sud. Nessuna di loro, però, è stata in grado di utilizzarle in maniera efficace. Così, l’Italia rischia di perdere il denaro proveniente da Bruxelles e di incorrere in una lunga serie di procedure di infrazione.
La delibera CIPE n. 60-2012
Il caso più clamoroso di mancata spesa è la delibera n. 60-2012 del CIPE. Nel 2012 stanziava 1,64 miliardi di euro per recuperare il gap infrastrutturale nella depurazione delle regioni del Sud. Metteva a bilancio 182 interventi in Basilicata (32,2 milioni), Calabria (159,8), Campania (211,9), Puglia (97), Sardegna (46,1) e Sicilia (1,1 miliardi). In teoria, con tutti questi interventi saremmo stati in grado di dribblare le procedure di infrazione in arrivo.
Invece, al momento solo 32 progetti sono in corso di realizzazione, per un valore di 148 milioni di euro, appena l’8 per cento. Un progetto su tre (61 in totale) è fermo alla progettazione preliminare o allo studio di fattibilità: si tratta del pezzo più rilevante, pari a circa 1,2 miliardi di euro. Mentre 537 milioni sono al livello di progettazione definitiva o esecutiva. La sostanza, allora, è che ci sono circa 1,5 miliardi di risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) e dei fondi strutturali rimaste al palo per oltre due anni.
Le delibere CIPE n. 62-2011 e 87-2012
Ma non è tutto. Altri due interventi del CIPE (delibera 62-2011 e 87-2012) hanno stanziato parecchio denaro per le regioni del Sud: Calabria, Puglia e Sardegna si sono viste assegnare ben 822 milioni. Anche in questo caso si tratta di fondi FSC relativi alla programmazione 2007-2013. E, anche in questo caso, il denaro è rimasto praticamente tutto fermo. Guardando allo stato di avanzamento dei diversi progetti, solo la Puglia è riuscita a spendere un paio di milioni scarsi. Insomma, agli 1,5 miliardi della delibera n. 60 ne vanno sommati altri 800 circa.
Ci sono, allora, 2,3 miliardi di euro di fondi europei che le Regioni non sono riuscite a spendere per due o tre anni, a seconda dei casi. E, a ben vedere, non è detto che questa tendenza possa essere invertita a breve. La ragione di molti di questi ritardi è da cercare nelle difficoltà che le singole amministrazioni, a livello locale, stanno trovando nel redigere progetti condivisi. Così, sembra davvero improbabile che i governatori riescano ad ottenere accelerazioni improvvise. Anche se dal Ministero dell’Ambiente sono allo studio commissariamenti.
Rischio multe Ue per 480 milioni all'anno
Oltre al danno di non avere speso questo denaro, ci potrebbe poi arrivare la beffa delle multe europee. L’Italia dovrà pagare oltre 480 milioni di euro all’anno se non si metterà in regola entro la fine del 2015. “E si tratta di un obiettivo - spiegano fonti del Ministero dell’Ambiente - praticamente impossibile da raggiungere”. Nel nostro Paese, considerando la rete idrica, ci sono 3.193 agglomerati comunali. Di questi, 1.025 sono in procedura di infrazione. “Oltre il 60% degli agglomerati in infrazione - secondo le cifre fornite dal ministro Gian Luca Galletti - sono in Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia”.
Photo credit: Namona (ma che fine ha fatto?) / Foter / CC BY-NC-SA