Decreto rinnovabili: opinioni a confronto
L'eliminazione del tetto di 8 mila MW non pacifica il confronto sul decreto legislativo sugli incentivi alle rinnovabili: se Confindustria apprezza "la posizione di equilibrio del Consiglio dei Ministri" e l'approccio teso a razionalizzare il sistema degli incentivi, in molti ritengono che l'aver posto la scadenza del Conto Energia al 30 maggio 2011 produrrà di fatto gli stessi effetti dell'introduzione di un esplicito limite alla potenza incentivabile.
Il testo prevede infatti che i parametri per l'erogazione degli incentivi vengano periodicamente stabiliti da decreti attuativi, di cui il primo dovrà essere emanato entro il 30 aprile 2011, per valere a partire dal 1 giugno 2011 e sostituire l'attuale regime di incentivazione.
Secondo il nuovo sistema le tariffe saranno differenziate in base alla dimensione degli impianti, al confronto con il valore degli aiuti concessi in altri Paesi europei, ai costi di costruzione degli impianti e agli sviluppi tecnologici, in modo da limitare le speculazioni e favorire una prospettiva di sviluppo di lungo periodo, come specificato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.
Il decreto stabilisce inoltre il vincolo di soddisfare il fabbisogno energetico dei nuovi edifici o di quelli ristrutturati in maniera significativa per il 50% da fonti pulite. Tale obiettivo dovrà essere perseguito gradualmente a partire dal 2013 per affermarsi pienamente entro il 2017.
Rispetto alla questione dell'utilizzo dei terreni agricoli per il fotovoltaico, il decreto fissa il limite del 10% di superficie agricola impiegabile per gli impianti e il tetto di un megawatt di energia prodotta.
Una soluzione che il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, giudica come "un punto di equilibrio tra l'esigenza di tutelare la produzione alimentare, evitando fenomeni speculativi, e la possibilità per le imprese agricole di contribuire alla produzione di energia rinnovabile, garantendosi così una integrazione di reddito nella direzione di una moderna impresa multifunzionale".
Non mancano tuttavia pareri contrari, che contestano la pretesa lungimiranza del provvedimento.
Secondo il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini, infatti, la revisione di un sistema in vigore da soli due mesi e l'introduzione di un nuovo regime a partire dal 1° giugno 2011 creerà "una situazione di grave incertezza e confusione per le imprese che hanno investito nel settore delle rinnovabili in base alle tariffe incentivanti del terzo Conto Energia" e il fatto che vi sia un limite di potenza elettrica degli impianti fotovoltaici per l'ottenimento degli incentivi, determinato annualmente dal Ministero, rischia di scoraggiare le impresa dall'effettuare investimenti di lunga durata, "non conoscendo i parametri economici incentivanti".
Perplessità sulle scelte del Governo anche dal fondatore e presidente di LifeGate Marco Roveda, che rimanda alla ricerca delle ragioni di un "improvviso fermento su un settore, quello delle energie rinnovabili, che in tempo di crisi è dinamico e promettente" e del modo in cui il comparto è stato rappresentato dai media e in molte dichiarazioni pubbliche: "Nelle ultime settimane abbiamo letto che le rinnovabili ci costano 5,3 miliardi e non quanto ci costano oggi le altre fonti, dal petrolio libico al nucleare. [Abbiamo letto] che lo sviluppo delle rinnovabili costa 1,7 euro a famiglia al mese, omettendo che possono far guadagnare al sistema Italia 110 miliardi di euro e creare 210mila nuovi posti di lavoro. Questa escalation di titoli parziali e fuorvianti potrebbe essere collegabile a una campagna di disinformazione ragionata, tesa a preparare il terreno proprio a questo decreto".
E qui si appuntano anche le preoccupazioni di molte associazioni ambientaliste, che temono il nesso tra un eventuale freno allo sviluppo delle energie pulite e l'ipotesi di ritorno al nucleare sostenuta dal Governo.
Su questo fronte, intanto, si registra il rifiuto della maggior parte delle Regioni al Piano del governo sul nucleare e in particolare sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali, sulle compensazioni locali e sulla richiesta di monitorare la salute delle popolazioni interessate, parallelamente alla costruzione degli impianti.
Bisogna considerare, tuttavia, che il parere delle Regioni non ha valore vincolante e che determinante per la partita sarà l'esito del referendum di giugno.