PNRR e uso dei fondi FSC: le Regioni chiedono chiarezza
Crescono i malumori intorno alla partita delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), che il Governo sembrerebbe voler utilizzare per finanziare i progetti esclusi dal PNRR. Un punto su cui le Regioni vogliono vederci chiaro e che solleva non pochi interrogativi.
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Regioni e Province autonome tornano a chiedere al Governo di essere più coinvolte nell’attuazione degli interventi previsti dal PNRR. Lo avevano già fatto all’inizio del mese di agosto, in un documento sulla proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che sollevava non pochi dubbi intorno all’ipotesi di utilizzare il Fondo Sviluppo e Coesione per finanziare i progetti usciti dal PNRR.
Ora è Fedriga a chiedere maggiore collaborazione: “Cerchiamo di fare proposte per far funzionare meglio il sistema Stato. Se le Regioni saranno coinvolte direttamente nella messa a terra di molti progetti del PNRR o nella riprogrammazione che il governo sta discutendo con l'Unione europea, potrebbe esserci maggiore successo”, ha sottolineato il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Massimiliano Fedriga il 6 settembre intervenendo alla presentazione de 'L'Italia delle Regioni’, l'appuntamento che si terrà a Torino dal 30 settembre al 3 ottobre.
PNRR e FSC: i dubbi delle Regioni
Torniamo al documento approvato dalla Conferenza all’inizio del mese di agosto, quello in cui Regioni e Province autonome lamentavano di essere state coinvolte solo all’ultimo momento nel processo di revisione del PNRR.
Le preoccupazioni delle Regioni riguardano in primo luogo i progetti eliminati dalla prima versione del PNRR. Progetti che il Governo si è detto deciso a salvaguardare, garantendone la realizzazione con altre fonti di finanziamento, come il Fondo Complementare al PNRR e i fondi europei e nazionali della Politica di Coesione. Il candidato più papabile, stando alle ipotesi che circolano in queste ore, sarebbe il Fondo Sviluppo e Coesione.
La scelta di un fondo o dell’altro fa la differenza, soprattutto per le amministrazioni regionali. Le richiesta delle Regioni è diretta: vogliono un chiarimento innanzitutto sulle “fonti di finanziamento sostitutive” e sui “tempi di individuazione di tali coperture”.
“La sostituzione delle risorse UE con quelle del bilancio nazionale potrebbe rappresentare un’incognita forte data da saldi di finanza pubblica e dall’entrata in vigore della nuova governance europea, un rischio blocco dei cantieri senza la certezza dei finanziamenti e, infine, un rischio per le autonomie speciali di definanziamento degli interventi laddove riferiti a finanziamenti statali non a loro destinati (in particolare, il problema si pone per le Regioni e le Province autonome in relazione ai finanziamenti statali su leggi di settore)”.
Inoltre, c’è la questione Sud da considerare. I rappresentanti delle Regioni si domandano “in che misura la riprogrammazione proposta abbia effetto in termini dell’obbligo normativo di destinare almeno il 40% delle risorse allocabili alle Regioni del Mezzogiorno e in che misura siano posti in essere clausole e meccanismi di salvaguardia volti a garantire tale obiettivo attraverso, ad esempio, l’accompagnamento a livello territoriale”.
Né è chiaro “quale sia l’impatto del travaso di investimenti dal PNRR sulla programmazione FSC sia con riguardo al rispetto del rapporto 80%-20% sia in relazione al riparto FSC per le amministrazioni centrali, considerati anche i momenti di confronto in sede di Cipess”. Allo stesso tempo, un’eventuale “mancata condivisione sull’assegnazione delle quote di riparto attribuite alle Amministrazioni centrali, considerato che le stesse dovrebbero assicurare la copertura ai tagli proposti, comporta un alto rischio che le coperture dei suddetti tagli possano, in effetti, gravare sul ‘FSC quota regionale’, tanto più che ci sono appalti in essere con relativi impegni di spesa che necessitano di coperture immediate”.
In aggiunta, come previsto dalla proposta di modifica del PNRR del Governo, l’indicazione di “utilizzare circa 3 miliardi di euro delle risorse delle Politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del REPowerEU”, secondo le Regioni dovrebbe riguardare esclusivamente i Programmi nazionali, considerato l’attuale stato di avanzamento delle programmazioni di competenza delle Regioni.
Anche in merito al nuovo capitolo aggiuntivo al PNRR, il REPowerEU dedicato a misure energetiche, il documento della Conferenza delle Regioni fa un distinguo tra le diverse misure. Se per gli investimenti rivolti alle imprese e ai privati, “dovrebbe essere relativamente agevole conseguire il termine del completamento degli interventi entro il 31 agosto 2026”, per quelli “relativi al patrimonio pubblico, le procedure di gara e di realizzazione degli interventi potrebbero mettere a rischio il conseguimento dei traguardi”.
Consulta il documento delle Regioni sulla revisione del PNRR