Il Green Deal Industrial Plan e l’importanza del pilastro commerciale
Per assicurare la riuscita del Green Deal Industrial Plan per la competitività dell’industria europea a zero emissioni, il Piano prevede anche un pilastro commerciale per mettere in sicurezza le catene globali del valore ed assicurare l’accesso ai mercati esteri (sia di approvvigionamento, sia di sbocco). Una strategia variegata, che punta su vari strumenti tra cui: gli accordi di libero scambio, la creazione di alleanze sulle materie critiche, le politiche sugli investimenti come il Global Gateway e quelle sugli appalti internazionali.
Cosa prevede il Green Deal Industrial Plan
La partita per la neutralità climatica che l’UE sta giocando passa inevitabilmente anche per l’aumento della capacità produttiva dell'industria europea nel campo delle tecnologie pulite e dei prodotti a zero emissioni. In tale contesto, oltre ad agire sul piano della normativa, dei finanziamenti e delle competenze (i primi tre pilastri del Green Deal Industrial Plan), il Piano prevede anche un quarto pilastro che interessa le reti commerciali.
Quella in corso, infatti, è una partita che vede seduti al tavolo giocatori di ogni parte del globo, in una fase storica in cui “il mondo è in una stabile fragilità”, come ha evidenziato SACE nella sua ultima mappa dei rischi 2023.
Memore delle lezioni apprese prima con la pandemia (durante la quale l'Europa si è scoperta improvvisamente molto debole davanti a catene del globali del valore troppo lunghe e in parte fuori dal proprio controllo) e ora con la guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica, Bruxelles è ormai pienamente consapevole che l’auspicata leadership europea nel campo della transizione green debba fare seriamente i conti anche con ciò che succede sui mercati internazionali, risolvendo in anticipo le strozzature presenti in alcune catene strategiche.
Il pilastro commerciale del Green Deal Industrial Plan
In tale contesto prende forma il quarto e ultimo pilastro del Green Deal Industrial Plan, quello che “riguarderà la cooperazione globale e il contributo del commercio alla transizione verde, nel rispetto dei principi della concorrenza leale e del commercio aperto, sulla base degli impegni assunti con i partner dell'UE e dei lavori dell'Organizzazione mondiale del commercio”, spiega Bruxelles in una nota.
Le macro-direttrici su cui mira ad agire il pilastro sono essenzialmente tre:
- la sicurezza degli approvvigionamenti strategici;
- la tutela e l’ampliamento dei mercati di interesse per l’export europeo;
- la tutela del mercato unico europeo nel settore delle tecnologie pulite da forme di concorrenza sleale.
Il Green Deal Industrial Plan e gli approvvigionamenti strategici
Nel primo caso, l'obiettivo è assicurare l'accesso agli input fondamentali per la transizione pulita, mettendo soprattutto in sicurezza l’accesso alle materie prime critiche. Per svilupparsi e crescere, infatti, l’industria green necessità di quantità crescenti di materie prime critiche come il cobalto, il litio o il platino, solo per citarne alcune (la lista completa ne comprende 30 ed è in continuo aggiornamento). Un dato che deve fare i conti con due principali problemi: il primo è che l’UE è spesso un importatore di tali materie; il secondo è che tali materie sono geologicamente concentrate in poche aree del mondo, inclusa ad esempio la Cina che attualmente fornisce all’Europa il 98% delle terre rare. Una situazione che pone l’UE in una dipendenza dall’estero, su cui Bruxelles mira ad intervenire con vari strumenti e strategie. Tra queste, l’esplorazione di partnership sulle materie prime con partner vicini all’UE, con l'obiettivo ultimo di stabilire un Critical Raw Materials Club che riunisca i paesi "consumatori" di materie prime con i paesi produttori, in modo da garantire la sicurezza globale dell'approvvigionamento attraverso una base industriale competitiva e diversificata.
A ciò si aggiunge anche il Global Gateway, “la strategia europea per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo”, spiega Bruxelles. Uno strumento in ultima istanza di geopolitica che, con una dotazione di 300 miliardi, mira a sostenere investimenti infrastrutturali nei paesi partner, rafforzando l'alleanza con aree come l’Africa o l’America Latina (spesso grandi produttori anche di materie prime critiche). Una nuova frontiera, insomma, della cooperazione allo sviluppo che Bruxelles punta a trasformare in partenariati internazionali in cui i “Paesi terzi si approprieranno pienamente dei progetti decisi insieme”, ha spiegato recentemente la commissaria Jutta Urpilainen.
Per approfondire: Cosa prevede la legge europea sulle materie prime critiche?
Il Green Deal Industrial Plan e la tutela delle politiche di libero scambio
La seconda macro-direttrice del Piano è la tutela dei mercati esteri rilevanti per l’export delle imprese green europee, anche nel segmento del procurement. Se l’ambizione di Bruxelles è quella di garantire la leadership industriale dell'UE nel settore delle tecnologie a zero emissioni nette, la tutela dei mercati di sbocco di prodotti, tecnologie e servizi Made in Europe è infatti di vitale interesse.
Per questo l’UE intende continuare a sviluppare con convinzione la rete di accordi di libero scambio, sfruttando al massimo quelli già in vigore attraverso una loro efficace attuazione ed applicazione.
A questi si aggiungono poi i lavori in corso su una strategia UE in materia di crediti all'esportazione, così come:
- la cooperazione con i partner per sostenere la transizione verde, come la task force UE-USA sulla legge sulla riduzione dell'inflazione;
- l'esplorazione di partenariati industriali Clean Tech/Net-Zero che promuovono l'adozione di tecnologie pulite a livello globale e sostengono il ruolo delle capacità industriali dell'UE nel rendere possibile la transizione globale verso l'energia pulita.
Infine nella partita complessiva che si sta giocando, l’Unione europea è pronta ad utilizzare anche lo strumento per gli appalti internazionali secondo necessità per promuovere la reciprocità nell'accesso ai mercati degli appalti pubblici.
Il Green Deal Industrial Plan e la difesa del mercato unico
Last but not least, il fronte della difesa del mercato comunitario dal commercio sleale nel settore delle tecnologie pulite. Un tema su cui Bruxelles intende avvalersi degli strumenti di difesa commerciale ed utilizzare il regolamento sulle sovvenzioni estere, con l'obiettivo ultimo di garantire che le sovvenzioni dei paesi terzi non distorcano la concorrenza nel mercato unico, anche nel settore delle tecnologie pulite.
In tale contesto, con l'aiuto del quadro dell'UE sul controllo degli investimenti esteri diretti e dello strumento anti-coercizione, la Commissione è pronta a sostenere risposte adeguate alle minacce legate al commercio per la sicurezza economica dell'UE.
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