Dazi USA-UE: al via la missione di Hogan per trovare una soluzione

Dazi USA-UE: Photocredit: Gerd Altmann da Pixabay Inizia oggi la missione negli States del neo commissario europeo al commercio, Phil Hogan, per rinsaldare i rapporti tra le due sponde dell'Atlantico. Sul tavolo la disputa Airbus-Boeing, la digital tax francese e l'automotive tedesco. Tutti dossier che interessano da vicino anche l’Italia.

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Non saranno tre giorni facili quelli che attendono Phil Hogan nella sua prima missione all’estero nei panni di neo commissario al commercio della Commissione europea targata Ursula Von Der Leyen.

Dopo 5 anni passati come commissario delle Politiche agricole, infatti, Hogan da dicembre è alle prese con tutta una serie di dossier altrettanto scottanti come quelli che riguardano il commercio internazionale e i dazi americani sui prodotti europei, in un periodo storico di crescente protezionismo.

Nel corso della sua visita a Washington, Hogan incontrerà Robert Lighthizer, rappresentante per il commercio dell'amministrazione americana e stretto consigliere di Donald Trump, Wilbur Ross, segretario al Commercio, e Steven Mnuchin, segretario al Tesoro.

A tenere banco sul tavolo degli incontri saranno i dazi americani, sia quelli già imposti sia quelli minacciati, derivanti da tre dossier

  • La disputa Airbus-Boeing dove gli USA, dopo l’ok da parte del WTO, ha imposto dazi contro i prodotti europei per un totale di 7,5 miliardi di dollari;
  • La possibile reazione americana contro la digital tax francese che colpisce numerosi colossi statunitensi dell’high-tech;
  • L'eventuale intervento di Washington contro l’importazione di auto tedesche che avrebbe serie ripercussioni anche sull'indotto italiano.

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Continua la saga della disputa Airbus-Boeing

A distanza di un giorno dalla conclusione delle nuove consultazioni dell’amministrazione americana gli stakeholder per il possibile allargamento della lista di prodotti europei da sottoporre a dazi, Phil Hogan vola negli Stati Uniti per cercare di ricucire i rapporti tra Bruxelles e Washington.

Al centro degli incontri che attendono il commissario europeo, infatti, figura senza dubbio il dossier “Airbus-Boeing”, su cui la Commissione spera di trovare una soluzione efficace.

Dopo la sentenza del WTO a favore degli Stati Uniti arrivata a inizio ottobre 2019, infatti, tra qualche mese potrebbe arrivare una nuova sentenza dell’Organizzazione mondiale del commercio questa volta però a favore dell'Europa

Un fatto che darebbe il via a un’ulteriore escalation della guerra commerciale tra le due sponde dell'Atlantico a meno di non trovare una soluzione.

Sarà proprio questo il punto su cui insisterà Hogan per convincere gli americani a sospendere le misure punitive, evitando così il prosieguo di una tensione commerciale nociva per tutti.

Cosa rischia l’Italia dall'escalation dei dazi americani?

La missione della Commissione europea negli Stati Uniti è stata accolta positivamente anche dal comparto agroalimentare italiano il quale, però, chiede che ai negoziati UE-USA, se ne aggiunga uno bilaterale Italia-USA.

La posta in gioco per il nostro export, infatti, interessa numeri che non possono lasciare indifferenti.

I dazi americani generati dalla disputa Airub-Boeing, infatti, sono già costati all’Italia mezzo miliardo di euro, ma il rischio concreto è che il danno possa raggiungere i due miliardi. E questo nonostante l’Italia non faccia parte del consorzio Airbus.

I dazi USA entrati in vigore il 18 ottobre 2019, dopo il via libera del WTO, hanno infatti colpito duramente anche molto Made in Italy. A farne le spese per ora sono stati soprattutto formaggi (Parmigiano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, etc.), salumi e liquori, che hanno subito un aumento del 25% delle tariffe sulle esportazioni, per un totale di mezzo miliardo di euro.

Si tratta di danni rilevanti per l'agroalimentare italiano - uno dei settori di punta delle nostre esportazioni e per il quale gli USA sono il principale mercato extra-europeo di sbocco - ma che rischiano di aumentare ulteriormente se nella nuova black list minacciata da governo americano dovessero finire anche altri prodotti.

Il pericolo, infatti, è che ai formaggi, salumi e liquori possano aggiungersi adesso vino, olio e pasta. Una “scure”, come la definisce Coldiretti, che colpirebbe metà del nostro export verso gli Stati Uniti.

Dal Governo italiano, intanto, arriva la richiesta alla Commissione europea di creazione di un Fondo ad hoc - senza intaccare le risorse della PAC - “per affrontare questa e altre crisi commerciali e soprattutto, nell'immediato, sostenere le aziende dell'agroalimentare italiano ed europeo colpite ingiustificatamente dai dazi”.

La richiesta arriva dal ministro all’Agricoltura, Teresa Bellanova, che alla vigilia del viaggio di Hogan negli States ha inviato una lettera al commissario europeo sollecitando la messa in atto di misure straordinarie per sostenere l'agroalimentare europeo e italiano a cominciare da un Fondo straordinario. Un’azione immediata e concreta, mentre la diplomazia - strumento indispensabile - fa intanto il suo corso.

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Perchè i dazi USA contro la digital tax francese e l'automotive tedesco ci riguardano?

Gli altri due punti che in questi giorni saranno discussi a Washington riguardano la digital tax francese e l'automotive tedesco. Due dossier che rischiano di avere pesanti ripercussioni anche per l’Italia.

Nel caso della digital tax francese - che Washington ha definito discriminatoria e contro la quale adesso minaccia di imporre nuovi dazi contro le esportazioni francesi - il pericolo per l’Italia è di fare la stessa fine del cugino d'oltralpe.

La digital tex francese finita sotto accusa, infatti, è molto simile a quella varata più recentemente dal Governo italiano ed inserita nella Legge di bilancio 2020.

In entrambi i casi, infatti, si tratta di una tassa del 3% che si applica a quelle società con almeno 750 milioni di ricavi annui, di cui una parte considerevole realizzata nel paese. Cambia questo secondo importo che nel caso della Francia, è pari a 25 milioni, mentre per l’Italia scende a 5,5 milioni. Un po' diversi anche i criteri, più universali nel caso italiano e che riguardano così anche aziende come Alibaba, ma che nella sostanza non modificano molto la posizione americana. Già a inizio dicembre, infatti, Washington metteva in guardia il nostro paese dall'inserire nella Manovra finanziaria anche la digital tax (che dovrebbe generare entrate per almeno 400 milioni di euro), cosa poi effettivamente avvenuta.

Il danno che l'Italia rischia invece di ricevere dai possibili dazi americani contro le esportazioni di auto tedesche è collegato al settore della subfornitura. Nel caso, infatti, gli USA imponessero nuovi dazi alle auto tedesche esportate negli States, a farne le spese sarebbero anche le aziende italiane della componentistica, fortemente connesse con il mercato tedesco dell’automotive.

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Photocredit: Gerd Altmann da Pixabay