Depurazione - via a sanzioni Ue, investimenti dei Comuni a rischio
La Commissione ha attivato la procedura per multare l’Italia. Il carico, stimato in mezzo miliardo all’anno, peserà sui conti dei Comuni
Arrivano le sanzioni europee per gli inadempimenti italiani in materia di acqua. Lo ha annunciato Palazzo Chigi, per bocca del capo dell’Unità di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico, Mauro Grassi: una comunicazione ufficiale di Bruxelles ha messo in moto il processo che porterà l’Italia a pagare le multe. Ma la notizia è che il carico di questi pagamenti non riguarderà il Governo. Una norma della legge di Stabilità ha disposto che le sanzioni saranno girate agli enti locali responsabili. E questo potrebbe portare conseguenze pesanti sul fronte degli investimenti e delle tariffe a carico dei consumatori.
La comunicazione del 15 dicembre
“Il 15 dicembre scorso - ha dichiarato Grassi - la Commissione europea, visti i gravi ritardi dell’Italia nel rispetto della direttiva comunitaria che prevede da oltre dieci anni la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi, ha comunicato al Governo che nei prossimi mesi proporrà alla Corte di giustizia europea l’importo delle sanzioni che l’Italia dovrà pagare per non aver risolto i problemi accertati dalla sentenza di condanna del 2012 per 72 agglomerati urbani, situati principalmente nel mezzogiorno”.
Mille aree nel mirino
Il problema è noto da tempo. In Italia, infatti, ci sono 3.193 agglomerati, i blocchi di fognature e impianti che servono almeno 2mila abitanti. Di questi circa un migliaio sono oggetto di procedura di infrazione, dal momento che non rispettano le norme comunitarie in materia di depurazione. Oltre il 60% degli agglomerati in infrazione sono in Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia. L’Italia aveva tempo fino alla fine del 2015 per sbloccare la situazione, dimostrando i propri progressi alla Commissione. Un termine che non è stato rispettato.
Così, per alcuni di questi agglomerati partiranno le multe, alla fine della procedura appena attivata da Bruxelles. Le stime fatte dallo stesso Governo qualche mese fa parlavano di possibili pagamenti per circa mezzo miliardo all’anno, collegati in larga parte a un’area: poco meno della metà del totale degli agglomerati, infatti, si trova in Sicilia.
Pagano gli enti locali
La questione è ancora più rilevante, perché non impatterà sui conti pubblici nazionali ma su quelli degli enti locali. L’ultima manovra, infatti, ha stabilito che il Ministero dell’Economia potrà avviare una procedura di rivalsa nei confronti delle amministrazioni responsabili, anche riducendo i trasferimenti a loro favore. Questo significa che le sanzioni incideranno sicuramente sulla capacità delle amministrazioni di fare investimenti. E, addirittura, potrebbero essere almeno in parte scaricate sulle tariffe.
Tanto che il segretario nazionale dei Radicali italiani Riccardo Magi spiega: “La situazione italiana sul trattamento delle acque reflue è da terzo mondo e ha dell'incredibile se si considerano le risorse stanziate: ben 3,2 miliardi per quasi 900 opere tra depuratori, fognature e acquedotti. Opere per le quali, però, non sono nemmeno partite le gare. La responsabilità di questo disastro è degli enti locali, per questo quando arriveranno le multe presenteremo esposti alla Corte dei conti per danno erariale, perché a pagare non siano i cittadini”.
Investimenti in ritardo
In questo quadro, c’è allora il pericolo che gli investimenti siano definitivamente zavorrati da questa misura. Conclude Grassi: “Se da un lato nel 2016 cominceremo a pagare salate sanzioni, dall’altro gli investimenti necessari a scongiurare le stesse sanzioni stentano ancora a decollare. L’obiettivo è raggiungere livelli di investimento nel sistema idrico simile agli altri paesi europei, e passare dagli attuali 36 euro/abitante almeno a 50 euro/abitante per avvicinarsi agli 80/90 euro/abitante dei paesi più virtuosi del contesto europeo”.