Indici interbancari - accordo a Bruxelles, dal 2016 piu' trasparenza
Dopo lo scandalo di due anni fa l'Ue inteviene con nuove regole
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Il trilogo tra Consiglio dell'Unione, Parlamento Ue e Commissione europea ha raggiunto, dopo due anni di trattative, un accordo sulle modalità di regolazione dei benchmark di riferimento per il mercato finanziario. L’obiettivo è aumentare la vigilanza su indici come il Libor e l’Euribor, che, tra le altre cose, regolano quotidianamente l’andamento dei mutui di cittadini in tutta Europa. Le nuove regole potrebbero fare il loro esordio, se tutto andrà secondo i piani, già nel 2016.
Accordo raggiunto
L’accordo è stato raggiunto dall’Ecofin, dalla Commissione e dal Parlamento europeo. E prevede che i benchmark siano soggetti a un quadro di riferimento “appropriato in relazione alla loro dimensione e alla loro natura, rispettando una serie di requisiti minimi in linea con i principi Iosco (l’Organizzazione internazionale delle autorità di vigilanza sui mercati), concordati a livello globale”.
I benchmark nel mirino
Nel mirino ci sono tutti i benchmark, i tassi di riferimento che sono calcolati sulla base di una serie di dati rappresentativi o informazioni e servono a determinare i prezzi di moltissimi prodotti finanziari, come i mutui o i derivati. Esempi classici sono il London Interbank Offered Rate (Libor) e l'Euro Interbank Offered Rate (Euribor), entrambi utilizzati per i tassi interbancari. Sono calcolati sulla base di una serie di fattori, come i prezzi del petrolio e gli indici di Borsa. La proposta della Commissione è stata discussa per la prima volta due anni fa, a settembre del 2013, proprio quando partì lo scandalo sulla manipolazione degli indici. Il Consiglio aveva approvato le sue linee guida a febbraio 2015, mentre il Parlamento si era espresso a maggio scorso.
Lo scandalo Libor
La Commissione, nello specifico, sottolinea adesso che “disfunzionamenti e manipolazioni in tali indici sono in grado di creare rischi per i soggetti di mercato e per l'integrità finanziaria”. Lo testimonia proprio lo scandalo che, a livello europeo, ha coinvolto alcuni grandi gruppi bancari, accusati di manipolare i tassi di riferimento Libor ed Euribor, utilizzati per determinare il costo dei prestiti interbancari e, quindi, anche dei mutui sottoscritti dai cittadini. In Italia, tanto per dare un’idea del danno, la manipolazione dell'Euribor, secondo Adusbef e Federconsumatori, ha coinvolto 2,5 milioni di famiglie con un costo aggregato di tre miliardi. Circa il 60% dei prestiti al settore non finanziario, all’epoca, si basava su tassi variabili.
Vigilanza mirata
Con le nuove regole si vuole assicurare l'accuratezza e l'integrità dei benchmark, attraverso l’autorizzazione preventiva e il controllo di chi amministra gli indici e la vigilanza mirata a seconda del tipo di benchmark (materie prime o tassi di interesse). Inoltre, si punta sul miglioramento della governance, specie in fase di gestione dei conflitti di interesse, e sulla massima trasparenza nel modo in cui il benchmark viene composto. A indici critici, come Euribor e Libor, poi, sarà dedicata una supervisione specifica.
I paesi terzi
Un pezzo importante del compromesso riguarda anche il regime dei paesi terzi. Gli indici di paesi non europei continueranno ad essere utilizzati all’interno dell’Ue, grazie a specifiche procedure di verifica. Allo stesso tempo, però, si garantirà che gli amministratori di benchmark europei, più vigilati, non siano svantaggiati rispetto ai loro concorrenti.
Entrata in vigore nel 2016
Se tutto andrà secondo i piani, per l'entrata in vigore delle nuove regole bisognerà aspettare l’inizio del 2016, quando il testo concordato potrebbe assumere efficacia piena. Una volta avviate le nuove regole, le autorità nazionali dovranno definire i sistemi per autorizzare chi amministra i benchmark. Per mettere a regime tutte le procedure, applicando gli standard Iosco, servirà un periodo di tempo compreso tra i 12 e i 24 mesi.