Mibact - immobili del demanio culturale dello Stato in uso a privati
I concessionari possono detrarre dal canone le spese per la manutenzione e il restauro degli immobili
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Via libera alla concessione d'uso a soggetti privati di beni culturali immobili del demanio culturale dello Stato. Con il decreto del 6 ottobre 2015, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale, l'affidamento a privati viene previsto per immobili che richiedono interventi di restauro e per i quali non viene corrisposto alcun canone.
PPP tra Stato e Terzo Settore
La finalità dell'intervento legislativo è infatti, da una parte, quella di valorizzare immobili del demanio culturale attualmente non aperti alla pubblica fruizione, ricorrendo a forme di partenariato pubblico-privato, soprattutto con il coinvolgimento degli enti del terzo settore operanti nel campo dei beni e delle attività culturali. Dall'altra, però, attraverso la concessione in gestione del bene culturale, diventa anche possibile realizzare interventi di prevenzione, manutenzione e restauro del patrimonio, senza oneri per le finanze pubbliche.
In base al decreto, infatti, tali interventi dovrebbero essere a carico, in tutto o in parte, dell'ente concessionario, finanziati attraverso il reinvestimento dei proventi della valorizzazione del bene, mediante servizi complementari o con forme di raccolta di fondi da persone fisiche e aziende e sponsorizzazioni ed erogazioni liberali tra il pubblico.
A individuare i beni che possono rientrare nell'iniziativa sarà un decreto del Segretario generale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, anche sulla base delle proposte presentate dai Segretari regionali del Ministero.
Chi può ottenere la concessione d'uso
In base al decreto le concessioni possono coinvolgere solo associazioni e fondazioni dotate di personalità giuridica e prive di fini di lucro.
Tra i requisiti figurano inoltre:
- la previsione, tra le finalità principali definite per legge o per statuto, dello svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza dei beni culturali e paesaggistici;
- documentata esperienza almeno quinquennale nel settore della collaborazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale;
- documentata esperienza nella gestione, nell'ultimo quinquennio antecedente la pubblicazione dell'avviso pubblico per la concessione, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato, con attestazione della soprintendenza territorialmente competente di adeguata manutenzione e apertura alla pubblica fruizione.
Procedura di scelta del concessionario e criteri di aggiudicazione
Per individuare i concessionari il Ministero pubblicherà un bando con la descrizione dei beni disponibili e l'indicazione del canone posto a base d'asta.
L'aggiudicazione verrà disposta secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, tenendo conto:
- del progetto di restauro e di conservazione presentato da ciascun partecipante alla procedura, indicante le misure e gli interventi necessari ad assicurare la conservazione del bene che il proponente si obbliga a realizzare, il preventivo delle spese da sostenere, la tempistica della realizzazione degli interventi, mediante uno specifico crono-programma, e le eventuali fonti di finanziamento disponibili;
- del programma delle modalità di fruizione pubblica del bene, anche in rapporto con la situazione conseguente alle precedenti destinazioni d'uso;
- del progetto di valorizzazione del bene, con l'indicazione dei servizi di accoglienza che si intendono realizzare e delle possibili sinergie che si possono costituire mediante collegamento con altri siti culturali e con i circuiti di turismo culturale e di eccellenza del territorio di riferimento;
- del prezzo dell'eventuale biglietto che il proponente intende istituire, con assunzione dell'obbligo di destinazione integrale dei proventi della bigliettazione agli interventi di conservazione programmata e di gestione del bene;
- dell'ammontare del canone proposto da ciascun partecipante;
- di un piano economico-finanziario, asseverato da un istituto creditizio, che dimostri la sostenibilità economico-finanziaria della gestione.
Canone, concessione d'uso e contratto di servizio
Il Ministero, di concerto con l'Agenzia del Demanio, determina il canone che costituisce la base d'asta.
Una volta ottenuta la concessione e stipulato il contratto di sevizio relativo al progetto di gestione del bene, i privati devono depositare una cauzione, pari a tre mensilità del canone pattuito.
In linea generale, la concessione non può essere inferiore a sei anni, nè superiore a dieci anni, ma può essere prorogata, fino a un massimo di 19 anni, in caso di opere di ripristino, restauro o ristrutturazione particolarmente onerose.
Trascorso questo periodo è esclusa qualsiasi forma di rinnovo automatico o tacito. Entro sei prima della cessazione del rapporto, però, il concessionario può presentare richiesta di rinnovo, in caso di impossibilità per il Ministero di ottenere una valorizzazione più proficua dell'immobile.
I concessionari, infine, possono ottenere la detrazione dal canone delle spese sostenute per il restauro del bene inviando al Ministero, entro il 31 dicembre di ciascun anno, la rendicontazione degli interventi effettuati e delle spese sostenute.