Horizon 2020 - WP Energia 2016-2017, prioritario fare sistema
Un evento organizzato da APRE fa il punto sul Programma di lavoro 2016-2017 della Sfida sociale 3 di H2020 'Secure, clean and efficient energy'
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Il Programma di lavoro 2016-2017 della Sfida sociale 3
La Societal Challange 3 (SC3) di Horizon 2020, dedicata alla ricerca e all'innovazione per la produzione di energia sicura, pulita ed efficiente, dispone per il settenato di 5,9 miliardi di euro.
Per il Work programme 2016-2017, ha spiegato nel corso dell'evento Susanna Galloni della DG Ricerca e Innovazione della Commissione europea, le risorse disponibili ammontano a oltre 1,3 miliardi di euro, di cui 674 milioni di euro per il 2016 e circa 670 milioni di euro per il 2017. A questi fondi però, ha sottolineato Galloni, bisogna aggiungere le risorse distribuite in altri Programmi di lavoro di Horizon relativi a settori connessi a quello energetico, dall'azione climatica ai trasporti.
Alle call, che fanno riferimento ai temi Energy Efficiency, Low Carbon Economy e Smart Cities, si aggiungono inoltre le opportunità offerte dallo Sme Instrument, rivolto espressamente alle PMI, e dal Fast track to innovation pilot scheme, che mira a facilitare il superamento del gap tra ricerca e mercato.
Comune alle call e agli altri strumenti di finanziamento previsti da H2020 per il settore è l'attenzione all'obiettivo della trasformazione del sistema energetico, attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie con impatto reale sulla società e con buone possibilità di commercializzazione.
Le priorità strategiche del WP per la Sfida sociale 3 sono coerenti con quelle previste dalla strategia Europa 2020, dal pacchetto Energia e Clima per il 2030, dall'Unione dell'energia e dal Set Plan.
Set Plan
A fare il punto sugli intrecci tra la Sfida sociale 3 di Horizon 2020 e lo Strategic Energy Technology Plan (Set Plan) sono stati i delegati nazionali sui due temi per conto del MISE e del MIUR, rispettivamente, Marcello Capra e Riccardo Basosi.
Introdotto nel 2007 con l'obiettivo di riportare l'innovazione tecnologica al centro dell'azione dell'Europa in materia di energia e clima, il Set Plan ha stimolato negli anni una mole crescente di investimenti pubblici e privati, passando dai 2,8 miliardi del primo anno ai 7,1 miliardi del 2011.
A dare nuova spinta alla strategia è arrivata a febbraio la comunicazione sull'Unione energetica, che prevede tra i suoi cinque pilastri il tema della ricerca, dell'innovazione e della competitività nel settore.
Le risorse finanziarie per il raggiungimento degli obiettivi del Set Plan e dell'Energy Union sono assicurate, oltre che da H2020, dai circa 6 miliardi dedicati all'energia nel quadro del Connecting Europe Facility (CEF) e dalla Politica di Coesione.
Nel caso dell'Italia, circa 23 miliardi di euro dovranno essere investiti, tra Programmi operativi nazionali e regionali (PON e POR), per promuovere l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili, le reti intelligenti, la mobilità sostenibile e la ricerca e l'innovazione nel campo dell'energia.
Un nodo importante è poi rappresentato dal concetto di Smart energy, quindi dalle relazioni tra politiche energetiche e sviluppo digitale. Un settore in cui l'Italia si sta muovendo con buoni risultati, ha sottolineato Capra, ricordando che il nostro Paese ha già installato, insieme a Finlandia e Svezia, 45 milioni di contatori intelligenti, pari al 23% del totale previsto a livello europeo entro il 2020.
Il modello spagnolo, sviluppare sinergie tra fondi e fare sistema
Come per altri settori, anche nel caso dell'energia, l'Italia ha sperimentato nel biennio scorso un tasso di successo piuttosto modesto a fronte di una grande partecipazione alle call di Horizon 2020: si tratta dell'8,1%, per un importo ottenuto pari a 82,8 milioni di euro.
Questi risultati, ha spiegato Basosi, vanno letti anche tenendo conto del fatto che in Italia il numero di ricercatori è circa un terzo di quello registrato in Germania e la metà di quello rilevato in Francia e nel Regno Unito, tre paesi che occupano sempre le prime posizioni nelle classifiche Ue sull'accesso ai finanziamenti delle call H2020 e dello Sme Instrument. E' vero però, ha proseguito Basosi, che ai primi posti si posiziona sempre anche la Spagna che è paragonabile per risorse umane impegnate nella ricerca all'Italia e che tende a portare a casa risultati migliori dei nostri.
Le chiavi del successo spagnolo, secondo il delegato nazionale MIUR per SC3 e Set Plan, sono sostanzialmente due: da una parte, la capacità di agire in rete, anzichè isolatamente, a livello nazionale; dall'altra, gli investimenti finanziati con i fondi strutturali della scorsa programmazione per rendere il sistema della ricerca più forte nel momento in cui si compete per l'accesso ai fondi a gestione diretta come quelli di Horizon.
Su entrambi questi fronti, secondo Basosi, l'Italia deve lavorare di più se vuole ottenere performance migliori nell'ambito dei nuovi Work programme di H2020.
In più, ha concluso il delegato MIUR, bisogna già guardare in prospettiva ai WP 2018-2020 di H2020: per l'Italia sarà più facile ottenere i finanziamenti di Horizon, se contribuirà maggiormente a definire le priorità dei suoi Programmi di lavoro.
Author: Green Energy Futures / photo on flickr