Via libera alla riforma sugli aiuti di Stato a finalità regionale
Arrivano dalla Commissione europea le nuove linee guida in materia di aiuti di Stato a finalità regionale che stabiliscono le norme in base alle quali gli Stati membri possono concedere aiuti alle imprese per sostenere lo sviluppo economico delle aree svantaggiate garantendo parità di condizioni in UE.
Aiuti di stato, come cambiano le regole europee
Entreranno in vigore dal 1° gennaio 2022 le nuove disposizioni in materia di aiuti di Stato a finalità regionale, uno strumento importante che gli Stati membri utilizzeranno per ridurre i divari di sviluppo tra i territori dell'Unione. Si tratta del primo quadro di norme aggiornato sulla base del Green deal europeo e delle nuove strategie industriale e digitale dell'UE.
Secondo la vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Margrethe Vestager, gli orientamenti aggiornati "consentiranno agli Stati membri di aiutare le regioni europee meno favorite a recuperare il ritardo e di ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione. Questi obiettivi di coesione sono al centro della nostra Unione".
Le linee guida sono state adottate a seguito di una valutazione delle norme vigenti condotta nel 2019 e di un'ampia consultazione con tutte le parti interessate, dalle amministrazioni locali alle associazioni di imprese.
Gli Stati membri hanno ora tempo fino all'entrata in vigore delle nuove disposizioni per preparare la loro mappa sugli aiuti regionali da notificare a Bruxelles.
Sintesi delle nuove linee guida sugli aiuti di Stato a finalità regionale
Le linee guida in materia di aiuti di Stato a finalità regionale prevedono una serie di disposizioni volte a semplificare e valorizzare l'esperienza acquisita con l'applicazione delle norme precedenti, nonché a riflettere le nuove priorità politiche connesse al Green Deal europeo e alle strategie industriale e digitale dell'UE.
Tra gli elementi principali ci sono l'aumento della copertura complessiva degli aiuti a finalità regionale, che viene estesa al 48% della popolazione dell'UE a fronte di un precedente 47%, e l'aggiornamento dell'elenco delle "zone a" assistite e delle "zone c predefinite" sulla base delle più recenti statistiche di Eurostat disponibili sul PIL (2016-2018) e sulla disoccupazione (2017-2019).
Al tempo stesso gli Stati membri avranno maggiore flessibilità nello stabilire le cosiddette "zone c non predefinite" sulle carte: oltre ai criteri già in vigore, la Commissione ha introdotto una semplificazione per consentire ai 27 di attribuire facilmente la qualifica di "zona c non predefinite" alle zone di transizione giusta, che devono far fronte a particolari problemi per quanto riguarda la transizione energetica.
C'è poi un aumento delle intensità massime di aiuto per sostenere gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia digitale, consentendo la concessione di ulteriori incentivi agli investimenti nelle zone svantaggiate dell'UE. Inoltre, gli orientamenti prevedono diverse maggiorazioni dell'intensità di aiuto:
- per le regioni ultraperiferiche;
- per le zone di confine;
- per le zone di transizione giusta nelle zone più svantaggiate
- per le zone in cui si registra un calo demografico
Le piccole e medie imprese (PMI), infine, mantengono intensità massime di aiuto più elevate rispetto alle grandi imprese.
Le nuove mappe degli aiuti a finalità regionale valgono per il periodo 2022-2027, con una revisione intermedia prevista per il 2023 sulla base di statistiche aggiornate che riflettano i recenti sviluppi economici e consentano alle regioni di uscire dalla crisi.
Si prevede, inoltre, una semplificazione generale della struttura degli orientamenti, dei chiarimenti su alcune definizioni e sulla terminologia. Ad esempio, l'ambito di applicazione settoriale degli orientamenti è stato aggiornato, così come i criteri utilizzati per raffrontare l'impatto positivo dell'aiuto con il suo effetto negativo sulla concorrenza e sugli scambi.
Infine, nelle nuove linee guida in materia di aiuti di Stato a finalità regionale vengono mantenute solide misure di salvaguardia per impedire che gli Stati membri utilizzino fondi pubblici per la delocalizzazione di posti di lavoro da uno Stato membro dell'UE a un altro, il che è essenziale per una concorrenza leale nel mercato unico.
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