Fitto critico sui CIS. Restyling o addio per i Contratti istituzionali di sviluppo?
Rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata alla Camera sullo stallo dei Contratti istituzionali di sviluppo, e in particolare sul CIS Grande Salerno, il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR Raffaele Fitto ha assicurato l'impegno per le progettualità già finanziate. Futuro incerto, invece, per i nuovi investimenti che aspirano ai fondi FSC. Ecco perchè.
Lavori in corso per il contratto istituzionale di sviluppo La Grande Salerno
La replica del ministro Fitto all'interrogazione sui CIS parte dai numeri della relazione sulla Politica sulla Politica di Coesione europea e nazionale 2024-2020, presentata in CdM a febbraio. Relazione secondo cui i Contratti istituzionali di sviluppo sono passati dall'essere uno strumento di attuazione rafforzata delle politiche di sviluppo e coesione a strumento di programmazione delle risorse residue, perdendo strategicità e finendo per raccogliere interventi frammentati e a uno stadio di progettazione ancora preliminare.
Un profilo ben lontano da quello dei primi CIS, che riguardavano importanti interventi infrastrutturali, per rilevanza strategica, complessità e valore finanziario, e che quindi richiedevano una governance speciale, con precise funzioni di coordinamento e monitoraggio e una stretta collaborazione tra i contraenti, cioè Ministeri, Regioni, altre amministrazioni competenti e concessionari dei pubblici servizi eventualmente coinvolti.
Per approfondire: Relazione Fitto: integrare risorse PNRR, fondi strutturali e FSC
Fitto: impegno per CIS già sottoscritti, ma disciplina da rivedere
A sollevare la questione è stato, in occasione delle interrogazioni a risposta immediata alla Camera del 10 maggio, il deputato di Azione Antonio D'Alessio, che ha chiesto aggiornamenti sullo stato dell'arte dei Contratti istituazionali di sviluppo attualmente fermi, in particolare del CIS Salerno. Contratto avviato nel maggio 2022 dal Governo Draghi, su iniziativa dell'ex ministra del Sud e della Coesione, Mara Carfagna e che, ha spiegato il ministro Fitto, ha raccolto 221 proposte progettuali, per un fabbisogno finanziario di miliardo e 800 milioni di euro. Il 74% delle proposte inviate dagli enti, tuttavia, ha continuato il ministro, risulta privo di progetto o corredato da meri progetti di fattibilità, quindi a uno stadio di progettazione preliminare. Discorso analogo per il CIS Acqua Bene Comune, avviato dall'Esecutivo Draghi nel luglio scorso: in questo caso sono state raccolte 3.271 proposte, per un fabbisogno di oltre 25 miliardi di euro, ma per il 75% delle proposte si conferma il livello di progettazione del tutto preliminare.
La ragione di questo quadro, secondo Fitto, sta nello snaturamento della ratio dei Contratti istituzionali di sviluppo, rispetto alla vocazione originaria di strumento di attuazione rafforzata di interventi infrastrutturali di particolare strategicità.
I primi CIS, sottoscritti tra 2012 e 2013 per un valore di oltre 14 miliardi, riguardavano infatti quatto grandi infrastrutture ferroviarie e stradali:
- CIS Direttrice ferroviaria Napoli-Bari-Lecce/Taranto
- CIS Direttrice ferroviaria Salerno-Reggio Calabria
- CIS Direttrice ferroviaria Messina-Catania-Palermo
- CIS Itinerario stradale Sassari-Olbia.
Con i CIS territoriali, invece, l'obiettivo è diventato la valorizzazione di specifici territori, dal 2016 con i CIS di Taranto e Matera e poi, dal 2018, quando si è attribuito ai Contratti istituzionali di sviluppo il valore di strumento di programmazione. Un mutamento di funzione che, secondo il ministro, ha impedito di usare i fondi della Coesione per sbloccare interventi strategici già finanziati e non avviati e ha portato ad assegnare risorse non programmate, principalmente a valere sul Fondo sviluppo e coesione (FSC), pur in assenza di una specifica progettualità. Con il risultato ultimo, ha continuato Fitto, di erogare fondi a progetti di modesta entità, anche inferiori al milione di euro, per i quali l’inserimento nel Contratto istituzionale di sviluppo, di fatto, non comporta nessun elemento di semplificazione e accelerazione rispetto al finanziamento ordinario ai soggetti beneficiari. Tra l'altro, ha sottolineato il ministro, senza trarne vantaggi neanche in termini di accelerazione della spesa, dal momento che i 15 CIS sottoscritti, a fronte di oltre 3 miliardi di euro assegnati, presentano un livello di spesa del 16,26%, del tutto in linea con il resto dei fondi della Politica di Coesione 2014-2020.
Qual è la linea del Governo allora? Per i beneficiari dei contratti già sottoscritti nessun rischio, c'è anzi l'impegno a rafforzare le attività di supporto per assicurare l'effettivo impiego delle risorse già assegnate e la realizzazione degli investimenti. Per il futuro, però, l'intenzione è di cambiare passo.
Il Governo intende rilanciare lo strumento per rendere più efficiente e razionale la gestione delle risorse relative ai progetti per la coesione territoriale, ha anticipato Fitto. La via sarà quella di un aggiornamento della disciplina dei CIS, nell'ambito di quanto previsto dal dl 13-2023, il decreto PNRR Ter che ha rivisto la governance della Politica di coesione, oltre che quella del Recovery, e che accentra in capo a Palazzo Chigi, sopprimendo l'Agenzia per la Coesione territoriale, le competenze in materia di fondi strutturali europei e FSC.