Opportunità e sfide per la logistica del settore agroindustriale

Foto di Marcin Jozwiak da PexelsSostenibilità ambientale, professionalizzazione del capitale umano, aggregazione tra gli operatori e investimenti nelle infrastrutture e sui vettori. Sono questi i punti chiavi su cui si gioca il futuro del comparto logistico legato alla filiera produttiva dell'agroindustria e su cui saranno necessari nuovi finanziamenti e nuove normative.

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A dirlo sono gli stessi stakeholder dei settori trasporti e agroindustria, intervenuti nel corso di Moveo, il percorso di incontri promosso dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS) con gli operatori della logistica, che accompagna la redazione del nuovo Documento di indirizzo strategico per la mobilità e la logistica.

Che cosa è Moveo?

Lanciato a Milano a inizio luglio, Moveo è un ciclo di incontri con gli stakeholder della logistica e delle principali filiere produttive italiane, volto ad analizzare l’evoluzione della domanda di trasporto di merci e persone, al fine di definire le priorità per le infrastrutture e per i servizi logistici e individuare le sfide che abbiamo davanti per arrivare ad avere una logistica sostenibile.

La kermesse prevede tre tappe a Milano (5 luglio), Napoli (13 luglio) e Firenze (28 luglio) durante le quali il MIMS ha l’occasione di incontrare un centinaio di protagonisti delle diverse filiere produttive, al fine di discutere l’indirizzo strategico che devono avere le politiche dei trasporti e della logistica.

Per assicurare un taglio concreto e operativo, Moveo ha previsto una articolazione in sei tavoli di lavoro, relativi ai seguenti tematismi: agroindustria; automotive; chimica e farmaceutica; design, moda e arredo; metallo, meccanica ed elettronica; turismo.

Luci e ombre della transizione ecologica nel settore della logistica dei prodotti agroindustriali

A distanza di una ventina di giorni dallo svolgimento del primo incontro, il MIMS ha pubblicato i primi report su quanto emerso dalla tappa di Milano, divisi per settori.

Per quanto concerne il futuro della logica legata alla filiera agroindustriale, nonostante si sia davanti ad una una crescita costante del settore (sia sul lato import che su quello export), gli stakeholder hanno segnalato forti criticità che - se non affrontate - rischiano di frenare la crescita e rendere meno competitivo il comparto.

Sul fronte della transizione ecologica, anche in questo comparto il punto cruciale è il bilanciamento tra le opportunità derivanti dalla svolta green e i costi per realizzarla. In linea di massima, le opportunità emergono su una serie di aspetti come:

  • l’integrazione modale nel senso di un effettivo dialogo tra strada e ferro;
  • la maggiore flessibilità che dovrà caratterizzare gli slot della grande distribuzione, unita a sistemi di prenotazione dialoganti tra loro, a una maggiore velocità nella circolazione delle informazioni, alla dematerializzazione dei documenti di trasporto, alla tracciabilità di tutti i passaggi, a un controllo unificato da parte di tutti gli enti autorizzativi;
  • la maggiore cura nella produzione di dati e nella misurazione/certificazione delle performance ambientali delle aziende.

Sul fronte invece delle minacce derivanti dalla transizione ecologica, a suscitare dubbi e timori sono, solo per citarne alcuni:

  • la scomparsa dei piccoli produttori, che, se non agissero in modo aggregato, non riuscirebbero a far fronte ai nuovi standard;
  • un apparato normativo di tipo vincolistico invece che premiale (anche il Fit for 55 rischia di essere troppo teorico e punitivo, e che se entrasse in gioco immediatamente porterebbe molte aziende a chiudere).

Affinchè, invece, la filiera sia in grado di cogliere le opportunità derivanti dalla svolta green, gli operatori sollecitano:

  • la progressiva digitalizzazione del settore, che aiuta a ottimizzare i tempi e a innovare le modalità di produzione dei servizi;
  • la creazione di piattaforme di riferimento per l’intera filiera, che servono ad avere un quadro completo di tutti i servizi presenti sul mercato senza oneri aggiuntivi;
  • una formazione specifica su marketing, logistica e controllo gestionale, in modo che sappiano capire cosa esternalizzare. 

In tale contesto - si legge quindi nel report - “è pertanto importante procedere con la professionalizzazione degli operatori e con già la necessità di aggregazione tra operatori, in modo che si riesca a competere con i mercati esteri anche su questo fronte”.

Le sfide della logistica agroindustriale

Al di là della complessità delle scelte che interessano la transizione ecologica, il settore della logistica si trova davanti alla scelta - non più rinviabile - di crescere, qualificarsi e aumentare la competitività.

A spingere in questa direzione, infatti, non sono solo i dati sull’aumento costante dell'internazionalizzazione del comparto (sia import e export) che richiede una competitività maggiore, ma anche la complessità dell’attuale scenario internazionale.

Tali trend, uniti ad alcune fragilità strutturali del sistema italiano, rischiano infatti di zavorrare il settore. A pesare sono soprattutto:

  • le carenze infrastrutturali, in termini di linee ferroviarie, centri intermodali e di stoccaggio, e trasporto su cargo aereo (che ora viene fatto su gomma imbarcando il prodotto italiano negli hub esteri);
  • tecnologiche, che ad esempio non permettono la piena utilizzazione delle linee ferroviarie, o non vedono ancora l’adozione di carri ferroviari refrigerati, e quindi rendono impossibile l’integrazione modale per il fresco; 
  • organizzativo-culturali, come il livello insoddisfacente di aggregazione dei piccoli imprenditori (ora troppo deboli rispetto alle dinamiche di mercato tipiche della filiera); la mancanza di incentivi per l’investimento in infrastrutture logistiche e la scarsità di regole per accedervi; o ancora le fragilità burocratico-procedurali (presso le dogane ma non solo).

Per questo - chiedono  gli operatori - in questi anni sarà importante agire su alcuni punti salienti, anzitutto sul fronte "infrastrutture", come:

  • gli investimenti infrastrutturali, volti a incrementare e valorizzare i porti;
  • il potenziamento delle due dorsali ferroviarie tirrenica e adriatica, ora sature;
  • l’incremento deciso dell’offerta aeroportuale soprattutto nel nord-est e nel centro sud;
  • il rafforzamento (ma anche lo snellimento funzionale) dei valichi del Friuli Venezia Giulia (Villa Opicina, Gorizia e Tarvisio).

Più in generale invece gli operatori della logistica e del comparto agroindustriale, essi sottolineano l'importanza di virare progressivamente dal trasporto su gomma a quello su ferro e su acqua, procedendo con una gestione che punti al ferro per il lungo raggio e alla gomma per il corto raggio. 

Ma non solo. Fondamentale sarebbe anche rivedere il ciclo giornaliero della movimentazione merci, estendendo alle 24 ore la raccolta-distribuzione-consegna, così come includendo nella platea dei siti produttivi anche le strutture di supporto che, in tal modo, potrebbero diventare potenziali destinatari di contributi e agevolazioni.

Consulta il report

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