Più comunità energetiche rinnovabili uguale bollette più basse per tutti. Girotto (M5S) ci spiega perché
L’aumento dei prezzi dell’energia è un grave problema per tutti, ma alcuni ne subiranno meno le conseguenze: chi fa parte di una comunità energetica rinnovabile, infatti, paga bollette meno care. Come mai? Risponde Gianni Girotto, presidente della commissione Industria del Senato, tra i maggiori sostenitori delle comunità energetiche in Italia.
Una mappa delle comunità energetiche rinnovabili italiane
La spesa media energetica di una famiglia è di circa 3.000 euro l’anno, ma solo una piccola parte (il 18%) è dovuta alla bolletta elettrica. Circa la metà di quei 3.000 euro copre il carburante per l’auto e un terzo il riscaldamento.
Elettrificare i consumi, autoproducendosi energia tramite le fonti rinnovabili, può fare quindi una grande differenza a fine mese. Il senatore del Movimento 5 Stelle Gianni Girotto, presidente della commissione Industria di Palazzo Madama e coordinatore del Comitato per la Transizione Ecologica del M5S, ci spiega come e perché.
Può spiegarci in che modo le comunità energetiche rinnovabili possono abbassare le bollette?
L’abbassamento delle bollette è legato allo stesso meccanismo per cui da una dozzina d’anni si installano fonti rinnovabili: l’energia prodotta da fonti rinnovabili che sono di proprietà non costa.
Cito un numero molto interessante che ha fornito il GSE nel corso di una recente audizione parlamentare: a seguito dell’aumento dei costi energetici è stato calcolato che quella parte d’Italia che ha impianti di autoproduzione dell’energia ha ridotto del 30% gli aumenti in bolletta, perché anziché soddisfare il proprio fabbisogno energetico dal mercato una parte se la autoproduce.
La riduzione del costo in bolletta è dovuta quindi al fatto che una parte dell’energia non viene acquistata ma fornita dall’impianto di mia proprietà. Mi autoproduco energia che non pago: devo pagare l’impianto, ma una volta ammortizzato non pago più l’energia.
Domani la differenza tra una persona benestante e una persona in difficoltà sarà proprio nell’autoproduzione di energia. Chi oggi ha l’auto elettrica, la cucina a induzione e il riscaldamento a pompa di calore elettrica non paga il gas.
Con le comunità energetiche e con l’elettrificazione dei consumi di riscaldamento, cucina e trasporti, ecco che ho una riduzione delle bollette al plurale, perché così tendenzialmente dovrebbero sparire le bollette del gas per spostarsi sull’elettrico.
“Devo pagare l’impianto” è quello che molti, leggendo questo articolo, staranno pensando. Ma esiste un incentivo ad hoc per dare vita a una comunità energetica rinnovabile. Come funziona?
L’incentivo, già totalmente operativo, premia l’autoconsumato per 20 anni. E’ importante ribadire ‘autoconsumato’ perché la ratio è autoconsumare sul posto.
Si potrebbe parlare di energia a chilometro zero e ciò evita un ulteriore costo che di conseguenza porta a una riduzione in bolletta per tutti.
Quindi più comunità energetiche rinnovabili significa un risparmio in bolletta per tutto il Paese?
Le comunità energetiche non fanno risparmiare non solo chi vi aderisce ma fanno risparmiare tutti. Da un lato, infatti, aumentando la produzione di energia rinnovabile si abbassa il prezzo all’ingrosso dell’elettricità sul mercato nazionale, dall’altro lato trattandosi di energia a chilometri zero non va a sbilanciare sulla rete, e questo sbilanciamento vale miliardi.
Più autoconsumo significa meno sbilanciamento, meno sbilanciamento significa quindi meno costi in bolletta per tutta Italia.
Un’altra voce di risparmio è sulle infrastrutture: la rete elettrica è in continua espansione, ad oggi abbiamo 1 milione 800mila cavi in media-bassa tensione e nel futuro aumenteranno. Basti pensare che l’ultimo piano di sviluppo di Terna cuba 18 miliardi.
Quanto più riesco a produrre sul posto tanto meno cavi devo stendere, tanti meno trasformatori, piloni… saranno necessari.
Aveva proposto un emendamento alla Legge di bilancio 2022 per istituire un “Fondo di Garanzia” per ampliare il numero di comunità energetiche rinnovabili in Italia risolvendo il problema dell’accesso al credito per diversi soggetti. Intende riproporlo in sede parlamentare o ha in programma altre iniziative simili?
Continuerò a insistere con un fondo di garanzia che vada oltre il perimetro dei 5.000 abitanti previsto dal PNRR - il Recovery Plan stanzia 2,2 miliardi per aumentare il numero delle comunità energetiche rinnovabili in Italia puntando sulle Pubbliche Amministrazioni, le famiglie e le microimprese dei Comuni con meno di 5.000 abitanti, quelli cioè più a rischio di spopolamento, ndr.
Sarebbe estremamente importante coinvolgere i Comuni, che già prima del PNRR avevano a disposizione fondi per l’efficientamento energetico. I Comuni potrebbero fare moltissimo.
La prima comunità energetica rinnovabili, non a caso, è stata di iniziativa comunale. La più grande e interessante è la comunità collinare del Friuli Venezia Giulia: coinvolge 18 comuni e hanno iniziato i lavori per dare vita a 50 comunità energetiche.
Ho avuto un’interlocuzione con ABI, affinché le banche si interessino di più al tema. Sono convinto che le banche non abbiano ancora compreso le potenzialità di business che le comunità energetiche possono rappresentare.
Sto continuando a coinvolgere anche il mondo imprenditoriale. La prima comunità energetica di sole imprese manifatturiere è nata un mesetto fa a Imola.
Lentamente le cose si muovono.
Non ritiene che possano essere utili ulteriori semplificazioni procedurali per le energie rinnovabili? Penso, ad esempio, all’ostacolo rappresentato spesso dalle soprintendenze…
La procedura per fare una comunità energetica è estremamente semplice.
Il discorso del permitting e delle autorizzazioni alla costruzione degli impianti, invece, è un enorme problema che ha bloccato l’Italia negli ultimi 8 anni.
In Italia siamo praticamente fermi e quel poco che installiamo va a coprire giusto il decadimento degli impianti eolici e fotovoltaici.
I motivi li sappiamo: da una parte ci sono le giuste preoccupazioni ambientali, non andare a rovinare un sito archeologico, turistico e di interesse artistico; dall’altra c’è tanta malafede. Il percorso sulle semplificazioni deve proseguire.
E’ partita la commissione VIA nazionale, presieduta dal commissario Atelli presso il Ministero della Transizione ecologica, e riguarderà tutte le procedure nazionali per gli impianti medio-grandi.
A livello di gli impianti piccoli e domestici bisogna proseguire con le semplificazioni e conto che il fenomeno delle comunità energeitche dia una mano in questo. Infatti, se è il Comune a costituire una comunità energetica allora mi sembra plausibile ritenere che non dovrebbero esserci grossi problemi di permitting.
A livello parlamentare io e il mio gruppo politico continueremo a spingere per semplificare.