Come cambiano gli incentivi alle rinnovabili elettriche con l'entrata in vigore della direttiva Red II in Italia
Il recepimento della direttiva Red II in Italia segna un passaggio importante per il settore green, aprendo la strada a nuove regole per gli incentivi alle rinnovabili elettriche.
Dopo un 2020 che ci ha visto retrocedere in ultima posizione in Europa per potenza installata, la fine del 2021 porta con sé un passaggio decisivo: con il recepimento della direttiva rinnovabili, infatti, l'Italia prova a cambiare le carte in tavola.
Il crollo delle energie rinnovabili nel 2020: Italia fanalino di coda in UE
Partiamo dai dati. Come riportato dal Renewable Energy Report 2021 redatto dall'Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano, nel settore delle energie rinnovabili, l'Italia nel 2020 non ha tenuto il passo sostenuto dell'Europa. Nel 2020, infatti, la potenza installata nel nostro Paese è diminuita del 35% mentre il Vecchio Continente l'anno scorso ha sfondato quota 650 GW di potenza complessivamente installata.
Dati deludenti che non implicano tuttavia che nulla sia stato fatto di recente per dare spinta alle rinnovabili nel nostro Paese: la semplificazione dell'iter per l'ammodernamento di impianti esistenti, l'introduzione delle Comunità energetiche nella normativa nazionale sono primi passi in tal senso. Ma secondo gli operatori del settore sono passetti ancora timidi, incapaci di dare quell’accelerata di cui le rinnovabili hanno bisogno.
Prova ne sono i numeri deludenti di partecipazione agli ultimi bandi di accesso agli incentivi, che hanno spinto il Ministero della Transizione ecologica a cambiare rotta.
Il testo di riferimento: la direttiva Red II
Una data spartiacque è quella del 15 dicembre 2021, con l'entrata in vigore del D.lgs n. 199 del 8 novembre 2021, che recepisce la cosiddetta Red II, la direttiva rinnovabili. Direttiva con cui Bruxelles fissa innanzitutto degli obiettivi ben precisi da centrare entro il 2030: arrivare ad almeno 95 gigawatt di potenza installata al 2030.
Tanto per avere un’idea di quanto lontano sia questo target per l’Italia basti pensare nel 2020 eravamo a quota 784 MW.
Il dlgs di recepimento della direttiva ha una portata molto ampia: dagli incentivi alle rinnovabili elettriche alla promozione dell’utilizzo dell’energia termica da rinnovabili, passando per l’autoconsumo e le comunità energetiche rinnovabili.
Gli incentivi alle rinnovabili nella Red II
Per incentivare le energie rinnovabili la strada è quella tracciata dalla direttiva europea, che nella sua trasposizione nell'ordinamento italiano prevede nuovi schemi di gioco e regole d'ingaggio diverse per grandi e piccoli impianti.
Per i grandi impianti, quelli cioè con potenza superiore a 1 MW, l’incentivo è attribuito attraverso procedure competitive di aste al ribasso effettuate in riferimento a contingenti di potenza.
Per gli impianti di piccola taglia, quelli cioè di potenza inferiore a 1 MW, l’incentivo varia in base alla tipologia:
- per quelli con costi di generazione più vicini alla competitività di mercato, attraverso una richiesta da effettuare direttamente alla data di entrata in esercizio, fermo restando il rispetto di requisiti tecnici e di tutela ambientale;
- per gli impianti innovativi e per impianti con costi di generazione maggiormente elevati, l’incentivo è attribuito tramite bandi in cui sono messi a disposizione contingenti di potenza e sono fissati criteri di selezione basati sul rispetto di requisiti tecnici, di tutela ambientale e del territorio e di efficienza dei costi.
Diverso il caso dei piccoli impianti che fanno parte di una comunità dell'energia o di configurazioni di autoconsumo collettivo: in quel caso, infatti, è previsto un incentivo diretto che premia l’energia autoconsumata istantaneamente.
In base al dettato normativo ci sarà da attendere circa 6 mesi dall'entrata in vigore del dlgs che attua la direttiva, quando uno o più decreti MiTE definiranno le modalità per l'implementazione dei sistemi di incentivazione per i piccoli come per i grandi impianti.
In realtà lo schema di gioco che il ministero intende adottare già si conosce: programmazione, semplificazione e accelerazione degli iter autorizzativi sono le parole chiave della roadmap delle aste di nuovi impianti di energie rinnovabili già pubblicata dal MiTE in attuazione di quanto previsto dalla direttiva europea.
In una fase transitoria saranno prorogate le aste previste dal decreto FER 1, cui si affiancheranno poi i nuovi bandi. Poi si andrà verso un’accelerazione delle procedure attraverso la definizione delle aree idonee e una semplificazione delle autorizzazioni per nuovi impianti e siti esistenti.
Per permettere agli operatori di programmare gli investimenti, inoltre, i calendari di aste e registri avranno una programmazione di lungo periodo, su base quinquennale.