Decontribuzione per le lavoratrici madri nella Manovra 2022
Dal 2022, in via sperimentale, le madri lavoratrici che rientrano al lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità potranno beneficiare per un anno dell'esonero del 50% dei contributi previdenziali dovuti.
Cosa prevede la legge di Bilancio 2022
La decontribuzione per le lavoratrici madri, riservata alle sole dipendenti del settore privato, è una delle principali misure del pacchetto di interventi previsti dalla Manovra 2022 per promuovere la parità di genere.
Nel ventaglio di iniziative dedicate all'occupazione femminile rientrano poi l'incremento della dotazione del Fondo per la parità salariale di genere, due Piani strategici nazionali - uno per la parità e uno contro la violenza di genere - e l'estensione dell'indennità di maternità.
Esonero contributi madri lavoratrici
In via sperimentale, per l'anno 2022, sarà riconosciuto un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato, nella misura del 50%, per un periodo massimo di un anno a decorrere dal rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità. Resta ferma, invece, l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Parità salariale di genere: il fondo sale a 52 milioni
Verrà incrementato notevolmente il Fondo per il sostegno alla parità salariale di genere, che dai 2 milioni annui già previsti e confermati per il 2022, passerà dal 2023 a 52 milioni di euro, 50 milioni in più di quanto stabilito dalla legge di Bilancio 2021.
Le risorse serviranno a sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro anche attraverso la definizione di procedure per l’acquisizione, da parte delle imprese pubbliche e private, di una certificazione della parità di genere, con connessi benefici contributivi a favore del datore di lavoro.
Le modalità di attuazione di questa norma, però, dovranno essere definite con un decreto interministeriale - a firma dei Ministeri del Lavoro, dell'Economia e per le Pari opportunità - per il quale non è previsto un termine di adozione.
Un intervento strettamente legato a questa misura, previsto dalla stessa Manovra, è l'istituzione del Fondo per le attività di formazione propedeutiche all'ottenimento della certificazione della parità di genere, con una dotazione di 3 milioni di euro per il 2022, presso il Ministero del Lavoro.
Il potenziamento del Fondo e il riferimento alla certificazione, con connessa agevolazione contributiva, sono coerenti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare con la componente 2 "Politiche attive per il sociale" della Missione 5 "Inclusione e coesione", che contiene un chiaro riferimento al tema della promozione della parità di genere.
Inoltre, l’incremento di 50 milioni di euro all’anno del Fondo per il sostegno della parità salariale di genere è collegato alla legge approvata il 26 ottobre dal Parlamento che modifica il Codice delle pari opportunità e prevede, dal 2022, un esonero contributivo in favore delle aziende certificate, pari a un massimo di 50 mila euro, da riconoscersi nel limite di 50 milioni di euro annui.
Un Piano nazionale per la parità di genere
La manovra prevede anche la realizzazione di un Piano strategico per combattere gli stereotipi di genere e colmare i divari nel lavoro, nelle retribuzioni e nelle pensioni.
Gli obiettivi sono individuare buone pratiche per combattere gli stereotipi di genere, colmare il gender gap nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico e conseguire un maggior equilibrio di genere nel processo decisionale.
Per fare ciò saranno istituiti una cabina di regia, un osservatorio nazionale che potrà contare su un tavolo di lavoro sulla certificazione di genere alle imprese, un sistema informativo per raccogliere dati e informazioni sulla certificazione e costituire un albo degli enti accreditati.
Anche questa misura, come l'incremento del Fondo per il sostegno alla parità salariale di genere, mira a dare immediata attuazione ad una delle priorità trasversali del PNRR, che ritiene essenziale la mobilitazione delle energie femminili, in un’ottica di pari opportunità, intervenendo sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne.
Per il finanziamento del Piano verranno messi a disposizione 5 milioni di euro dal 2022, a valere sul Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, anche noto come 'Fondo Pari Opportunità'.
Dalle case rifugio ai percorsi di emancipazione, più risorse per il Fondo Pari Opportunità
Oltre ai 5 milioni per il Piano nazionale per la parità di genere, verranno incrementate ulteriormente, per il 2022, le risorse del Fondo Pari opportunità, con le seguenti finalità:
- 2 milioni di euro destinati in parte per l'istituzione e al potenziamento dei centri di riabilitazione per uomini maltrattanti e il loro funzionamento, in parte ad attività di monitoraggio e raccolta dati;
- 5 milioni di euro destinati a centri antiviolenza e case rifugio;
- 10 milioni di euro, ripartiti equamente a metà, destinati da un lato all'implementazione dei centri per il recupero degli uomini maltrattanti e dall'altro agli interventi per favorire l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà.
A queste misure si aggiunge lo stanziamento di 2 milioni di euro per il 2022 per porre in essere un ventaglio di interventi relativi ai percorsi di trattamento psicologico per il reinserimento nella società dei condannati per reati sessuali, per maltrattamenti contro familiari o conviventi e per atti persecutori.
Nel 2022, inoltre, 200mila euro saranno destinati all'Associazione DONNEXSTRADA, al fine di favorire la sicurezza delle donne, prevenire comportamenti violenti e/o molesti attraverso lo sviluppo sulla rete intermodale dei trasporti di servizi di sostegno immediato e di prossimità alle potenziali vittime.
Un nuovo piano d'azione contro la violenza di genere
In sinergia con gli obiettivi della Convenzione di Istanbul - ovvero la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica - si prevede un Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Per la prevenzione del fenomeno della violenza di genere, il Piano metterà in campo una pluralità di interventi in diversi ambiti:
- campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione,
- promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche anti-violenza e antidiscriminazione negli stessi libri di testo,
- potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking,
- formazione specializzata degli operatori,
- collaborazione tra istituzioni,
- raccolta ed elaborazione dei dati,
- previsione di specifiche azioni positive,
- configurazione di un sistema di governance del fenomeno tra i diversi livelli di governo sul territorio.
Per soddisfare l'ultimo punto dell'elenco, saranno istituiti una cabina di regia interistituzionale e un osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica, presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La composizione, il funzionamento e i compiti di questi due enti saranno disciplinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio o dell’Autorità politica delegata.
Per il finanziamento del Piano verranno messi a disposizione 5 milioni di euro dal 2022, a valere sul Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità.
Maternità più lunga per partite Iva e lavoratrici atipiche con redditi bassi
Infine, la legge di bilancio stabilisce che l’indennità di maternità verrà riconosciua per ulteriori tre mesi, dalla fine del periodo di maternità obbligatoria, alle libere professioniste, alle lavoratrici iscritte alla gestione separata e a quelle impegnate in attività socialmente utili che abbiano dichiarato nell’anno precedente un reddito inferiore a 8.145 euro.
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