Competitività, il nuovo piano industriale della Regione Lazio

Piano Industriale Lazio - Fonte: Regione Lazio Ristabilire il giusto peso di manifattura e terziario avanzato nel bilancio complessivo dell’economia laziale, facendo perno su un pool di “attivatori”, dalla digitalizzazione dei processi autorizzativi alla finanza per la crescita dimensionale delle imprese, passando per la ricerca. E’ questa, in buona sostanza, la struttura del Piano Industriale del Lazio presentato da Unindustria e Regione Lazio, quest’ultima pronta a mettere sul tavolo 550 milioni di fondi europei.

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In un momento storico in cui le istituzioni nazionali ed europee riflettono su programmi e bussole per la competitività industriale, anche il Lazio si appresta ad attuare una strategia per la crescita economica scritta a quattro mani da imprese e PA. 

Lanciato ieri, 26 febbraio, il Piano industriale del Lazio 2025 è stato infatti presentato dal presidente di Unindustria, Giuseppe Biazzo, assieme al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, alla vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione, Roberta Angelilli, e al presidente della commissione Sviluppo economico del Consiglio regionale del Lazio, Enrico Tiero. 

Un progetto nato su impulso di Unindustria - che ne ha affidato la redazione al prof. Giuseppe Russo, Direttore del Centro Einaudi - e poi condiviso e adottato da Regione Lazio al fine di mettere in campo “una risposta concreta alle sfide economiche e produttive del territorio regionale, con l’obiettivo di rilanciare la crescita industriale e valorizzare le eccellenze del Lazio”, spiegano dalla Regione.

Il Piano Industriale del Lazio

La struttura del Piano si articola in tre sezioni principali. Si inizia con un’analisi approfondita della situazione economica regionale, per inquadrare quelle tendenze, evoluzioni, caratteristiche strutturali e condizioni di contesto dell’economia laziale dalle quali partire. Alla base del Piano vi sono infatti una serie di dati, a cominciare dalla riduzione di un terzo del valore aggiunto dell’industria manifatturiera negli ultimi 20 anni e dalla bassissima quota di imprese piccole e di medie dimensioni, con una struttura imprenditoriale regionale polarizzata tra micro e grandi imprese.

Il tutto tenendo però a mente che il Lazio è anche la seconda regione italiana per PIL e, secondo i dati dell’EU 2023 Regional Innovation Scoreboard, ha un potenziale tecnologico e innovativo al pari delle regioni del Nord.

In tale contesto, vengono individuati gli ambiti di intervento e i piani di azione su cui indirizzare l’attenzione e definire la fase operativa. Il Piano li chiama “attivatori”, raggruppati in quattro categorie: territorio, attrattività, risorse per lo sviluppo e competenze. Per ognuno di essi, vengono quindi individuati piani di azioni specifici. Si tratta del cuore del Piano, quello in cui emergono le direttrici su cui Unindustria e  Regione intendono concentrare risorse e sforzi.

Per quanto concerne il territorio, ad esempio, il Piano punta molto sulle infrastrutture viarie: porti ed aeroporti in primis, ma anche direttrici come la Orte-Civitavecchia, la Cisterna-Valmontone e la Roma-Latina, nonché la viabilità intra e inter poli produttivi. Vi è poi il tema dell’efficientamento dei sistemi acquedottistici e fognari industriali e dell'infrastruttura energetica. Ma spazio anche alle infrastrutture digitali, anzitutto nelle aree industriali e centri urbani.

Piuttosto fitto è l’elenco di piani di azione per aumentare l'attrattività del Lazio. Punto di partenza imprescindibile è migliorare la performance pubblica. Per avere una “PA smart”, il Piano punta su elementi concreti a cominciare dall'allineamento dei procedimenti autorizzativi ai livelli delle regioni italiane che meglio performano sul tema. Ma anche sulla digitalizzazione di tutti i processi autorizzativi. Interessante anche l'obiettivo di puntare ad utilizzare in maniera più efficace gli Accordi di insediamento e sviluppo. Presente poi una sezione che il Piano chiama "rigenerazione e cura del territorio", al cui interno figura ad esempio la riqualificazione delle aree industriali in termini di comfort, sicurezza e decoro.

Sono tre, invece, gli ambiti previsti dall’attivatore "risorse per il territorio”. Si inizia con il dispiegamento di soluzioni di finanza per la crescita dimensionale delle imprese, da raggiungersi mediante una maggiore interazione con operatori finanziari istituzionali (BEI, CDP) e privati, al fine di sostenere: la patrimonializzazione, il ricorso alla finanza complementare nei processi di M&A (Mergers and acquisitions), gli investimenti in equity e la quotazione delle imprese.

Ampio spazio, poi, al potenziamento del sistema di incentivi alle imprese, su cui da un lato si sottolinea l'importanza di ridiscutere con Bruxelles i limiti e le esenzioni del regime degli Aiuti di Stato e della relativa Carta degli aiuti a finalità regionale. Dall'altro si sottolinea l'obiettivo di passare da una logica di valutazione puntuale dei progetti di investimento, ad una di valutazione complessiva sui risultati finali.

Infine vi è il capitolo "internazionalizzazione", rispetto al quale da un lato si individua l'obiettivo di mettere in campo programmi che siano in complementarietà con le Agenzie nazionali, mentre dall’altro di attuare un Piano di retention per le multinazionali attualmente operanti sul territorio e di attrazione di investimenti.

L’ultimo attivatore individuato dal Piano Industriale del Lazio sono le competenze, un’area che va dai c.d. talenti (ad esempio si punta a raddoppiare in quattro anni il numero di diplomati ITS), alla managerializzazione (mediante l’introduzione di figure manageriali nelle PMI, ad esempio per le filiere o lo sviluppo di politiche aziendali ESG), fino alla ricerca (dove si punta sia su incentivi alla co-progettazione dei corsi di laurea e dottorati tra atenei e imprese, sia sul sostenere la collaborazione tecnologica tra imprese, atenei e centri di ricerca).

Su tutto si stagliano due grandi player in cui la Regione è già coinvolta e che il Piano intende valorizzare ulteriormente. Parliamo del Consorzio Industriale del Lazio per il quale si intende predisporre un Piano Pluriennale degli investimenti, con adeguata dotazione, condiviso con le imprese; ma anche individuare il Consorzio quale ente abilitatore dell’attrattività delle aree industriali regionali.

E poi il Rome Technopole, la prima significativa partnership pubblico-privata del Lazio nell’ambito della ricerca e della formazione universitaria. Un organismo già operante, per il quale vanno però definiti nuovi obiettivi - condivisi con le imprese - a cui vincolare le ulteriori risorse regionali che dovrebbero arrivare.

Per evitare che il Piano resti fumoso, Unindustria e Regione Lazio hanno definito anche tre KPI (Key Performance Indicator), tutti a quattro anni. Il primo KPI riguarda la crescita dimensionale delle aziende. Le politiche e le strategie che saranno messe in atto, infatti, dovranno essere in grado di portare ad avere 190 medie imprese e 1.260 piccole imprese in più. Fronte occupazione di qualità (intesa come quella nei settori manifatturieri ad alta e medio-alta tecnologia), il KPI fissa la cifra obiettivo di 13mila addetti in più. Infine la crescita delle esportazioni, per le quali si punta a 7,8 miliardi di export aggiuntivo.

Sono previsti, inoltre, monitoraggi periodici per valutare l’efficacia delle misure adottate e, se necessario, apportare correzioni e aggiornamenti. “L’impegno - spiegano da Regione Lazio - è quello di ritrovarsi a un anno da oggi per fare il punto sull’avanzamento del Piano e sui primi risultati conseguiti”.

Lazio: in arrivo 550 milioni di fondi FESR

Come ha annunciato l’Assessore Roberta Angelilli, “per il 2025 saranno stanziati oltre 550 milioni di euro di risorse europee del FESR per sostenere il Piano industriale, 274 milioni destinati alle sovvenzioni per le imprese e 149 per l’accesso al credito, oltre al finanziamento di credito agevolato della Banca europea degli investimenti di circa 120 milioni di euro. 

A tale importo si aggiungono circa 16 milioni di euro del bilancio regionale per sostenere gli investimenti delle imprese della filiera automotive. 

Entro il mese di marzo sarà inoltre presentata la legge sul Consorzio industriale unico del Lazio, strumento decisivo per l’attuazione delle politiche di sviluppo della Regione”.

Consulta il Piano Industriale del Lazio 

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