Installare 85 GW di rinnovabili al 2030 farebbe risparmiare 110 miliardi. Un target che sarà anche nel PNIEC

Energia rinnovabile - Foto di PixabayCon la revisione del PNIEC, prevista entro fine giugno, dovrebbero arrivare target più ambiziosi per le rinnovabili. A rassicurare gli operatori del settore ha pensato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che ha accolto l'obiettivo del Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura. Piano che prevede oltre 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, e almeno 540mila nuovi posti di lavoro.

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L'evoluzione degli scenari energetici, legata anche ai mutamenti del quadro geopolitico mondiale, ha indotto l'Unione europea a rivedere rapidamente le proprie politiche e i propri obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Per allinearsi ai target europei, secondo il Piano 2030 per il settore elettrico legato allo studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation, realizzato con Althesys ed Elettricità Futura, occorre installare 85 GW di nuova potenza rinnovabile e 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia entro il 2030.

Tradotto in percentuali significa che l’84% dell'energia sarà rinnovabile entro il 2030, un obiettivo che - se centrato - permetterebbe all’Italia di ridurre entro un decennio le importazioni di gas di 160 metri cubi, con un risparmio di 110 miliardi di euro

Uno scenario che potrebbe in effetti realizzarsi e che potrebbe tradursi praticamente in un nuovo target da inserire nella revisione del PNIEC, il Piano nazionale integrato energia e clima 2030. 

A che punto è la filiera dell’elettrico in Italia? 

Benché non sia semplice definirne in maniera netta il perimetro, la produzione di tecnologie, componenti e servizi per il settore elettrico finalizzati alla transizione energetica conta in Italia quasi 800 aziende, di cui molte specializzate nel settore rinnovabili e smart energy. 

790 aziende per essere precisi, almeno questa è la stima fornita dallo studio di Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura, un valore della produzione di circa 12,4 miliardi di euro e oltre 37mila addetti.

Diversi sono i segmenti della filiera: dalle tecnologie per la generazione da rinnovabili alle infrastrutture, dall’elettrificazione della mobilità alla digitalizzazione. 

Se la presenza nelle tecnologie di base - come eolico e fotovoltaico, ormai appannaggio di pochi player globali - è limitata, più forte è il presidio di quelle inerenti alle infrastrutture di rete e alle componenti, dove il nostro Paese è esportatore.

Vale la pena anche in questo snocciolare alcuni dei dati dello studio per rendersi conto della portata del settore:  “L’Italia è il secondo produttore UE di tecnologie per le rinnovabili dopo la Germania, con la sola eccezione dell’eolico”, sottolinea Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys presentando i dati. Siamo il “sesto paese esportatore di tecnologie rinnovabili nel mondo”.

Dati positivi che non equivalgono a una situazione perfetta. I margini di miglioramento ovviamente ci sono, soprattutto lato innovazione. Ad esempio, l’Italia deve fare ancora molta strada sul fronte brevetti: tra il 2019 e il 2015 il numero di brevetti italiani nel settore energy è cresciuto del 15% contro il 71% della Cina e il 30% degli USA. Volendo restare in Europa, il confronto è comunque negativo per il Belpaese: il numero di brevetti francesi per l’energia è cresciuto del 29%, quelli tedeschi sono aumentati del 34%.

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85 GW di rinnovabili nel 2030: come centrare l’obiettivo?

Una filiera solida potrebbe riuscire a centrare gli obiettivi sfidanti posti dal Piano 2030 di Elettricità Futura. Purché si combinino due fattori: “quanto effettivamente cresceranno le rinnovabili e quanto la nostra industria saprà rispondere alla richiesta di tecnologie per raggiungere gli obiettivi 2030”, spiega Marangoni. 

“La sfida non è solo nell’elettrificazione di per sé, ma dev’essere una leva per sviluppare il nostro sistema industriale andando a realizzare le tecnologie, le attrezzature e le infrastrutture che servono all’elettrone verde”. 

"Nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di tecnologie, competenze e visione strategica a supporto della transizione energetica”, sottolinea Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel, “e l’Italia potrà avere un ruolo da protagonista solo creando e rafforzando una catena del valore nazionale in grado di competere nello scenario internazionale. Bisogna investire lavorando su tutta la filiera, dalla lavorazione di materie prime allo sviluppo delle tecnologie, dalla generazione alla distribuzione, fino al consumo di energia, secondo un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente, alle persone e alla crescita economica. L’indicazione che emerge dallo studio è chiara: siamo di fronte a una opportunità unica, e se vogliamo coglierla pienamente il momento di agire è ora”.

Il nodo autorizzazioni

C’è però ancora un grande ostacolo da superare ed è quello del permitting: “Per autorizzare i nostri impianti ci mettiamo in media 7 anni, quando la media europea è di 1 anno”, sottolinea Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura. 

I numerosi interventi di semplificazione e il lavoro delle Commissioni PNRR-PNIEC e VIA-VAS hanno migliorato una situazione drammatica ma non hanno risolto il problema.  

Definire farraginoso l’iter per ottenere l’autorizzazione a un impianto alimentato da fonti energetiche rinnovabili è dir poco. Dopo aver ottenuto la VIA, i progetti devono comunque affrontare una lunga e complicata catena di permessi; in alcuni casi sono necessari anche più di 30 pareri. 

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La strada verso il PNIEC 2030

Per produrre più elettricità da FER secondo il presidente di Elettricità Futura serve agire su diversi piani:

  • Aggiornare il PNIEC entro giugno 2023 come previsto dalla Commissione europea, stabilendo per il settore elettrico l’obiettivo di installare almeno 85 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030;
  • Rafforzare l’organico degli uffici competenti al rilascio delle autorizzazioni (a livello nazionale e territoriale) ampliando anche le competenze e le dotazioni tecniche;
  • Responsabilizzare Regioni e Soprintendeze al raggiungimento del nuovo target rinnovabile: i ritardi a livello regionale sono ampliamento sottostimati perché misurati rispetto all’obiettivo del PNIEC in vigore, redatto nel 2018;
  • Adottare un Testo Unico che riordini e semplifichi il quadro autorizzativo per il settore elettrico.

“Il Piano 2030 del settore elettrico è un percorso di indipendenza e sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, e una strategia di sviluppo della filiera elettrica in linea, peraltro, con gli obiettivi europei. Il Piano prevede di allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro”, ha spiegato Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura.

Gli obiettivi indicati nel Piano 2030 dovrebbero entrare nella versione rivista e aggiornata del PNIEC 2030 e diventare quindi target tangibili e concreti.

Le rinnovabili, sottolinea il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, rappresentano “il motore economico e culturale della transizione energetica, in grado di attivare entro dieci anni fino a mezzo milione di nuovi posti di lavoro green”.  

“Esiste - aggiunge Pichetto - un parco di progetti e investimenti che attende il via libera dal sistema delle autorizzazioni: al Ministero stiamo lavorando per sbloccare procedure spesso farraginose che bloccano questi impianti. La conoscenza e il talento dell’imprenditorialità italiana - conclude - possono costruire la nostra sicurezza energetica, nella sostenibilità ambientale”.

Quanto all’aggiornamento del PNIEC, Pichetto Fratin assicura che i lavori saranno completati nei tempi previsti dalla Commissione europea, quindi entro fine giugno.

“L'Italia e l'Europa devono lavorare assieme per una piena sovranità energetica e tecnologica, anche mirando ad un’autonomia sul fronte materie prime fondamentali”, gli ha fatto eco il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Dobbiamo realizzare una risposta strategica dell’Europa e dell’Occidente alla sfida, anche valoriale, che ci viene posta dalla Cina e dalla Russia. Servono regole in sintonia con le richieste delle imprese e risorse che garantiscano chi investe in rinnovabili e green. Su questo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ed il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica sono come due binari finalmente allineati, anche con gli altri dicasteri coinvolti, su cui corre il treno della transizione ecologica e digitale che può fare dell’Italia un modello produttivo sulle rinnovabili”. 

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