Riforma Patto di Stabilità: i prossimi step
Il 30 aprile sono entrati i vigore i tre atti legislativi che costituiscono la riforma del Patto di Stabilità. Il primo step nell'ambito della nuova governance macroeconomica dell'Unione è fissato al 21 giugno, quando la Commissione comunicherà ai Governi le rispettive traiettorie di riferimento della spesa primaria netta, l'indicatore in base al quale ciascun paese dovrà definire il proprio percorso di aggiustamento di bilancio e il Piano fiscale di medio termine da presentare a Bruxelles entro il 20 settembre.
DEF 2024: Giorgetti, quadro programmatico entro l'estate
La riforma del Patto di Stabilità e Crescita dell'Unione si compone di tre testi legislativi: un Regolamento relativo al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e alla sorveglianza sul bilancio (braccio preventivo); un Regolamento relativo ad accelerazione e chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi (braccio correttivo); una Direttiva relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri.
Dopo l'intesa tra i 27 in occasione dell'Ecofin straordinario del 20 dicembre 2023 sull'intero pacchetto e il via libera della plenaria alla posizione negoziale sul regolamento sulla sorveglianza di bilancio (sugli altri due testi il Parlamento ha solo un ruolo consultivo), sono partiti i triloghi tra le istituzioni UE, che si sono conclusi a fine febbraio 2024 con l'accordo politico tra Consiglio e PE sulla riforma del PSC.
L'intesa è stata formalizzata lo scorso 23 aprile dalla plenaria del Parlamento europeo e il 29 dal Consiglio dell'UE. Il 30 aprile i testi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale europea, entrando in vigore sin dal giorno della loro pubblicazione in GUE.
Cosa prevede la riforma del Patto stabilità
L'obiettivo principale della riforma è garantire finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al tempo stesso una crescita costante e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti.
Nel formulare la sua proposta iniziale l'Esecutivo UE è partito dalla consapevolezza che la crisi Covid-19 e quella energetica collegata alla guerra in Ucraina hanno aumentato i livelli di indebitamento degli Stati membri, ma anche dalla convinzione che la risposta solidale dell'UE sia stata efficace nel contenerne l'impatto economico e che ci sia bisogno di continuare a sostenere gli investimenti nella transizione verde e digitale per rendere l'Unione più competitiva.
Nel corso dell'iter di approvazione della riforma del PSC, le istituzioni hanno sempre più ricercato un equilibrio tra regole quantitative e approccio specifico per Paese.
Per questo motivo, alla conferma della regola del 3% nel rapporto deficit/Pil e della regola del 60% per il rapporto debito/Pil è stato affiancato un quadro di sorveglianza dell'UE basato sui diversi livelli di rischio dei paesi, con un percorso di aggiustamento differenziato per ciascun paese, programmato su un orizzonte di quattro o cinque anni (in base alla durata della legislatura) prolungabili a sette, attraverso la definizione di Piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine, che devono integrare obiettivi di bilancio, di riforma e di investimento (compresi quelli destinati ad affrontare gli squilibri macroeconomici ove necessario).
Alla Commissione spetta valutare i Piani nazionali, poi adottati dal Consiglio in caso di valutazione positiva da parte dell'Esecutivo UE, mentre i paesi membri sono chiamati a fornire relazioni annuali per consentire il monitoraggio dell'attuazione e dei progressi compiuti. La base per definire il percorso di aggiustamento di bilancio e per attuare la sorveglianza di bilancio annuale è costituita da un unico indicatore: la spesa primaria netta, vale a dire la spesa soggetta al controllo di un governo.
Per ogni Stato membro con un disavanzo pubblico superiore al 3% del PIL o un debito pubblico superiore al 60% del PIL, la Commissione presenterà una "traiettoria di riferimento", previo dialogo preliminare facoltativo e fattuale tra gli Stati membri ed Esecutivo UE.
Il negoziato tra i 27 sulla riforma si è concentrato anzitutto sulla definizione dei percorsi di aggiustamento, a fronte della richiesta dei paesi rigoristi di vincoli quantitativi precisi e stringenti. Il compromesso finale prevede:
- per quanto riguarda il debito, una riduzione media annua dell'1% per i Paesi maggiormente indebitati come Francia e Italia (con rapporto debito/PIL superiore al 90%) e dello 0,5% per i paesi in cui il debito è più contenuto (tra il 60% e il 90%);
- relativamente al deficit, conferma del tetto del 3% in rapporto al PIL, ma con un margine di salvaguardia, pari all’1,5% del PIL cui tendere al posto del precedente obiettivo a medio termine (0,5% del PIL in termini strutturali);
- introduzione di un periodo transitorio, fino al 2027, in cui la Commissione terrà conto dell'aumento del peso degli interessi sul debito e quindi sarà possibile applicare uno "sconto" per limitare lo sforzo di aggiustamento richiesto agli Stati membri;
- margine di deviazione dal percorso di aggiustamento concordato con la Commissione limitato, nella prima fase, allo 0,3% del PIL;
- allungamento automatico del Piano di risanamento a 7 anni, in virtù degli impegni nella transizione green e digitale assunti con i PNRR;
- trattamento separato della spesa per la difesa, come fattore mitigante rispetto all'entità della deviazione dai Piani di risanamento e quindi irrilevanti ai fini dell'avvio delle procedure per squilibri macro-economici eccessivi.
Il calendario della riforma prevede che il 21 giugno la Commissione comunichi a ciascuno Stato membro la traiettoria di riferimento con il profilo temporale di crescita massima dell’aggregato di spesa pubblica netta. Il target di spesa di ciascun paese non sarà divulgato, per non condizionare i mercati; Commissione e Stato membro avvieranno un dialogo tecnico sull'aggiustamento richiesto, su un orizzonte temporane di quattro o di sette anni, che condurrà alla definizione del Medium term fiscal-structural plan.
Questo documento, che dal prossimo anno dovrà essere presentato entro il 30 aprile, in via provvisoria ha la sua deadline fissata al 20 settembre. La valutazione della Commissione sul Piano verrà resa pubblica nell'ambito delle raccomandazioni specifiche per Paese del pacchetto d'autunno del Semestre europeo e in questa occasione Bruxelles potrà richiedere allo Stato membro una revisione della sua strategia di riduzione del debito. Il Piano di aggiustamento rivisto dovrà essere attuato a partire dal 1° gennaio 2025, con relazioni annuali sui progressi compiuti da presentare sempre entro la scadenza del 30 aprile.
Leggi la comunicazione della Commissione europea sulla governance economica
Leggi le proposte legislative sulla governance economica
Patto di Stabilità e Crescita: i tre testi legislativi in Gazzetta Ufficiale UE
Foto di Gerd Altmann da Pixabay