PMI - crescono in Europa, ma poche esportano
Negli ultimi dieci anni il numero delle PMI è cresciuto di circa il 14% in Europa, con ricadute positive in termini di crescita economica e posti di lavoro. Lo rivela il report annuale della Commissione UE sulle piccole e medie imprese europee.
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La Commissione UE ha pubblicato il rapporto 2018 sulle piccole e medie imprese, uno studio che raccoglie i dati relativi alle performance registrate dalle PMI europee negli ultimi anni, insieme alle previsioni per il prossimo biennio.
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La ripresa economica delle PMI europee
Tra il 2008 e il 2017 il numero delle PMI europee è cresciuto del 13,8%, il valore aggiunto lordo è aumentato del 14,3% e l’occupazione è incrementata del 2,5%. Si tratta di dati che testimoniano la ripresa economica delle aziende di piccole e medie dimensioni a seguito della crisi degli anni precedenti.
Tuttavia il numero delle neo-imprese supera di gran lunga l’incremento effettivo della popolazione complessiva delle PMI, a causa dell’elevato ‘tasso di mortalità’ tra le aziende più piccole. Infatti, per ogni PMI ‘sopravvissuta’ nel periodo 2012-2015 si contano 9 PMI che non ce l’hanno fatta.
Le startup e le scale-up hanno beneficiato della ripresa economica, con particolare attenzione alle aziende che hanno puntato sui prodotti innovativi. Tra il 2014 e il 2016, infatti, il numero delle imprese con elevati ritmi di crescita è aumentato del 24%. Due terzi di queste aziende si trovano in 6 Stati membri: Germania (23,9%), Regno Unito (14,4%), Spagna (8,6%), Francia (8,4%), Italia (7,6%) e Polonia (6,4%).
L’aumento delle scale-up rappresenta un segnale positivo per la crescita dell’UE, ma non deve essere dato per scontato. L’Unione europea, infatti, non riesce ancora a tenere il passo con il dinamismo di altri paesi, come gli Stati Uniti.
L’internazionalizzazione delle PMI
Le PMI rappresentano l’88,3% delle imprese europee che esportano i rispettivi prodotti e dal 2012 il valore dei beni esportati dalle aziende più piccole è aumentato di circa il 20%.
I prodotti vengono esportati soprattutto nel mercato unico; nel 2016, infatti, il 70% delle esportazioni era destinato ad uno Stato membro, mentre il restante 30% ai paesi extra-UE.
Dal report emerge che il numero delle PMI impegnate in attività di export è inferiore rispetto a quello delle aziende che non esportano. Molte PMI, infatti, sono restie ad affacciarsi su nuovi mercati, a causa della mancanza di informazioni, di partner internazionali, di supporto finanziario e di formazione adeguati alle loro esigenze.
Focus sull'Italia
Le performance registrate dalle PMI italiane superano la media europea per quanto riguarda il valore aggiunto e i posti di lavoro; il valore aggiunto generato dalla aziende italiane, infatti, è pari al 67,1% contro il 56,8% registrato a livello UE. Anche il tasso di occupazione delle PMI italiane supera la media europea (66,4%), con una percentuale pari al 78,5%.
Sul fronte dell'internazionalizzazione, invece, le PMI italiane non si allineano al resto d'Europa, a causa di difficoltà legate al coinvolgimento delle imprese nella comunità commerciale e alle procedure formali adottate a livello nazionale. Tuttavia dal 2009 il numero delle aziende manifatturiere italiane che esporta al di fuori dell'UE ha continuato a crescere. Per sostenere l'internazionalizzazione delle PMI, l'Italia ha promosso una serie di iniziative, tra cui: il piano Made in Italy e i voucher per l'internazionalizzazione.
Per il prossimo biennio, la Commissione UE prevede che il valore aggiunto generato dalla PMI italiane aumenterà del 2%, mentre il tasso di occupazione diminuirà dell'1,4%.
Previsioni per il 2018 e il 2019
La Commissione UE stima che il valore aggiunto generato dalle PMI crescerà del 4,3% sia nel 2018 che nel 2019, mentre il tasso di occupazione aumenterà dell’1,5% nel 2018 e dell’1,3% nel 2019.
Tuttavia queste previsioni sono soggette a numerosi rischi, dovuti alla Brexit e ai conflitti commerciali internazionali, il cui impatto è difficile da valutare in questa fase.
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