Ogm: maggiore libertà di scelta per i singoli paesi dell'UE
Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, lo aveva annunciato nel settembre 2009 e il suo commissario per la Salute e per i consumatori, John Dalli, mantiene ora la promessa. Quest'ultimo, infatti, ha presentato oggi la proposta di revisione della direttiva del 2001 che organizza la coltivazione degli OGM nell'UE, lasciando ad ogni Stato membro la possibilità di decidere se desidera o meno coltivare gli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio senza dover ricorrere alla clausola di salvaguardia.
L'attuale procedura non ha brillato finora per trasparenza, nè per efficacia ed il suo bilancio si è rivelato disastroso. Dalla sua entrata in vigore, il sistema ha permesso di autorizzare la cultura soltanto di due tipi di Ogm a fini industriali: il mais Monsanto 810 e la patata Amflora.
Alcuni sostenitori degli Ogm ritengono che l'Europa abbia accumulato ritardo rispetto ai suoi concorrenti mondiali. Nel marzo scorso l'esecutivo di Bruxelles aveva anticipato la sua decisione di mettere gli stati membri davanti alle loro responsabilità, come richiesto dall'Austria e dai Paesi Bassi. Se Vienna intende conservare la clausola di salvaguardia che le permette di vietare questa coltura sul territorio, Amsterdam - favorevole agli Ogm - spera di invece in una maggiore flessibilità per la loro commercializzazione, grazie al potere che verrà delegato ai singoli governi.
Nello specifico, la direttiva modificata lascia agli Stati membri la possibilità di proibire la coltivazione di un Ogm autorizzato, senza che questi debbano giusificare le loro decisioni. Nonostante l'idea appaia interessante, la Francia avanza dei dubbi sull'attuazione pratica di tutto questo. Il testo afferma infatti che il potere di veto lasciato ai paesi membri non può essere invocato che per ragioni di salute e ambientali.
D'altro canto la Spagna, grande produttore di Ogm, denuncia la frammentazione del mercato che questa nuova procedura rischia di provocare. Molti paesi condividono i dubbi della Francia, ma solo Austria e Olanda hanno palesato le loro posizioni, peraltro diametralmente opposte.
L'UE importa in modo massiccio le colture geneticamente modificate come la soia destinata agli animali, ma anche quelle destinate ad alcuni prodotti alimentari come la lecitina di soia. Per contro, solo due prodotti hanno l'autorizzazione ad esssere coltivati in Europa: il MON 810 del colosso americano Monsanto e la parata Amflora, prodotta dalla tedesca BASF per la produzione industriale della carta. Infine la maggior parte dei paesi europei rifiuta la coltivazione degli Ogm, a causa della pressione generalizzata dell'opinione pubblica.
Nel mondo, a partire dal 1996, le superfici destinate agli Ogm non hanno fatto che aumentare. Secondo l'ISAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) nel 2006 vi erano impiegati 14 milioni di contadini in 25 paesi, per un totale di 9 milioni di ettari. In Europa ne sono coltivatori assidui il Portogallo, la Spagna, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia e la Romania.