L’Italia pronta al veto sul brevetto unico europeo
Nessun ripensamento sull’esclusione della lingua italiana dal futuro brevetto unico europeo. Proprio oggi il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, intervistato dai giornalisti, ha ribadito a Strasburgo che "non è veramente possibile avere un brevetto con 27 lingue". La proposta dell’esecutivo europeo ha suscitato anche il disaccordo del premier spagnolo Zapatero che, proprio durante la conferenza stampa con Barroso, ha confermato che aprirà una battaglia per l'inclusione della sua lingua.
"Non si tratta di fare un concorso di bellezza tra la lingua più bella: si tratta di trovare la soluzione più efficiente che tagli i costi del brevetto in Europa", ha rimarcato Barroso. Il presidente della Commissione ha sottolineato che non è praticabile, per mancanza di accordo, la strada di avere il brevetto in una sola lingua, l'inglese. "Questo è un test di unione per tutta la Ue: non crediamo sia veramente sopportabile avere un regime di 27 lingue.
Questo compromesso a tre per risolvere il “rompicapo dei brevetti” non è stato accolto affatto positivamente dal nostro Paese e dalla Spagna, paesi fondatori dell’Unione Europea che si sentono irrimediabilmente tagliati fuori e che rischiano il crollo del numero di brevetti nazionali registrati.
Una soluzione inaccettabile secondo il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi. "Se la situazione non cambierà - ha detto il ministro - l'Italia non potrà che esercitare il diritto di veto" perché "non è assolutamente disposta ad avallare un regime linguistico fortemente discriminatorio e penalizzante per le imprese italiane".
"L'Italia - sottolinea Ronchi - non è assolutamente disposta ad avallare un regime linguistico fortemente discriminatorio e penalizzante per le imprese italiane. Il governo ha sempre tenuto, rispetto a questo dossier, un atteggiamento costruttivo promuovendo soluzioni che andassero nella direzione di un regime brevettuale semplificato, efficiente e utile a tutte le aziende, senza discriminazioni di geografia, dimensione, legislazioni nazionali o lingua". "Purtroppo - osserva ancora il ministro - la Commissione sembra voler imboccare una strada sbagliata, che non può portare da nessuna parte. Se la situazione non cambierà, l'Italia non potrà che esercitare il diritto di veto".
Resta infuocato il dibattito su questo tema anche al di fuori del nostro paese. L'annoso problema dei brevetti è riconosciuto come una delle barriere principali allo sviluppo delle imprese europee anche da David Harmon, membro del gabinetto del Commissario per l'Innovazione Máire Geoghegan-Quinn's.