BEI: stop agli incentivi alle fonti fossili dal 2021
La BEI dice lo stop agli incentivi ai combustibili fossili dal 2021. Ma la decisione esclude i progetti di interesse comune (PIC) già autorizzati da Bruxelles.
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In linea con gli obiettivi dichiarati dalla nuova Commissione a guida von der Leyen di ridurre le emissioni di almeno il 50% entro il 2030, introdurre una tassa sulla Co2 e mettere a punto un Green New Deal per diffondere su vasta scala le tecnologie pulite, dopo mesi di tentennamenti la BEI si decide a chiudere i rubinetti alle fonti fossili.
Entro il 2021 basta fondi BEI ai combustibili fossili, gas incluso
Il tema è da tempo sul tavolo del braccio finanziario europeo: nei mesi scorsi il Consiglio di amministrazione della Banca europea degli investimenti aveva rimandato la decisione sulla messa al bando dei finanziamenti a progetti che riguardano i combustibili fossili.
Decisione arrivata il 14 novembre al termine di una lunga riunione del suo board. Dal 2013, la BEI ha finanziato progetti legati a combustibili fossili per 13,4 miliardi di euro, di cui circa 8 miliardi e 1,68 miliardi sono stati erogati, rispettivamente, per infrastrutture e produzione di gas naturale.
Le risorse saranno sempre più dirottate sulle tecnologie green: nel comunicato diffuso dall'istituto si legge che, con il proprio contributo, la BEI punta a sostenere investimenti per mille miliardi di euro tra il 2021 e il 2030 in iniziative sul clima, grazie al proprio contributo.
Negli ultimi 5 anni, la banca europea ha stanziato più di 65 miliardi per fonti rinnovabili, efficienza energetica e distribuzione. Entro il 2025, porterà al 50% la quota di finanziamenti dedicata alla salvaguardia dell’ambiente.
Per quanto riguarda il gas, la banca finanzierà progetti che adottano nuove tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, o combinando gas rinnovabili con gas naturale fossile. Le nuove norme, quindi, consentiranno di tenere conto di gas a basse emissioni di carbonio come biogas e idrogeno.
Esclusi dallo stop i progetti già autorizzati dalla Commissione UE: si tratta dei Progetti di interesse comune (Pic) da poco varati da Bruxelles.
La BEI, inoltre, aumenterà anche il tetto dei finanziamenti previsti per i progetti energetici per i paesi a basso reddito, portandolo dall’attuale 50% al 75%.
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Riforma fiscale dell’energia: cosa potrebbe cambiare
Un cambio di passo decisivo per garantire un supporto europee alle tecnologie green potrebbe venire anche dalle istituzioni UE. La presidenza di turno finlandese, infatti, vorrebbe rivedere le norme fiscali europee per il settore energetico, congelate da oltre 15 anni e ormai obsolete.
Mentre il sistema di scambio delle quote di emissione UE è fra i più all’avanguardia, quello di tassazione è rimasto indietro, non distinguendo tra fonti di energia elettrica rinnovabili e ad alta intensità di carbonio.
Sul tavolo della presidenza, la revisione delle aliquote fiscali minime per i prodotti energetici, che attualmente differiscono tra gli Stati UE e non premiano le fonti di energia per la loro efficienza.
Ma non è la prima volta che Bruxelles prova a mettere mano alla questione: l’ultima revisione è stata tentata nel 2015, ma fu respinta in blocco dai paesi dell’Est Europa che ancora fanno largamente affidamento sulle fonti fossili. A pesare è il vincolo dell’unanimità, che però la presidente della Commissione vorrebbe sospendere: come annunciato nel suo discorso di insediamento, von der Leyen vorrebbe mettere in discussione l'unanimità del Consiglio in decisioni importanti come quelle in materia fiscale.
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