SVIMEZ - rapporto 2016 su economia Mezzogiorno
Con il Rapporto 2016 sull'economia del Mezzogiorno SVIMEZ sollecita una nuova politica industriale e risorse per il contrasto alla povertà
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Serve una nuova politica industriale per il rilancio del Mezzogiorno, l'accesso agli strumenti di incentivazione nazionali delle imprese meridionali è troppo basso. Bene ha fatto il Governo a ripristinare solo nel Mezzogiorno per il 2017 l’esonero totale dal pagamento dei contributi INPS a carico del datore di lavoro per i nuovi assunti, giovani e svantaggiati, a tempo indeterminato. Sì all’introduzione di una prima misura nazionale di contrasto alla povertà nelle famiglie a rischio, ma le risorse sono assolutamente insufficienti. Per Masterplan e Patti per il Sud servono: diverse e ulteriori forme di finanziamento, coordinamento e unitarietà della programmazione e una chiara strategia sovraregionale.
Sono solo alcune delle proposte di rilancio del Sud avanzate dalla SVIMEZ nel Rapporto 2016 sull’economia del Mezzogiorno presentato giovedì a Roma nella Sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio.
+1% per PIl Mezzogiorno nel 2015
La ripresa fa capolino in Italia, ma si mantiene cauta: il PIl nel 2015 aumenta dello 0,8% dopo cinque annualità di cali consecutivi, mentre il PIL dell’Europa cresce in maniera quasi omogenea, con una media dell’1,7%. Nel Mezzogiorno il Pil è cresciuto dell’1%, recuperando parzialmente la caduta registrata l’anno precedente (-1,2%).
Il dato favorevole è stato originato da una serie di eventi concomitanti, che però non evidenziano un mutamento strutturale delle singole componenti economiche. In particolare hanno contribuito la buona annata del settore agricolo e l’ottima prestazione di quello turistico, in conseguenza alla crisi di altre zone del Mediterraneo colpite da instabilità politiche. La chiusura della programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 ha inoltre stimolato un’accelerazione della spesa per evitare la perdita di una parte dei Fondi. Il gap con il resto del Paese, tuttavia, rimane ancora strutturale e profondo, in particolar modo in alcuni settori economici, come quello manifatturiero.
La divergenza tra le due aree del Paese rimane ancora nettamente marcata e non può essere superata grazie a occasionali incroci di fattori positivi ma necessita un reale processo di amalgamazione. Nel quindicennio tra il 2000 e il 2015 il divario del PIL per abitante tra Mezzogiorno e il resto del Paese si è ridotto appena dello 0,3%, passando dal 56,2 al 56,5% del valore nazionale. Un divario che si conferma difficile da colmare, sebbene sia soggetto a lievi diminuzioni: nel 2015 il PIL per abitante della regione più ricca d’Italia, il Trentino Alto Adige (37.561 euro pro capite), risulta più che doppio di quello della regione più povera, la Calabria (16.659 euro pro capite).
> Rapporto SVIMEZ Economia del Mezzogiorno 2016
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