Industria 4.0 - Mezzogiorno a rischio flop
Rischio fallimento per il piano Industria 4.0 al Sud. Lo dicono i numeri dello Svimez sull’andamento di misure simili negli ultimi anni.
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Strumenti come Ace, Nuova Sabatini, contratti di rete e fondi di garanzia hanno, infatti, registrato sistematicamente un livello di assorbimento molto limitato nel Mezzogiorno. Ed è naturale aspettarsi che anche i nuovi incentivi predisposti dal Governo, con un occhio privilegiato per l’industria digitale, abbiano lo stesso destino. Così, il Sud potrebbe guardare con più interesse a programmi tagliati sugli investimenti pubblici diretti, come i Patti per il Sud o il piano pubblico di prevenzione sismica, in arrivo con la legge di Bilancio.
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Le statistiche dello Svimez
I numeri elaborati dallo Svimez sull’assorbimento dei principali interventi di rilievo per la politica industriale nel corso degli ultimi anni dicono molto della situazione del Mezzogiorno. L’Ace, l’aiuto alla crescita economica che sostiene la patrimonializzazione delle imprese, al Sud ha toccato appena l’11,2% di assorbimento. Ancora peggio ha fatto la Nuova Sabatini, fermatasi ad appena l’8 per cento. Mentre il Fondo italiano di investimento per le Pmi ha totalizzato solo il 3% di investimenti diretti.
Si tratta di un risultato addirittura positivo, se consideriamo che il Fondo strategico italiano è rimasto praticamente a quota zero. Scorrendo la lista delle agevolazioni, poi, troviamo che i contratti di rete sono andati un po’ meglio, toccando il 25% delle imprese beneficiate e che le agevolazioni per le start up innovative sono arrivate al 22,5%. Meglio di tutti, con la sola esclusione (ovvia) degli strumenti specificamente tagliati per il Sud, è andato il fondo di garanzia per le Pmi, che ha toccato quota 31 per cento.
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Respiro corto al Sud
Sono numeri che denunciano chiaramente una tendenza: tutte le forme di incentivazione collegate all’attivazione di nuovi investimenti hanno il respiro corto quando arrivano al Sud. Qui non esistono strutture in grado di convogliarle, almeno su larga scala. E, per questo, l’impatto di qualsiasi misura resta fatalmente limitato.
Gli investimenti al Nord
I dati Svimez, sul fronte degli investimenti, dicono infatti che nel corso del 2016 il Centro Nord toccherà una crescita piuttosto buona del 2 per cento, con una forte ripresa dell’accelerazione della spesa. Mentre il Centro Sud si è fermato allo 0,6 per cento. Anche da qui si vede la diversa capacità di assorbimento degli incentivi.
Il menù di Industria 4.0
Scorrendo, allora, il menù degli interventi previsti nel quadro di Industria 4.0, allora, emerge con una certa evidenza che, alla luce delle cifre relative al passato recente, l’impatto sul Mezzogiorno rischia di essere limitato: super e iperammortamento, bonus ricerca, sgravi aziendali e fondo di garanzia si inseriscono in un filone di misure che hanno storicamente uno scarso appeal al Sud. Difficile che il nuovo piano, focalizzato soprattutto sull’innovazione digitale, possa avere esiti differenti.
Il capitolo Casa Italia
Più probabile, allora, che si decida di puntare con più forza su altre misure per spingere il Mezzogiorno. Una spinta rilevante potrebbe arrivare, soprattutto, dalle misure collegate a Casa Italia, che sarà un piano più puntato sugli investimenti pubblici.
Dissesto e antisismica
Nei prossimi mesi, allora, è attesa una forte accelerazione dal lato degli investimenti per il dissesto idrogeologico. Il piano Casa Italia, su questo fronte, ha in preparazione opere per 1,5 miliardi di euro, da individuare nei prossimi mesi. Discorso simile per il pacchetto dedicato alla prevenzione antisismica: conterrà un massiccio piano di messa in sicurezza di edifici e infrastrutture pubbliche, localizzati principalmente al Sud. E’ da qui che potrebbe passare il rilancio degli investimenti nel Mezzogiorno.