Politica di coesione 2014-2020: i dubbi degli eurodeputati
Nei giorni scorsi, il Parlamento europeo si è riunito per discutere le proposte di riforma in materia di politica di coesione per il periodo 2014-2020, presentate nel mese di ottobre dalla Commissione. Il nuovo regolamento dovrebbe essere approvato entro la fine del 2012, ma gli eurodeputati temono che le risorse per la coesione vengano piegate al soddisfacimento di altre esigenze finanziarie, piuttosto che alla realizzazione di Europa 2020.
A seguito dell’incontro di ottobre con i parlamenti nazionali e del dibattito dello scorso 16 novembre con i commissari Johannes Hahn, László Andor e Dacian Ciolos, i relatori del Parlamento - Lambert van Nistelrooij (PPE) e Constanze Krehl (S&D) - si sono espressi a favore della proposta dell'esecutivo UE, definendola "un grande passo in avanti per l’efficienza delle politiche regionali".
Il giudizio positivo riguarda soprattutto lo sforzo di semplificazione delle procedure di attribuzione dei fondi strutturali per il prossimo periodo di programmazione, effettuato attraverso l'introduzione di un regolamento comune per la gestione del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del Fondo sociale europeo (FSE), del Fondo di coesione, del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e del Fondo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).
L'auspicio degli europarlamentari, impegnati nel processo di co-decisione, è quello di concludere le procedure di negoziazione entro la fine del 2012, a condizione, però, di rivedere alcuni aspetti, tra cui:
- maggiore flessibilità per raggiungere gli obiettivi;
- ricorso a condizionalità, specialmente macroeconomiche;
- “capping” per gli stanziamenti nazionali;
- legame con il Connecting Europe Facility.
Per quanto riguarda gli obiettivi, ad esempio, Victor Bostinaru (S&D), relatore del Fondo di coesione, si è detto preoccupato rispetto al rischio di perdere di vista quello che è lo scopo originario della politica di coesione, e cioè finanziare l’applicazione della strategia Europa 2020. A suscitare il suo allarme è in particolare il rischio di conflitto tra la gestione congiunta del fondo di coesione e la gestione diretta del Connecting Europe Facility.
Più ottimista Riikka Manner (ALDE), responsabile per la Cooperazione territoriale, che ha accolto con favore il nuovo quadro normativo, riconoscendo però l’esigenza di chiarire meglio tre questioni: il destino dei temi che non vengono scelti dai diversi programmi di cooperazione territoriale, l’esatto ruolo delle macroregioni e la necessità di un migliore utilizzo degli strumenti per la politica di vicinato.
Un'ulteriore criticità è stata evidenziata da Elisabeth Morin-Chartier (EPP), membro della commissione per l'Occupazione e gli affari sociali, rispetto al principio della macro-condizionalità. Infine, Marian Harkin (ALDE), responsabile per l’European Globalisation Adjustment Fund (EGF), ha sottolineato la presenza di uno squilibrio tra i fondi destinati agli agricoltori e quelli destinati ai lavoratori colpiti dagli effetti della globalizzazione e della crisi economica. Si prevede infatti, ha osservato Harkin, che il numero di questi ultimi continui a crescere notevolmente nei prossimi mesi.
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EU Cohesion Policy 2014-2020: legislative proposals