Governo in sella: è fiducia per un pugno di voti
Il governo mangerà il panettone, ma non è scontato che arrivi alla fine della legislatura. Dopo aver incassato - come previsto - la fiducia al Senato con uno scarto di due voti, il governo l'ha spuntata anche nel ring di Monte Citorio per tre voti soltanto. Una mattinata al cardiopalma in cui fino alla fine i leader dei diversi schieramenti hanno contato e ricontato i favorevoli, i contrari e gli astenuti senza riuscire a venirne a capo.
A uscirne politicamente sconfitti sono Gianfranco Fini e il terzo polo, anche se la vera resa dei conti era tra il premier e il presidente della Camera. A partire da domani assisteremo a un tentativo forte e tattico di formare un'altra maggioranza. Qualora l'esito di questo tentativo non fosse positivo, si andrebbe realisticamente ad elezioni anticipate in aprile. Elezioni che, con l'attuale legge elettorale (il "porcellum"), rappresenterebbero un rischio per Fini e per il terzo polo ed una vittoria in tasca per il tandem Berlusconi-Bossi, a cui potrebbe presto aggiungersi un nuovo alleato.
Quella di Berlusconi resta però una vittoria precaria, ottenuta grazie all'ex Pd Massimo Calearo, a due transfughi last minute dall'Idv e all'astensione di Silvano Moffa (Futuro e Libertà). Un fenomeno che dovrebbe far riflettere attentamente l'opposizione.
Quel che è certo è che nel post crisi la Lega continuerà a giocare un ruolo di primo piano, come ricorda l'articolo che il Wall Street Journal dedica oggi a Umberto Bossi, a firma dalla corrispondente italiana, Alessandra Galloni, che ricorda: "La retorica di Bossi descrive il modo in cui la crisi dell'Unione Europea accresce le tensioni che dividono il ricco Nord dal povero Sud Italia".
Umberto Bossi ha rinnovato il suo sostegno al premier, il loro sodalizio appare più forte che mai, ma allo stesso tempo il Senatur sembra fermo sulle sue idee: "Con un voto in più non si governa". Una posizione che per motivi opposti viene condivisa anche dal segretario Pd. Pier Luigi Bersani nel suo intervento in Aula alla Camera ha affermato: "Siamo tranquillissimi perché, comunque vada, oggi per voi sarà una sconfitta, sarà una vittoria di Pirro. Lei, presidente non è più in grado di governare e con un voto in più insegue l'instabilità pilotata per guidare la macchina verso le elezioni".
E' per questo motivo che in caso di sfiducia Bossi sarebbe voluto tornare alle urne, certo dei consensi in ascesa del suo partito e non solo nelle storiche "regioni verdi". Il voto anticipato non farebbe che rafforzare la sua posizione. D'altro canto però, nonostante la fiducia risicata, il leader del Carroccio è comunque disposto a sostenere questo governo.
E' proprio sull'alleanza con la Lega che il Pdl può sperare di governare fino alla fine della legislatura e di vincere le eventuali elezioni anticipate.
Completamente diversa la versione dei finiani: sul sito della Fondazione Fare Futuro prima del voto già si animava il dibattito sulla fine del governo e del berlusconismo, sia che Berlusconi rimanesse a Palazzo Chigi, sia che ne uscisse. Di dimissioni, poi, Fini non vuole neppure sentire parlare:" La vittoria numerica di Berlusconi - ha affemato il presidente della Camera a giochi conlusi - é evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancor più dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla Via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Libertà. Che Berlusconi non possa dire di aver vinto anche in termini politici sarà chiaro in poche settimane".
Sul fronte dell'opposizione sarà verosimilmente Pierluigi Bersani il leader di un centrosinistra in crisi d'identità che dovrà affrontare le elezioni di primavera. Un Bersani che al momento non riesce a incarnare una solida alternativa a Berlusconi, anche a causa delle divergenze intestine e dell'imporsi della figura di Nichi Vendola come leader alternativo.
L'ipoteca più grande resta la governabilità del nostro paese. Dall'estate scorsa è stata la crisi di governo a tenere banco, facendo passare in secondo piano il dibattito sulle riforme istituzionali (fisco, federalismo) e sui problemi reali del paese, come la scarsa competitività, i tassi di crescita insesistenti e la disoccupazione.
Come ha sottolineato Guido Gentili sulle pagine del Sole 24 Ore: "Qualunque sarà lo sbocco finale di questa brutta stagione, un governo che governi con idee chiare è l'unica cosa saggia che ci si può augurare".