La scure di Berlino si abbatte sulla spesa sociale
Angela Merkel fa orecchie da mercante con coloro che le consigliano di non intraprendere la strada del consolidamento del bilancio statale. La cancelleria tedesca, nonostante l’appello del secretario del Tesoro americano Timothy Geithner a non diminuire la domanda interna, ha presentato lo scorso 7 giugno un piano pluriennale di tagli. Il bilancio 2011 dovrebbe prevedere risparmi per circa 11,2 miliardi di euro: nulla di sconvolgente.
Ma nel 2010 la soglia sale a 19,1 miliardi, per giungere a quota 26,6 nel 2014. Se si sommano questi sforzi, si può parlare di un piano di rigore da 81 miliardi in soli quattro anni.
La Merkel si sarebbe quindi servita della crisi greca per giustificare una politica economica più rigida. “Gli ultimi mesi hanno mostrato l’importanza cruciale della solidità delle finanze pubbliche” ha dichiarato, aggiungendo che i conti in ordine “rappresentano la miglior forma di prevenzione”. Con il nuovo piano Berlino vuole quindi porsi come modello di ortodossia di bilancio in una zona euro gravemente destabilizzata. Lo sforzo tedesco non passerà tuttavia per un innalzamento delle imposte, né per l’Iva, né tantomeno per la cosiddetta “tassa di solidarietà”.
Non si può dimenticare che la Merkel, indebolita dalle ultime elezioni regionali, mira con questa manovra a ristabilire la sua leadership nazionale, anche a costo di mettere a repentaglio la stabilità della zona euro. Una politica così austera infatti rischia di minare il sistema bancario e di provocare una nuova recessione. Ciò significa che alcuni paesi – prima fra tutti la Germania – non intendono ancora ragionare a livello “europeo” per quanto riguarda l’economia. A una buona gestione del debito nazionale non corrisponde necessariamente una sana gestione dell’eurozona.
Chi dovrà tirare la cinghia? Una soluzione sarebbe quella di introdurre una nuova tassa sui combustibili nucleari da cui ricavare circa 2,3 miliardi annui. Anche le compagnie aeree dovranno versare una quota per ogni passeggero in partenza dalla Germania. La compagnia di trasporti ferroviari Deutsche Bahn dovrà remunerare il suo azionista pubblico. Infine la cancelliera intravede la possibilità di applicare una tassa sulle transazioni finanziarie, su cui altri paesi europei potrebbero ragionare.
Sul fronte delle spese, l’educazione, la ricerca e le pensioni saranno risparmiate. Angela Merkel ha insistito sulla necessità di non risparmiare sugli investimenti che rappresentano la crescita del futuro. D’altro canto, però, il settore sociale sarà fortemente intaccato. Le modalità di sostegno ai disoccupati di lunga durata saranno ridotte. Il ministro della Difesa, inoltre, sta lavorando sulla riduzione del personale dell’esercito di circa 40 mila unità. Anche i progetti infrastrutturali vengono accantonati. Persino il restauro del Castello degli Hohenzollern di Berlino, che avrebbe dovuto avere inizio nel 2011, è stata rimandato al 2014. L’amministrazione dovrà tagliare circa 15 mila posti da qui al 2014.
L’opposizione non ha tardato a farsi sentire. I socialdemocratici hanno già criticato le misure annunciate in attesa del voto sulla legge finanziaria che dovrebbe approdare nel Parlamento tedesco non prima di agosto.
Si vocifera che Nicolas Sarkozy abbia rimandato il suo incontro con la cancelliera al 14 giugno 2010 per valutare l’impatto di una simile manovra a livello europeo. Dal canto suo, il titolare dell'Eliseo si trova a fare i conti con un tasso di disoccupazione maggiore di quello riscontrato al di là del Reno, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori "senior". Continui confronti e sentimenti ambivalenti caratterizzano da sempre le due potenze europee, nonostante i rapporti (apparentemente) idilliaci tra la cancelliera tedesca e il presidente francese.