OCSE: l'Italia investe poco per innovazione, ricerca e sviluppo
Italia sotto la media in materia di investimenti per l'innovazione. Questo il dato riscontrato dall'OCSE (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica) nel rapporto biennale "Science, Technology and Industry" (STI) che raccoglie diversi indici comparabili a livello internazionale. Nel 2007, solamente l'1,1% del PIL italiano è stato destinato alla Ricerca e allo Sviluppo (R&S), la metà rispetto ai Paesi del G7 (2,2%).
Il rapporto dell'OCSE è articolato in 5 aree:
- risposte alla crisi economica;
- focalizzazione sulla crescita di nuove aree (brevetti, pubblicazioni scientifiche, R&S in settori quali: nanotecnologia, biotecnologia ecc...);
- competizione nel mondo economico (e-commerce, e-business, commercio di beni e servizi dell'ICT, ecc...);
- connessione alla ricerca globale (cooperazione internazionale in R&S);
- investimenti nell'economia della conoscenza.
In relazione a tali aree, in Italia:
- le imprese finanziano solo il 40% degli investimenti per R&S, mentre la media tra i Paesi dell'OCSE è del 53%;
- la percentuale di utenti con connessione broadband (17%) è risultata tra le più basse dei Paesi del G7;
- le aziende fanno un uso scarso dei servizi offerti dall'e-commerce, sia nella fase di vendita (3%), sia nella fase di acquisto (12%);
- le università attraggono poco a livello internazionale, come dimostrato dal basso numero di studenti stranieri con dottorato (5%);
- il numero di brevetti pro-capite è risultato tra i più bassi nel periodo 2005-2007 (13 ogni 1.000 abitanti).
Le performance educative italiane risultano, però, in linea con il resto dei Paesi dell'OECD. Infatti, il numero di donne laureate e di uomini laureati supera leggermente la media indicata dall'OECD.