Elezioni europee e Fondi Ue: Paolo De Castro, utilizzare le risorse in modo efficiente

Paolo De Castro - foto di pagina Facebook Paolo De CastroIn vista delle elezioni del 25 maggio, FASI.biz ha intervistato Paolo De Castro - presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo e candidato Pd Italia Nord Orientale - sulla programmazione europea 2014-2020 e sulle possibilità offerte dai fondi Ue per l'agricoltura.

I finanziamenti provenienti dall'Ue sono forse il tema più sentito da cittadini, enti e imprese quando si parla di Europa. Quali sono i benefici più importanti della programmazione che si è appena chiusa per l'Italia e, più in generale, per l'Europa?

La legislatura europea che ci lasciamo alle spalle è stata molto importante dal punto di vista delle risorse finanziarie e della loro programmazione. Lo scorso anno, infatti, le Istituzioni comunitarie, con un negoziato lungo e complesso, hanno approvato il piano pluriennale finanziario dell’Unione per i prossimi sette anni al cui interno sono inserite tutte le politiche economiche adottate dall’Ue con le rispettive dotazioni di bilancio. Per quanto di mia competenza, ho assunto con orgoglio la carica di presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo e mi sono sempre occupato del settore agroalimentare nella mia carriera politica. Posso dire che rispetto alla programmazione che si sta concludendo, non mancheranno nei prossimi anni novità per il sostegno dei nostri agricoltori e consumatori. Certamente le riforme che abbiamo approvato seguono la logica del processo di riforma che ha guidato le politiche europee negli ultimi decenni. In tale ambito, così come accaduto nel corso della storia dell’Unione europea, quella agricola comune continuerà ad essere la politica economica di maggior importanza per l’Europa capace di garantire sostenibilità ambientale ed economica e di fornire servizi vitali per la collettività e per i nostri cittadini.

Il Parlamento europeo uscente ha approvato, dopo una lunga e travagliata discussione con Commissione e Consiglio, il budget 2014-2020 e i relativi fondi per lo sviluppo. Quali sono le novità sostanziali rispetto al precedente periodo e come pensa possano influire sui processi di aggregazione europei?

Come prima accennato dal punto di vista dei contenuti, le prossime politiche europee (mi riferisco in particolare a quella agricola comune) conterranno importanti novità. In merito invece alla prossima dotazione finanziaria, ovvero al bilancio Ue dei prossimi anni, posso ribadire che il negoziato è stato lungo e difficile. In Parlamento, infatti, abbiamo dovuto scongiurare il pericolo di una riduzione troppo eccessiva di alcune rubriche di bilancio a vantaggio di altre considerate (da alcuni paesi) più importanti e strategiche. E’ stato questo proprio il caso dell’agricoltura che, però, possiamo dire con orgoglio, siamo riusciti a difendere tanto che nei prossimi anni, seppur con una riduzione rispetto al quadro finanziario attuale, continuerà ad occupare circa il 40% del budget comunitario.

L'utilizzo dei fondi strutturali in Italia, specie per quanto riguarda le infrastrutture, è sempre molto problematico. Ritiene che l'accordo di partenariato inviato a Bruxelles e la programmazione operativa nazionale e regionale che ne seguirà possano migliorare l'impiego di questi fondi?

Le problematiche sull’utilizzo dei fondi strutturali sono diverse e variegate tra loro. Nel caso di quelle riguardanti le politiche di sviluppo rurale, credo che la mancanza di un piano di gestione nazionale delle risorse capace di coordinare le spese delle regioni abbia talvolta influito negativamente. Tuttavia, bisogna sottolineare che nel corso dell’ultima programmazione solo alcune delle autonomie regionali hanno rischiato di restituire risorse a Bruxelles e, pure in questo caso, alla fine si è sempre riusciti ad impegnare il budget senza sprechi. Venendo al prossimo futuro, credo che l’accordo di partenariato unitamente ad alcune novità sulla gestione e sul monitoraggio dei fondi che sono state introdotte dalla recente riforma della Pac, possano contribuire ad un utilizzo più efficiente delle risorse. Oltre a ciò dovremo esser bravi a spenderle bene e in maniera efficace.

Il risultato delle elezioni europee quanto inciderà sulle politiche di sviluppo dell'Unione, specie in materia di programmi per la crescita (politiche industriali, eurobond)?

Credo che inciderà positivamente se saremo capaci di non considerare l’Unione europea come una controparte ma piuttosto un’enorme spazio di opportunità dove noi, al pari di tutti gli altri partner europei, possiamo partecipare attivamente alla costruzione delle decisioni. In tale ambito, le prossime elezioni rappresenteranno un’opportunità solo se riusciremo ad eleggere persone competenti e motivate a partecipare a questo processo. Certamente, ci sarà molto da fare per introdurre quei cambiamenti nelle politiche dell’Unione necessari ad invertire definitivamente la fase di crisi ed avviare un processo di crescita duraturo. Per il raggiungimento di questi obiettivi ci sarà bisogno di più Unione e non di scetticismo.

Mi indichi un pregio e un difetto della programmazione nel suo settore.

Come ho già detto la politica agricola europea ha rappresentato, e continua a rappresentare, la politica economica più importante dell’Unione. Grazie ad essa, nel corso degli anni l’agricoltura ha svolto un ruolo da protagonista e continua ad essere un settore centrale dell'economia dei territori dell'Unione europea che fornisce un importante contributo in termini di PIL e di posti di lavoro. Le circa 14 milioni d’aziende agricole presenti nell’Unione Europea, gestiscono il 45% della superficie complessiva, con quasi 30 milioni di persone che lavorano su di essa. Nella recente riforma della Pac, grazie al prezioso contributo del Parlamento, siamo riusciti a riscrivere significativamente e a migliorare la proposta iniziale. Una riforma che oggi premia il lavoro e l’impresa, più verde, più equa, flessibile, orientata ai giovani e in grado di dare risorse agli agricoltori professionali, cercando di fornire loro strumenti per organizzarsi ed essere più forti, più competitivi. Volendo trovare un aspetto non proprio positivo, si potrebbe sottolineare la scarsa presenza di strumenti innovativi capaci di migliorare le performance economiche degli agricoltori e di assisterli nella fase di gestione dei rischi di mercato. Una debolezza figlia di una proposta iniziale (varata dall’Esecutivo e non dal Parlamento, che può soltanto modificare le proposte legislative) poco ambiziosa e non del tutto all’altezza delle sfide globali che caratterizzano il conteso economico di riferimento.