Come rafforzare la competitività dell’UE? Intervista a Debora Revoltella della BEI
Innovazione, transizione verde e integrazione del mercato unico europeo sono alcune delle priorità individuate da Debora Revoltella, Direttrice del Dipartimento Economico della Banca europea per gli investimenti (BEI) per rilanciare gli investimenti in Europa e tenere il passo con i competitor internazionali.
I dati dell'EIB Investment Report 2022-2023 testimoniano che a livello UE occorre fare di più per sostenere gli investimenti strategici per l'Unione. Quali sono gli ambiti prioritari in cui il gap di investimenti è maggiore e occorre intervenire con più urgenza?
Con l’Investment Report 2022-2023 della BEI, abbiamo voluto lanciare un messaggio sulla necessità di porre attenzione alla dinamica degli investimenti in Europa. In aggiunta al divario strutturale registrato già dai tempi della crisi del debito sovrano, ci attendiamo un deterioramento del quadro macroeconomico a livello europeo, che ovviamente avrà ripercussioni sugli investimenti, già a partire da quest’anno.
A testimoniare il gap strutturale, troviamo un divario negli investimenti produttivi tra l'Unione europea e gli Stati Uniti che nell’ultimo decennio è rimasto costante, intorno al 2% del PIL. Il dato riflette la debolezza degli investimenti reali più strettamente legati alla produzione e competitività, al netto dell’investimento residenziale. Un gap rispetto agli Stati Uniti del 2% per anno, per più di un decennio, testimonia ritardi nella trasformazione dell’economia ed un fattore di svantaggio competitivo.
Anche dal punto dell’innovazione registriamo ritardi. Dall’indagine che abbiamo condotto sul livello di innovazione delle imprese è emerso infatti che il 34% delle aziende europee ha recentemente sviluppato o adottato nuovi processi o prodotti - dunque ha innovato - percentuale che negli USA sale al 53%. In realtà, anche in questo caso, c'è sempre stato un gap intorno a 10 punti percentuali tra l'Europa e gli Stati Uniti nell’ultimo decennio. Nel 2022 mentre gli USA hanno registrato una ripresa dopo la pandemia Covid-19, in Europa la situazione non è migliorata.
E’ vero che nel periodo post-Covid su entrambe le sponde dell’Atlantico è aumentato il supporto pubblico a favore della trasformazione digitale e verde delle imprese, un driver fondamentale per gli investimenti in digitalizzazione e innovazione. Sia in Europa che negli Stati Uniti le imprese hanno cercato di reagire, ma negli USA l’accento sull’innovazione è rimasto molto più forte che in Europa, una differenza che mette a rischio la capacità delle aziende europee di investire nelle nuove tecnologie funzionali alla twin transition.
L’altro fattore che contribuisce a rendere strutturale il gap di investimenti riguarda la net-zero transition.
Secondo i dati elaborati dalla Commissione europea, raggiungere gli obiettivi fissati dal Green deal europeo per il 2030 richiederebbe un investimento di 350 miliardi di euro all’anno in aggiunta ai 700 miliardi di euro l’anno investiti nell’ultima decade per la transizione ecologica: insomma, stiamo parlando di un sostanziale incremento.
Ma non esiste solo il divario strutturale. Il deterioramento del quadro economico suggerisce infatti un deterioramento dei livelli di investimento, sia nel settore pubblico che nel privato.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte intervento del settore pubblico nell’economia. Con il Recovery and Resilience Facility (RFF) l’attenzione sugli investimenti pubblici al momento è alta, ma non dobbiamo dimenticare che dopo il 2026 - col ritorno al controllo della spesa pubblica - c’è il rischio che questi investimenti non siano più la priorità.
Allo stesso tempo, a livello europeo notiamo un gap di investimento, che si manifesta anche a livello locale; il divario riguarda soprattutto gli investimenti nelle infrastrutture (incluse quelle digitali), per gli interventi funzionali al cambiamento climatico e per il trasporto urbano. Emerge anche un gap nella capacità tecnica di gestire questi progetti di investimento; quello che è interessante è che questo gap è in effetti un problema comune in tutti i paesi dell’Unione europea.
Dal punto di vista del settore privato, l’incertezza emerge come uno dei principali fattori di rischio per le imprese. L’attuale contesto di instabilità e di volatilità nei mercati influisce sulla definizione di condizioni finanziarie più restrittive; la nostra preoccupazione è che gli scenari futuri siano meno favorevoli anche per gli investimenti privati.
Più investimenti per transizione verde e digitale. BEI pronta per Fondo sovrano UE
Fronte innovazione l'UE deve fare i conti con un divario importante in termini di investimenti rispetto agli USA. Con l'European Innovation Agenda si intende colmare questo gap, garantendo ai progetti di investimento innovativi ad alto rischio un miglior accesso ai finanziamenti. Anche alla luce dell'esperienza dell'EIC Fund, quali sono gli aspetti da tenere a mente nella definizione di strumenti finanziari adeguati a sostenere le startup e le imprese europee che vogliono innovare?
La Banca europea per gli investimenti sostiene le imprese innovative con diversi strumenti, lungo tutta la filiera di crescita delle imprese.
La BEI, ed il Fondo europeo per gli investimenti, la controllata della BEI specializzata nel supporto alle PMI, ha un ruolo chiave del mercato del venture capital in Europa, come investitore di minoranza in fondi, che rappresentano una quota considerevole del mercato italiano. Tra i vari strumenti, c'è il sostegno tramite venture debt, un prodotto che supporta le PMI e Mid-Cap ad alto contenuto tecnologico dopo il primo round di finanziamenti, per prepararle a future iniezioni di capitale.
Abbiamo sviluppato uno studio per valutare l’effetto che questo strumento ha sulla crescita delle imprese che finanziamo ed in effetti vediamo che le aziende beneficiarie del venture debt instrument della BEI nell’anno successivo all’investimento crescono di più e riescono a segnalare al mercato la propria qualità, accedendo a migliori forme di finanziamento aggiuntive.
C’è poi il contesto internazionale, dove la tensione scaturita sui mercati a seguito del fallimento della Silicon Valley Bank ha portato ad un repricing del rischio, che per le imprese innovative significa maggiori difficoltà nell’accesso ai finanziamenti.
In questo scenario come BEI siamo assolutamente focalizzati nel supportare tutta la parte di scaling-up delle imprese e stiamo cercando di capire in che modo accelerare il nostro contributo.
Tra le altre misure a favore dell’innovazione c’è poi l’European Tech Champions Initiative (ETCI), il Fondo di fondi paneuropeo promosso dal Gruppo BEI e dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI) con una dotazione iniziale di 3,75 miliardi di euro.
L’obiettivo dell’ETCI è sostenere le startup innovative nella fase di scale-up, affinché restino in Europa evitando che vengano acquisite da investitori stranieri.
Italia, Germania, Francia, Spagna e Belgio sono i primi paesi UE ad aver investito nel Fondo.
Per approfondire: Al via il Fondo di Fondi BEI-FEI per Campioni tecnologici
Nel Net Zero Industry Act si dice espressamente che Commissione, BEI e altri partner esecutivi di InvestEU avranno il compito di trovare il modo per aumentare il sostegno agli investimenti nella filiera dell'industria a zero emissioni, anche attraverso l'istituzione di operazioni di combinazione. Sa già dirci in quale direzione si muoverà la BEI?
Stiamo lavorando su nuovi strumenti, ma non c’è ancora nulla di concreto.
In qualità di banca europea del clima, la BEI è stata la prima a porre uno stop agli investimenti sui combustibili fossili, dedicando il 50% dei propri interventi ai finanziamenti green.
Tutte le nostre attività sono allineate agli obiettivi dell’accordo di Parigi ed entro il 2030 attiveremo investimenti per un miliardo di euro a favore della transizione climatica.
Per quanto riguarda il Net Zero Industry Act - uno dei pilastri del Green Deal Industrial Plan - trovo interessante la combinazione con altri interventi previsti del nuovo pacchetto per la competitività dell'industria europea a zero emissioni, che comprende anche la legge europea per le materie prime critiche, le accademie industriali per le competenze green e gli aiuti di Stato per le tecnologie verdi.
Queste misure, oltre a promuovere la green transition e l’innovazione, sostengono il mercato unico europeo, affinché sia realmente integrato e diventi un mercato di destinazione attraente per innovatori e produttori.
Allo stato attuale ci sono ancora una serie di frizioni che frammentano il mercato, dagli standard tecnici ai tempi di approvazione per l’installazione di determinate tecnologie che variano da paese a paese.
I vari interventi previsti dal Green Deal Industrial Plan cercano di superare questa frammentazione ponendo l’accento sull’integrazione del mercato unico, oltre ad accelerare la diffusione delle nuove tecnologie, con procedure più rapide per le gare d’appalto e regole più semplici per l’accesso ai finanziamenti.
Per approfondire: Aiuti di Stato: nuovo Quadro temporaneo di crisi e transizione e modifiche al Regolamento GBER
C’è poi REPowerEU, il piano energetico dell’UE che la BEI sosterrà con 30 miliardi di fondi aggiuntivi nei prossimi 5 anni, attivando investimenti per 115 miliardi di euro entro il 2027.
Queste risorse si sommano ai 10 miliardi che in media la BEI già investe ogni anno a favore dell'energia pulita.
Inoltre, durante il Forum Globale della BEI di febbraio, il Presidente della Banca, Werner Hoyer, ha annunciato l’intenzione di aumentare da 30 a 45 miliardi di euro il supporto della BEI al REPowerEU nei prossimi 5 anni.
USA, India, Cina hanno lanciato progetti di investimento nella green transition di grande ambizione e che hanno una grande potenza di fuoco. Cosa dovrebbe fare l’Europa per non perdere competitività e non vedere i suoi progetti innovativi spostarsi altrove? Cosa potrebbe rappresentare una leva per attrarre investimenti privati da parte delle imprese e degli investitori finanziari?
L'Europa deve lavorare su tutti i fronti previsti dal Green Deal Industrial Plan - che comprende anche un pilastro commerciale - per cercare di accrescere sia la propria competitività interna che come mercato di destinazione.
Inoltre, bisognerebbe cercare di semplificare il panorama europeo delle agevolazioni, ricco di molti incentivi ma troppo frastagliati.
Photocredit EIB