Space economy, qual è la strategia per il settore in Italia? Intervista a Simonetta Di Pippo
L’Italia investe nello Spazio, considerandolo come uno dei principali settori chiave per la competitività del nostro Paese. Ma qual è la strategia per supportare questo comparto a livello nazionale? Ne abbiamo parlato con Simonetta Di Pippo, direttrice dello Space Economy Evolution Lab (SEElab) presso la scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi (SDA Bocconi).
Space economy, l'UE punta sul rafforzamento della competitività nel settore
Come sottolineato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante gli Stati Generali della Space Economy (Milano, 11-12 settembre) "La Space economy è uno dei settori del futuro per il Made in Italy", per il quale il Governo ha messo in campo, da qui al 2026, "7,2 miliardi, tra progetti dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Spaziale Italiana, fondi nazionali e fondi del PNRR. Una massa di risorse significative per far diventare il nostro Paese leader nella space economy".
A conclusione degli Stati Generali è stato presentato il Manifesto della Space Economy 2024: un documento tecnico che raccoglie le linee guida e le priorità italiane per le politiche spaziali europee fino al 2034, e che verrà aggiornato nel corso del tempo per illustrare lo stato di avanzamento dei lavori.
Il Manifesto nazionale, noto come "Patto per l’economia dello Spazio", è un documento che in sole 4 pagine delinea in modo puntuale la strategia che il nostro Paese vuole porre in essere per promuovere il settore della space economy.
Nel testo, in sintesi, si fa un quadro generale dell'attuale panorama relativo all'ecosistema Spazio a livello nazionale e si delineano gli 8 interventi che l'Italia intende mettere in atto. Nel dettaglio, il nostro Paese mira a:
- rafforzare la propria posizione nell’ambito delle politiche europee dello Spazio;
- sostenere le Regioni e i Distretti Aerospaziali come Motore della Space Economy;
- favorire Investimenti e Finanziamenti nella Space Economy;
- sostenere la formazione del Capitale Umano per lo sviluppo dell’industria e dei servizi in ambito spaziale;
- sfruttare tutte le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale applicata in sicurezza alla Space Economy;
- proteggere le infrastrutture spaziali italiane e garantire l'autonomia strategica del Paese per l’accesso e l’uso sicuro dello Spazio;
- favorire l’accesso alle opportunità della Space economy anche alle Aziende Non-Spazio;
- promuovere la sostenibilità della Space economy.
A partire da questo Manifesto, e in vista del 75° International astronautical congress (Iac), che verrà ospitato proprio nella città meneghina dal 14 al 18 ottobre, abbiamo chiesto il parere dell'esperta Simonetta Di Pippo, direttrice del SEElab della SDA Bocconi sul futuro della Space economy in Italia.
In che modo l’Italia può “favorire Investimenti e Finanziamenti nella Space Economy”, come recita il Manifesto?
In Italia ci sono competenze notevoli nel settore, tanto da renderla uno dei paesi più importanti al mondo. Competenze che peraltro si sono sviluppate e rafforzate decennio dopo decennio sin dall’inizio dell’era astronautica, che viene fatta risalire al lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik, il 4 ottobre del 1957. Che cosa manca per imprimere quella accelerazione al comparto di cui c'è bisogno in una fase in cui la competizione è serrata e altri paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, hanno messo il piede sull’acceleratore? Una strategia di medio-lungo termine, anche industriale, una legge nazionale che se da un lato regolerà le autorizzazioni ai lanci, dall’altro dovrebbe consentire incentivi soprattutto alle piccole e medie imprese, e alla start-up, e poi senza dubbio un approccio collaborativo tra i vari attori dell’ecosistema.
Sul primo punto, gli Stati generali della space economy avevano come scopo principale quello di aggregare gli attori nazionali per discutere proprio di come affrontare e risolvere le questioni aperte. Sulla legge, il Governo l’ha rilasciata a giugno dal Consiglio dei Ministri e va ora al vaglio del Parlamento. Sulla collaborazione tra i vari attori, si registrano tentativi anche innovativi che cominceranno a dare i loro frutti spero a breve. Stabilizzando ll comparto industriale, si innescherà un processo virtuoso perchè gli investitori dovrebbero divenire più propensi e positivi, soprattutto quando le aziende debbono affrontare una fase di scale up per crescere e rafforzarsi. Insomma, siamo decisamente sulla buona strada.
Quali potrebbero essere le azioni concrete per “sostenere la formazione del Capitale Umano per lo sviluppo dell’industria e dei servizi in ambito spaziale”?
Il capitale umano è una risorsa scarsa, in realtà. Soprattutto, manca un approccio olistico allo studio della disciplina 'economia dello spazio'. Ormai avere solo una competenza verticale, è condizione necessaria, ma non sufficiente. Per essere competitivi in questo settore, abbiamo bisogno di nuovi innesti di personale ad un ritmo elevato.
Ma quali caratteristiche debbono avere la nuove generazioni che si occuperanno di space economy? Una conoscenza a 360 gradi, trasversale, integrata. E’ per questo che abbiamo costituito qualche anno fa lo Space Economy Evolution Lab (SEElab) presso la SDA Bocconi. Un centro di eccellenza nel settore della ricerca sulle evoluzioni dell’economia dello spazio, che ci consenta di essere sempre allo stato dell’arte e poter trasferire quindi queste competenze agli studenti, per poterli poi immettere nel mondo del lavoro con una marcia in più.
Come è possibile “sfruttare tutte le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale applicata in sicurezza alla Space Economy”?
Sono già molti gli ambiti in cui l’Intelligenza Artificiale coadiuva efficacemente la space economy. Già oggi è utile per aiutare nel processo di individuazione della plastica sulle superfici marine, o individuare un esopianeta lontano. Il gemello digitale della Terra ci aiuterà a comprendere i meccanismi che sono alla base del cambiamento climatico che stiamo affrontando, e simulare che cosa accadrà al variare dei valori delle 55 ECVs (variabili climatiche essenziali, come stabilite dal WMO, l’organizzazione mondiale per la meteorologia).
Senza dimenticare le grosse potenzialità che si aprono nel settore della gestione del traffico spaziale, specialmente in una fase in cui i lanci, soprattutto commerciali, sono in rapida crescita e con essi il numero di satelliti in orbita e i detriti prodotti. Evitare di collidere in orbita è essenziale e qui interviene in supporto l’AI rendendo il processo più preciso ed efficiente, e nel contempo meno costoso. E siamo solo all’inizio.
Quali potrebbero essere le azioni concrete da porre in essere per “favorire l’accesso alle opportunità della Space economy anche alle Aziende Non-Spazio”?
In primo luogo, è una questione di consapevolezza. Spesso le aziende 'non-spazio' non sono a conoscenza delle potenzialità che gli offrirebbe la space economy e quindi c'è bisogno di attività di divulgazione mirata.
Una volta acquisita la consapevolezza, però, c'è bisogno di comprendere che il settore della space economy è legato alla presenza di asset spaziali in orbita che sono soggetti sia nella fase di sviluppo che operativa a situazioni impreviste, oltre a richiedere una competenza tecnica elevatissima.
Spesso assistiamo a imprese che sono leader nel loro mercato per applicazioni terrestri e che applicano la loro competenza per divenire poi leaders in area di nicchia nel settore spaziale. Cosi come sempre più agricoltori ad esempio si avvicinano ai dati satellitari per efficientare i loro processi produttivi. Al SEELab facciamo anche questo, fornendo una piattaforma per scambi proficui tra le aziende spazio e quelle 'non-spazio', che cosi crescono assieme. Collaborazione, come si diceva.
Per approfondire: Rapporto Draghi, più risorse e coordinamento per difesa e spazio