L’emergenza coronavirus mette alla prova Green Deal e politiche climatiche UE
Un vero e proprio “crash test”: ecco cosa può essere l’emergenza coronavirus per il Green Deal e, più in generale, per la tenuta delle politiche ambientali, energetiche e climatiche dell’UE. E mentre c’è chi propone di rinviare il Green Deal, la Commissione lancia una consultazione sulla strategia europea.
> Fondi europei in campo per fronteggiare l'emergenza coronavirus
E’ il Centre on Regulation in Europe, think-tank che promuove la corretta regolazione di diversi settori (telecomunicazioni, energia, trasporti) a definire la pandemia un “crash test” per il Green Deal.
La crisi sanitaria e lo shock economico rischiano infatti di impattare negativamente sulla strategia europea contro il cambiamento climatico.
“Questa minaccia sanitaria senza precedenti non cancella l'emergenza climatica”, mette in guardia il responsabile energia del centro, Máximo Miccinilli. La crisi in atto, anzi, “dovrebbe aiutare l'UE ad anticipare e gestire meglio i cambiamenti climatici”, che rappresentano la sfida finale di questo secolo”.
> Cosa prevede il Green Deal europeo
Coronavirus: le 5 sfide che attendono il Green Deal
Il Centre on Regulation in Europe ha quindi individuato 5 sfide su cui dovrà concentrarsi Bruxelles per non perdere l’altra partita decisiva, quella del clima.
La “prima vittima” della crisi potrebbe essere il sistema ETS (Emissions Trading Scheme), vale a dire il mercato europeo della CO2, lo strumento climatico più esposto allo shock del coronavirus alla luce della discesa dei prezzi del carbonio sono, ai livelli minimi da novembre 2018, legata alla caduta della domanda elettrica e dalla sovrabbondanza di quote di CO2 in circolazione nel mercato ETS.
Ci sono poi gli obiettivi climatici UE al 2030: ridurre del 50-55% anziché del 40% le emissioni di CO2, rispetto ai livelli del 1990. Target elaborati prima della pandemia e su cui si è appena aperta una consultazione pubblica - che resterà a disposizione fino al 23 luglio.
Il problema, secondo il CERRE, è che il piano climatico europeo rischia di essere poco efficace se Bruxelles non mette a punto uno scenario che includa le implicazioni della crisi sanitaria ed economica in atto.
Un’altra criticità riguarda la definizione delle nuove linee guida sugli aiuti di Stato attese per la fine del 2021, che dovranno essere pienamente compatibili con la legge europea sul clima e sufficientemente flessibili da garantire la piena operatività dei settori industriali strategici.
Nel frattempo però Bruxelles ha approvato nuove regole temporanee sugli aiuti di stato proprio per sostenere l’economia in questo periodo.
Il Centre on Regulation in Europe raccomanda, infine di istituire un Osservatorio europeo sugli effetti distributivi della transizione energetica che analizzi le ricadute sociali ed economiche innescate dalla crisi sanitaria, e suggerisce di potenziare le autorità nazionali di regolazione.
FdI: rinviare il Green Deal al termine della crisi
“Sarebbe inaccettabile utilizzare il pretesto della crisi COVID-19 per indebolire i pilastri esistenti delle politiche dell'UE in materia di energia e clima”, aggiunge Miccinilli.
Ma dalla politica arrivano già segnali in tal senso: nelle scorse ore la delegazione italiana nel Gruppo ECR ha scritto una lettera alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen per “ripensare immediatamente le priorità di bilancio dell’Unione Europea” e di “rinviare il Green Deal fino al termine della crisi”.
“Di fronte al rischio di una completa desertificazione del tessuto produttivo, con ricadute sociali devastanti in tutti gli Stati membri, continuare a perseguire ricette utopistiche in nome di un ambientalismo ideologico sarebbe folle e irresponsabile”, scrivono i rappresentanti di FdI Carlo Fidanza, Raffaele Fitto, Sergio Berlato, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini e Raffaele Stancanelli.