Emissioni - sistema energetico italiano tra i piu’ efficienti d’Europa
In termini di riduzione delle emissioni di gas serra l’Italia si piazza in pole position in Europa: il nostro è tra i sistemi energetici più efficienti del continente senza nucleare. Merito anche delle aziende: 9 su 10 hanno fissato obiettivi concreti per ridurre le emissioni.
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Due rapporti, pubblicati in concomitanza, premiano l’Italia sotto il profilo ambientale. Da un lato lo studio dell’Ispra, che definisce quello tricolore come uno dei sistemi energetici più efficienti d’Europa e a minor impatto ambientale, dall’altro il questionario di Cassa depositi e prestiti, da cui emerge l’atteggiamento di crescente responsabilità ambientale delle aziende italiane.
Ispra: sistema energetico italiano tra i più efficienti in Europa
Con lo studio “Emissioni nazionali di gas serra: indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei”, l’ISPRA mette a confronto l’evoluzione dei sistemi energetici dell’Unione prendendo in considerazione diversi fattori: andamento economico dei vari settori produttivi, composizione del mix di fonti energetiche fossili e rinnovabili insieme al loro consumo e alle emissioni di gas serra ad esso connesse.
L’accelerazione nell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, solare termico, geotermico, eolico, bioenergie e rifiuti rinnovabili) in Italia comincia nel 2007, portando nel 2016 la quota nazionale al 17% contro una media europea di poco superiore al 13%.
Non solo. Nonostante il ruolo preponderante che ancora svolgono le fonti fossili in Italia, le emissioni di gas serra per unità di consumo di questo tipo di fonti sono tra le più basse a livello europeo (3,41 tonnellate di CO2 equivalente per ogni tonnellata equivalente di petrolio contro 3,56 tCO2eq/tep degli altri Paesi UE).
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In generale nel periodo 2008-2016, le emissioni di origine energetica rappresentano mediamente l’82% delle emissioni totali, mentre quelle prodotte da processi industriali e dall’agricoltura rappresentano rispettivamente il 7,4% e il 6,5%. Gli assorbimenti dovuti alle attività forestali nel periodo 2008-2016 ammontano mediamente a 28,3 Mt CO2eq/anno.
Ancora, gli indicatori nazionali rivelano un’elevata efficienza energetica ed economica: l’intensità energetica, espressa in termini di consumo interno lordo di energia per unità di PIL, è tra le più basse nei principali paesi europei, 98,50 tep contro 118,62 tep dei Paesi dell’Unione Europea nel 2016).
Inoltre, le emissioni di gas serra nazionali per unità di consumo interno lordo di energia sono in linea con la media europea (2,76 tCO2eq/tep contro i 2,62 tCO2eq/tep dei Paesi UE), nonostante l’apporto di una non trascurabile quota di energia di origine nucleare ancora presente in Europa.
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Emissioni e Pil in Italia non seguono lo stesso andamento: il confronto del trend delle emissioni di gas serra con quello del PIL mette in risalto il loro disaccoppiamento. Nel periodo 1990-2016, infatti, la crescita delle emissioni è stata generalmente più lenta di quella dell’economia.
A giocare un ruolo fondamentale, la sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale, avvenuta principalmente nel settore della produzione di energia elettrica e nell’industria, unita all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili.
Anche l’efficienza complessiva del sistema energetico è al di sopra della media europea: nel 2016 l’energia disponibile per i consumi finali nazionali costituisce il 78% dell’energia primaria contro il 72% della media dei Paesi UE, mostrando quindi una elevata efficienza di trasformazione energetica.
Ottimi risultati anche per l’industria italiana: il consumo di energia finale e le emissioni di gas serra per unità di valore aggiunto, collocano l’Italia tra i paesi con i valori tra i più bassi dei 28 Stati Europei (259 tCO2/M€ a fronte di una media EU28 di 306 tCO2/M€). Diversa, invece, la situazione del settore terziario dove si registra un’emissione per unità di valore aggiunto pari a 23 tCO2eq/M€ contro le 19 tCO2eq/M€ della media UE.
> Emissioni nazionali di gas serra: indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei
CDP: 9 aziende su 10 attente a ridurre le emissioni
In Italia, l’impegno verso l’ambiente sta diventando sempre più concreto e un numero sempre maggiore di aziende, governi ed amministrazioni locali e regionali, stanno rispondendo alle sfide globali che coinvolgono il clima, le risorse idriche e la deforestazione. È quanto emerge dal report CDP, che analizza l’impatto ambientale nel panorama italiano, presentato a La Spezia nel corso dell’evento co-organizzato dal Segretariato UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) e dal Ministero dell’Ambiente.
La ricerca prende in esame i dati di 48 delle più grandi aziende italiane con il maggiore impatto ambientale, oltre ai dati relativi a 25 Città e Regioni, che rappresentano insieme circa 40 milioni di abitanti.
I dati analizzati dimostrano che in Italia circa 9 aziende su 10, tra quelle che hanno risposto al questionario CDP, hanno fissato obiettivi precisi e concreti per ridurre le proprie emissioni e il 96% di queste sta dimostrando un atteggiamento di crescente responsabilità, portando gli argomenti di sensibilizzazione sul clima già ai tavoli di discussione dei propri Consigli di Amministrazione.
Tuttavia, dal report emerge un divario significativo tra il riconoscimento da parte delle aziende dei rischi e delle opportunità che un passaggio a basse emissioni di carbonio porterebbe a livello economico e le azioni e i cambiamenti che è necessario apportare affinché ciò avvenga.
Ad oggi, 8 aziende italiane si sono già impegnate formalmente con l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni future aderendo alla Science Based Targets Initiative. Partecipando a questa iniziativa, le aziende si impegnano a seguire l’obiettivo centrale dell’Accordo di Parigi: ridurre le emissioni sino al livello necessario a mantenere l’innalzamento della temperatura globale inferiore a 2 gradi centigradi. Enel SpA è la prima azienda italiana ad aver ottenuto l’approvazione ufficiale dei propri obiettivi per lo sviluppo sostenibile.
Sebbene in Italia siano sempre più in crescita i piani aziendali di azioni per il clima, resta ancora molto lavoro da fare per ridurre i rischi legati alla deforestazione e all’approvvigionamento idrico.
Il territorio e le aziende italiane da sempre devono affrontare emergenze idriche di diverso tipo e dimensione. Sempre sulla base dei dati raccolti tramite i questionari CDP, il 50% delle Regioni italiane rispondenti segnala gravi rischi per le proprie riserve idriche e il 50% delle aziende è fortemente esposto a rischi idrologici.
Nonostante queste segnalazioni, solo il 40% delle aziende italiane ha accettato di divulgare i propri dati sull’analisi idrica, e il 56% delle aziende non ha fornito informazioni e risposte sul cambiamento climatico.