Banda ultralarga: cosa prevede la strategia nazionale 2023-2026?
Consolidamento delle reti fisse e mobili, sviluppo di infrastrutture di nuova generazione e interventi a sostegno della domanda. Sono queste le misure al centro della nuova strategia nazionale per la banda ultralarga, che prevede investimenti per circa 2,8 miliardi di euro, a valere su PNRR, Fondo complementare e fondi strutturali.
PNRR 3: nuove misure per la banda ultralarga
Frutto della consultazione con gli operatori di settore e del lavoro del Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale, la strategia nazionale per la banda ultralarga 2023-2026 è stata presentata in Consiglio dei Ministri l'8 agosto dal sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.
La strategia riunisce una serie di interventi da realizzare nei prossimi tre anni per colmare i gap presenti lungo la "catena del valore" della banda ultralarga (BUL), con l'obiettivo di diffondere reti ad altissima capacità in Italia.
Strategia BUL 2023-2026: 2,8 miliardi per telecomunicazioni, innovazione e famiglie
La nuova strategia per la BUL intende contribuire alla digitalizzazione del paese, anche attraverso il rilancio del settore delle telecomunicazioni, per rispondere alle necessità e ai bisogni di cittadini e imprese, supportando l'offerta e la domanda di connettività e servizi innovativi.
La strategia prevede investimenti complessivi per oltre 2,8 miliardi di euro, ripartiti su quattro aree di intervento:
- oltre 1,1 miliardi di euro per interventi trasversali, che non si riferiscono in maniera univoca alla connettività fissa o a quella mobile, ma che intendono favorire l’intero sistema delle telecomunicazioni
- 455 milioni di euro per lo sviluppo della connettività fissa
- 1,1 miliardi di euro per lo sviluppo della connettività mobile
- 110 milioni di euro a sostegno della domanda per favorire l’adozione della connettività fissa e mobile di nuova generazione da parte dell’utenza
Rientrano nell'ambito degli interventi trasversali, alcune misure già finanziate dal Recovery plan, come ad esempio:
- il Green Transition Fund (250 milioni di euro) che può sostenere la transizione ecologica anche nel settore delle telecomunicazioni;
- il potenziamento dei centri di trasferimento tecnologico (350 milioni di euro) che può sostenere anche l'innovazione del settore telco.
Prevista poi la costituzione di un fondo capitali di rischio per startup e PMI innovative del settore delle tecnologie emergenti nell’ambito delle telecomunicazioni. A fronte di un investimento pubblico di circa 30 milioni di euro, il fondo potrebbe rendere disponibili circa 100 milioni di euro.
Per lo sviluppo della connettività fissa, invece, la strategia da continuità agli interventi inclusi nel PNRR, come il Piano scuola connessa, il Piano isole minori, il Piano Italia 1 Giga, il Piano Sanità connessa e il Polo Strategico Nazionale (PSN).
Nella cornice delle misure per la connettività mobile rientrano investimenti importanti per la realizzazione di:
- reti 5G di proprietà pubblica (250 milioni di euro)
- reti e servizi in mobilità di nuova generazione ed Edge Cloud Computing (800 milioni di euro), per finanziare progetti di enti pubblici (grandi strutture ospedaliere, campus universitari, edifici pubblici di particolare interesse per il pubblico), distretti industriali, aree portuali, poli di alta specializzazione e aree agricole (ad esempio, per applicazioni di agricoltura 4.0)
Per sostenere la domanda, infine, la strategia destina 100 milioni di euro per rivedere il Piano voucher famiglie, che prevede contributi ai nuclei familiari per l'attivazione di collegamenti in banda ultralarga.
In base alle stime economiche, più di 2,4 miliardi di euro sono potenzialmente già disponibili per la realizzazione degli investimenti, mentre oltre 405 milioni di euro sono da reperire. Oltre alle economie maturate nell’ambito degli interventi PNRR per la banda ultra larga, l'Italia - si legge nelle strategia - può contare anche su: fondi strutturali, fondi di sviluppo e coesione, risorse per la transizione green e la sostenibilità ambientale ai fini dell’efficientamento energetico dei sistemi di telecomunicazione, risorse per il potenziamento delle reti transeuropee, come ad esempio i fondi europei del Connecting Europe Facility (CEF) Digital.
Inoltre, in considerazione della rilevanza, propedeuticità e potenziale impatto della BUL su altri settori produttivi strategici, si evidenzia l’opportunità di valutare anche altre fonti di finanziamento non strettamente legate alle telecomunicazioni, ma finalizzate, ad esempio, alla digitalizzazione e sviluppo del settore produttivo e della pubblica amministrazione.
Il Dipartimento per la trasformazione digitale, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, i Comuni e le Regioni sono i soggetti principali coinvolti nella governance e nell'implementazione degli interventi.
Consulta la strategia nazionale per la banda ultralarga 2023-2026
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