Economia circolare – imballaggi e microplastiche nel mirino UE
Dopo il caos mediatico intorno all’obbligo di sacchetti biodegradabili, erroneamente imputato all’UE, Bruxelles si prepara a lanciare un’offensiva contro imballaggi, stoviglie monouso e microplastiche presenti in detersivi e cosmetici.
> Economia circolare – accordo UE su riduzione rifiuti
Dopo la bufera mediatica legata ai sacchetti biodegradabili per frutta e verdura, la plastica torna al centro dell’attenzione, stavolta di Bruxelles, che si prepara a lanciare un’offensiva contro imballaggi e microplastiche.
Sacchetti biodegradabili: cosa dice la direttiva UE
Dal 1° gennaio i sacchetti ultraleggeri utilizzati per frutta e verdura devono essere biodegradabili. Una novità erroneamente attribuita all’applicazione della direttiva UE 2015/720 per la riduzione dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, che impone l’obbligo di utilizzo di shopper biodegradabili e la limitazione (già esistente da anni in Italia) di quelle in plastica.
Dopo anni di contenziosi, per una volta è stata la normativa europea ad “adeguarsi” agli standard italiani, varando una direttiva che sostanzialmente è modellata sull’esempio italiano delle borse biodegradabili della spesa.
L’estensione di tale obbligo ai sacchetti ultraleggeri per frutta e verdura non ha direttamente a che fare con la direttiva, ma rappresenta un “addendum” tutto italiano. Nel testo della direttiva 2015/720, infatti, si legge: “Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron (“borse di plastica in materiale ultraleggero”) fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari”.
Una scelta introdotta dal Governo in estate con l’approvazione del decreto Mezzogiorno, che recependo la direttiva in questione aggiunge un emendamento che impone dal 2018 l’uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini “ultraleggeri”.
Plastica: cosa intende realmente fare Bruxelles
Il mirino di Palazzo Berlaymont è puntato, piuttosto, su imballaggi e microplastiche. E lo è da tempo: tra le azioni chiave del pacchetto di proposte per l’economia circolare, presentato dalla Commissione nel dicembre 2015, figurava già una strategia per le materie plastiche, che affronta questioni legate a riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose nelle materie plastiche e, nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l'obiettivo di ridurre in modo significativo i rifiuti marini.
Salvo cambi di programma, il 16 gennaio prossimo, in occasione della prima plenaria del 2018 del Parlamento europeo a Strasburgo, la Commissione dovrebbe presentare un pacchetto di misure per ridurre gli imballaggi ed i prodotti monouso, oltre che intervenire sulla presenza di microplastiche nei cosmetici e nei detersivi.
Bruxelles intende in primo luogo rendere il packaging riutilizzabile e riciclabile entro il 2030. Un passo avanti in tal senso è già stato raggiunto a metà dicembre, quando le istituzioni europee hanno centrato un accordo provvisorio sulle nuove norme per la riduzione dei rifiuti, che prevede che gli imballaggi in plastica siano riciclati al 55% entro il 2030.
Parallelamente, l’Esecutivo UE vorrebbe dichiarare guerra ai prodotti monouso, in particolare piatti, bicchieri e posate in plastica. Il presidente francese Emmanuel Macron vorrebbe arrivare a vedere in commercio in Francia, già dal 2020, solo stoviglie realizzate in materiale biodegradabile.
Infine, per ridurre le microplastiche che finiscono in mare la Commissione starebbe valutando la possibilità di vietarne l’uso nei cosmetici e nei detersivi.
Photo credit: Steven Depolo